Fino al 24 luglio tra la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi e l’XNL - Piacenza Contemporanea

L'universo di Klimt in mostra a Piacenza

Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo, Allestimento | Foto: © Del Papa | Courtesy Arthemisia
 

Samantha De Martin

12/04/2022

Piacenza - Una donna misteriosa dallo sguardo intrigante e un quesito rimasto ancora senza risposta. Chi è la ragazza ritratta nella piccola tela di Gustav Klimt, e perché fu omaggiata dal maestro per ben due volte a distanza di anni?
Ancora oggi, nottetempo, attraversato dai raggi infrarossi dei sistemi di allarme, il dipinto rivela la figura di una prima signora sotto l’attuale, aprendo un ampio dibattito intorno al maestro della Secessione e a quel particolare cosmo artistico e culturale che ne ha favorito il lavoro e il successo: la Vienna “città-mondo” che precede il primo conflitto mondiale e la fine degli Asburgo.
Parte da qui, dal piccolo doppio Ritratto di Signora - trafugato nel 1997 e riapparso improvvisamente nel dicembre del 2019 al termine di una vicenda rocambolesca - il fil rouge della mostra Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo, accolta negli spazi della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi e dell’XNL - Piacenza Contemporanea da oggi, 12 aprile, fino al 24 luglio.


Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo, Allestimento | Foto: © Del Papa | Courtesy Arthemisia

Da questo piccolo ritratto, uno dei tre dipinti di Klimt presenti in Italia, prende corpo un percorso affascinante che porta avanti il “Progetto Klimt” avviato dalla Galleria piacentina all’indomani del ritrovamento dell’opera e che ha visto a Roma uno dei suoi più alti risultati con la mostra di Palazzo Braschi, Klimt. La Secessione e l’Italia, da poco conclusa con grande successo di pubblico. Pur ponendosi nel segno della continuità rispetto al percorso romano, l’esposizione di Piacenza offre un percorso originale e autonomo, ma soprattutto rappresenta l’ultimo evento pubblico in Italia che ospiterà molti capolavori “patrimonio nazionale” dell’artista austriaco prima che facciano ritorno nelle collezioni di appartenenza per rimanervi almeno fino al 2028.
Con oltre 160 lavori, tra sculture, dipinti, grafica, manufatti d’arte decorativa provenienti dal Belvedere, dalla Klimt Foundation di Vienna e da molte altre prestigiose collezioni pubbliche e private, l’itinerario, curato da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia, vuole essere un viaggio nel tempo e nel mondo di Klimt.


Edvard Munch, La vanità, 1899, Litografia, 45.9 x 26.2 cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

Le atmosfere visionarie e sognanti del simbolismo europeo, da cui il pittore prende le mosse, emergono da emblematiche incisioni e disegni di Klinger, Munch, Redon, Ensor, Khnopff, dalla famosa Medusa di von Stuck e dalle sculture di Minne. L’universo di Klimt fa capolino attraverso le prime opere del maestro e quelle dei suoi primi compagni, i fratelli Georg ed Ernst, e l’amico Franz Matsch, al centro della seconda sezione della mostra. Ci si addentra quindi nella vicenda del pittore attraverso la Secessione Viennese fondata con altri 17 artisti nel 1897 al grido “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà” in segno di protesta verso l’arte ufficiale.

Da qui la sfilata di ritratti, da quello di Josef Pembaur, che preannuncia la “stagione d’oro” di Klimt, alla Signora con mantello e cappello su sfondo rosso, dall’intimo Signora davanti al camino Le amiche I (Le sorelle) del 1907, dal raro taglio verticale a stele, al sontuoso Ritratto di Amalie Zuckerkandl, fino a quello più “etereo” di Signora in bianco (1917-1918), rimasto incompiuto per la morte dell’artista.


Gustav Klimt, Ritratto di signora in bianco, 1917-1918, Olio su tela, 70 x 70 cm, Belvedere, Vienna © Belvedere, Vienna

Altissimo interprete della bellezza femminile, Klimt ha infilato il suo pennello anche tra le pieghe della vecchiaia e della malattia, come emerge dal crudo Vecchio sul letto di morte o dal disegno Testa di vecchio, dove la figura dell’uomo è impietosamente colta nel suo decadimento.

Al Ritratto di Signora della Galleria Ricci Oddi di Piacenza e al racconto delle sue avventurose vicende guarda invece un’intera sezione dell’esposizione. Acquistata nel 1925 dal nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi per la propria raccolta poi confluita nell’omonima Galleria istituita per volere del collezionista, la piccola tela si colloca nell’ultima fase di attività di Klimt, caratterizzata da pennellate quasi sbrigative che tradiscono un approccio più emozionale, aperto alle atmosfere espressioniste. Spetta a Claudia Maga, studentessa di un liceo piacentino, avere intuito nel 1996 la genesi dell’opera poi confermata anche dalle analisi cui la tela è stata sottoposta. Klimt la dipinge sopra un precedente ritratto, già considerato perduto, raffigurante una giovane donna identica nel volto e nella posa all’attuale effigiata, ma diversamente abbigliata e acconciata.

Il 22 febbraio 1997 la tela viene rubata dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi per riapparire dopo quasi ventitré anni durante i lavori di giardinaggio lungo il muro esterno del museo piacentino.


Gustav Klimt, Ritratto di Signora, 1916-1917, Olio su tela, 68 × 55 cm, Piacenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi | Courtesy Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza

Se le Wiener Werkstätte, le “Officine Viennesi” - laboratori d’arte decorativa fondati a Vienna da Josef Hoffmann e da Koloman Moser nel 1903 - rivivono in mostra attraverso argenti, arredi, vetri, ceramiche, tessuti e arazzi, l’urlo della Secessione esplode grazie ai Manifesti, da quello di Klimt Teseo e il Minotauro (1898), che all’epoca destò scandalo, alle riviste come "Ver Sacrum" che accompagnano una selezione di disegni e incisioni di Schiele e Kokoschka, tra cui la fiabesca serie dei Ragazzi sognanti (1908-1909). Spazio quindi agli artisti italiani che si ispirarono a Klimt, con opere straordinarie come il Sogno del melograno di Felice Casorati, esposto dopo oltre trent’anni, la scultura in marmo e oro Carattere fiero e anima gentile (1912) di Adolfo Wildt o l’affascinate ciclo Le mille e una notte (1914) del muranese Vittorio Zecchin, dipinto per la sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus, oggi non più esistente. Figlio di un vetraio, Zecchin declina l’ispirazione klimtiana in una grande partitura decorativa accentuatamente bidimensionale, ricca di dettagli dorati e motivi geometrici simili a gigantesche murrine.


Vittorio Zecchin, Le principesse e i guerrieri, 1914, Olio e oro su tela, 188 x 170 cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

La mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia, si chiude con la fedele ricostruzione, datata 2019, del monumentale Fregio di Beethoven realizzato da Gustav Klimt per la XIV Mostra della Secessione del 1902, dedicata al grande musicista e ispirato all’interpretazione wagneriana della Nona Sinfonia.

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle ore 19. La biglietteria chiude un’ora prima.

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