Riportando tutto a casa
Dal 07 Maggio 2023 al 30 Settembre 2023
Nemi | Roma
Luogo: Museo delle Navi Romane di Nemi
Indirizzo: Via Diana 3
Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00
Curatori: Lorenzo Madaro
In un momento in cui nella dimensione espositiva il rapporto tra l’antico e il contemporaneo è al centro delle riflessioni curatoriali del presente, il progetto espositivo “Riportando tutto a casa” – qui si mutua il titolo di uno straordinario romanzo di Nicola Lagioia – propone un incontro corale tra artisti italiani di differenti geografie ed esperienze, attitudini e storie alle spalle, in dialogo con l’architettura e la collezione del Museo delle Navi Romane di Nemi, attraverso installazioni, dipinti, sculture, video arte e altri linguaggi in grado di generare una lettura ulteriore di un grande tema: il ricordo. Questo si declina attraverso frammenti, visioni, proposte immaginifiche, brandelli di materiali attraverso i quali gli artisti coinvolti elaborano una personale visione che si associa al grande repertorio di oggetti ritrovati, elementi rinvenuti durante importanti scavi archeologici degli ultimi decenni, con cui condividono una possibile e a volte contraddittoria familiarità.
Il pubblico è invitato a muoversi liberamente nello spazio, alla ricerca di possibili scenari. Le opere si fanno amare nella complessità del percorso, il visitatore le deve scovare tra le superfici i perimetri che accolgono reperti dell’archeologia subacquea, tracce dense di decenni di esperienze di ricerca finalizzate alla ricostruzione di differenti storie alla base della cultura occidentale.
È un denso carico di suggestioni, rabbia, poesia, progettualità, differenze dialettiche, ritualità e complessità che caratterizza il senso corale di questa mostra; come i protagonisti del romanzo di Lagioia su un fronte però esistenziale, gli artisti invitati – attraverso la condivisione di queste proprie esperienze con il segno tellurico e marino di questo speciale luogo dell’archeologia che si apre al presente – sono aperti al cambiamento, anche traumatico, del linguaggio e della ricerca.
La Direttrice del Museo delle Navi Romane Daniela De Angelis sottolinea come il Museo delle Navi Romane stia vivendo una stagione di rinnovata attività di valorizzazione su più fronti, perché sia visto sempre più come un luogo accogliente, aperto a tutti e per tutti, e non un contenitore di oggetti vecchi e polverosi.
La realizzazione di progetti condivisi con il territorio rappresenta il cuore della mission della Direzione Regionale Musei Lazio e dei Musei territoriali come quello di Nemi, quindi il progetto di una mostra di arte contemporanea che si integri con l’esposizione permanente del Museo rientra in questa ideazione di nuovi percorsi di valorizzazione del Museo e delle sue collezioni.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Contemporary Cluster, curato da Lorenzo Madaro, docente di storia dell’arte contemporanea all’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Il volume presenterà inoltre le fotografie site-specific delle opere in mostra e gli Apparati biografici, espositivi e bibliografici a firma di Angelica Raho e Giulia Russo.
La mostra sarà visitabile a partire da domenica 7 maggio, fino a sabato 30 settembre presso il Museo delle Navi Romane di Nemi in via Diana 3, nella splendida cornice del lago di Nemi, a meno di un’ora di viaggio da Roma. Il museo è aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle 19.00.
- Enti patrocinanti: Direzione regionale Musei Lazio - Museo delle Navi Romane di Nemi
- Sponsor: Fondazione BCC dei Castelli Romani e del Tuscolo
Il Museo delle navi romane è stato concepito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due enormi navi appartenute all'imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931. È stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988.
Nel nuovo allestimento, l'ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzature di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera). Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’apposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine.
L'ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli. All'interno di quest'ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.
Opere di Paolo Assenza, Antonio Barbieri, Canicola, Dario Carratta, Cosimo Casoni, Giovanni Chiamenti, Matteo Costanzo, Fabrizio Cotognini, Giovanni Di Cataldo, Valerio Di Fiore, Gioia Di Girolamo, Luca Di Terlizzi, Marco Emmanuele, Francesco Fossati, Federika Fumarola, Alberto Gianfreda, Alessandro Giannì, Giulia Manfredi, Caterina Morigi, Nero/Alessandro Neretti, Luca Petti, Giusy Pirrotta e Andrea Polichetti.
Inaugurazione, 7 maggio, ore 11.00, alla presenza degli artisti
Il pubblico è invitato a muoversi liberamente nello spazio, alla ricerca di possibili scenari. Le opere si fanno amare nella complessità del percorso, il visitatore le deve scovare tra le superfici i perimetri che accolgono reperti dell’archeologia subacquea, tracce dense di decenni di esperienze di ricerca finalizzate alla ricostruzione di differenti storie alla base della cultura occidentale.
È un denso carico di suggestioni, rabbia, poesia, progettualità, differenze dialettiche, ritualità e complessità che caratterizza il senso corale di questa mostra; come i protagonisti del romanzo di Lagioia su un fronte però esistenziale, gli artisti invitati – attraverso la condivisione di queste proprie esperienze con il segno tellurico e marino di questo speciale luogo dell’archeologia che si apre al presente – sono aperti al cambiamento, anche traumatico, del linguaggio e della ricerca.
La Direttrice del Museo delle Navi Romane Daniela De Angelis sottolinea come il Museo delle Navi Romane stia vivendo una stagione di rinnovata attività di valorizzazione su più fronti, perché sia visto sempre più come un luogo accogliente, aperto a tutti e per tutti, e non un contenitore di oggetti vecchi e polverosi.
La realizzazione di progetti condivisi con il territorio rappresenta il cuore della mission della Direzione Regionale Musei Lazio e dei Musei territoriali come quello di Nemi, quindi il progetto di una mostra di arte contemporanea che si integri con l’esposizione permanente del Museo rientra in questa ideazione di nuovi percorsi di valorizzazione del Museo e delle sue collezioni.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Contemporary Cluster, curato da Lorenzo Madaro, docente di storia dell’arte contemporanea all’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Il volume presenterà inoltre le fotografie site-specific delle opere in mostra e gli Apparati biografici, espositivi e bibliografici a firma di Angelica Raho e Giulia Russo.
La mostra sarà visitabile a partire da domenica 7 maggio, fino a sabato 30 settembre presso il Museo delle Navi Romane di Nemi in via Diana 3, nella splendida cornice del lago di Nemi, a meno di un’ora di viaggio da Roma. Il museo è aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle 19.00.
- Enti patrocinanti: Direzione regionale Musei Lazio - Museo delle Navi Romane di Nemi
- Sponsor: Fondazione BCC dei Castelli Romani e del Tuscolo
Il Museo delle navi romane è stato concepito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due enormi navi appartenute all'imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931. È stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988.
Nel nuovo allestimento, l'ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzature di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera). Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’apposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine.
L'ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli. All'interno di quest'ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.
Opere di Paolo Assenza, Antonio Barbieri, Canicola, Dario Carratta, Cosimo Casoni, Giovanni Chiamenti, Matteo Costanzo, Fabrizio Cotognini, Giovanni Di Cataldo, Valerio Di Fiore, Gioia Di Girolamo, Luca Di Terlizzi, Marco Emmanuele, Francesco Fossati, Federika Fumarola, Alberto Gianfreda, Alessandro Giannì, Giulia Manfredi, Caterina Morigi, Nero/Alessandro Neretti, Luca Petti, Giusy Pirrotta e Andrea Polichetti.
Inaugurazione, 7 maggio, ore 11.00, alla presenza degli artisti
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