Giuditta Ambrosini. Rêverie
Dal 20 Dicembre 2013 al 18 Gennaio 2014
Padova
Luogo: Galleria Sottopasso della Stua
Indirizzo: largo Europa
Orari: da lunedì a sabato 15.30-18.30
Curatori: Nicola Galvan
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura del Comune di Padova
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 049 8204530
E-Mail info: biancom@comune.padova.it
Sito ufficiale: http://padovacultura.padovanet.it
Organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova nell’ambito della rassegna RAM 2013. Tra sogno e ragione, la mostra fotografica di Giuditta Ambrosini Rêverie verrà inaugurata giovedì 19 dicembre alle 18:00 negli spazi della Galleria Sottopasso della Stua a Padova. L’iniziativa, come sostiene al proposito l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio, ha quale obiettivo «il far conoscere al pubblico di Padova un’autrice tra le più interessanti e sensibili della nuova generazione».
Il percorso espositivo, costituito da circa 30 opere, ruoterà attorno al ciclo Rêverie, realizzato dalla giovane artista veronese nel 2010, ma contemplerà anche altri lavori tratti da sequenze fotografiche ad esso precedenti. In Still life, Portraits, Secretly che hanno scandito i suoi esordi, Ambrosini si è confrontata con generi consolidati delle arti visive di ogni tempo, come la natura morta ed il ritratto. Queste prime prove hanno rilevato l’inclinazione della sua fotografia a restituire un’atmosfera immota e trasognata, raggiunta non solo grazie ad un particolare sguardo sui soggetti, ma anche in virtù di una luminosità morbida e soffusa, condotta verso effetti marcatamente pittorici. In esse era evidente il tentativo di modulare l’uso dello strumento fotografico secondo stilemi riferibili ad altri ambiti espressivi, fino a giungere a delle vere citazioni.
È però con Rêverie che Giuditta Ambrosini sembra aver trovato l’accesso ad una rappresentazione ancora più interiorizzata e profonda della realtà sensibile. Deviando dalle prospettive d’interno, dagli oggetti, dalla figura ed il volto umani, il suo sguardo si è volto in modo esclusivo verso le campagne nelle quali l’artista è cresciuta. A contatto con paesaggi già dimora di remote fantasie infantili, la sua fotografia ha reagito evocando uno stato immaginativo assorto eppure penetrante, che, lievitando dietro la spinta del ricordo, ha trasformato la natura e i suoi abitatori in fatti incantati. Un sentiero velato di bruma, il margine di un campo, il vagabondare di un cane, il dorso di un cavallo che si staglia contro il cielo: questi ed altri soggetti divengono luoghi sensibili che rispondono al richiamo della memoria, tappe di un viaggio affettuoso da cui distillare la magia di una stagione lontana, con le sue giornate fatte di gioco, scoperta, solitudine.
L’esposizione è curata da Nicola Galvan ed è accompagnata da un catalogo che, oltre a presentare alcune delle opere della mostra, è introdotto da un testo che analizza i diversi aspetti del lavoro dell’artista.
Il percorso espositivo, costituito da circa 30 opere, ruoterà attorno al ciclo Rêverie, realizzato dalla giovane artista veronese nel 2010, ma contemplerà anche altri lavori tratti da sequenze fotografiche ad esso precedenti. In Still life, Portraits, Secretly che hanno scandito i suoi esordi, Ambrosini si è confrontata con generi consolidati delle arti visive di ogni tempo, come la natura morta ed il ritratto. Queste prime prove hanno rilevato l’inclinazione della sua fotografia a restituire un’atmosfera immota e trasognata, raggiunta non solo grazie ad un particolare sguardo sui soggetti, ma anche in virtù di una luminosità morbida e soffusa, condotta verso effetti marcatamente pittorici. In esse era evidente il tentativo di modulare l’uso dello strumento fotografico secondo stilemi riferibili ad altri ambiti espressivi, fino a giungere a delle vere citazioni.
È però con Rêverie che Giuditta Ambrosini sembra aver trovato l’accesso ad una rappresentazione ancora più interiorizzata e profonda della realtà sensibile. Deviando dalle prospettive d’interno, dagli oggetti, dalla figura ed il volto umani, il suo sguardo si è volto in modo esclusivo verso le campagne nelle quali l’artista è cresciuta. A contatto con paesaggi già dimora di remote fantasie infantili, la sua fotografia ha reagito evocando uno stato immaginativo assorto eppure penetrante, che, lievitando dietro la spinta del ricordo, ha trasformato la natura e i suoi abitatori in fatti incantati. Un sentiero velato di bruma, il margine di un campo, il vagabondare di un cane, il dorso di un cavallo che si staglia contro il cielo: questi ed altri soggetti divengono luoghi sensibili che rispondono al richiamo della memoria, tappe di un viaggio affettuoso da cui distillare la magia di una stagione lontana, con le sue giornate fatte di gioco, scoperta, solitudine.
L’esposizione è curata da Nicola Galvan ed è accompagnata da un catalogo che, oltre a presentare alcune delle opere della mostra, è introdotto da un testo che analizza i diversi aspetti del lavoro dell’artista.
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