Dal 23 febbraio a Milano
Surrealismo magico. Tutto Brassaï in una grande mostra
Brassaï, Couple d'amoureux dans un café parisien, Place Clichy | © Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolles
Francesca Grego
02/02/2024
Milano - Se pensiamo alla Parigi di inizio Novecento, la mente corre più o meno consapevolmente alle immagini e alle atmosfere del grande Brassaï. Il mito della Ville Lumière forse non sarebbe tale se non fosse passato attraverso il suo obiettivo infatuato, gli scatti surreali rubati di notte nei bistrot, nelle strade pervase di nebbia, nei ritrovi degli artisti a Montparnasse. Vicino ad André Kertész e a Robert Doisneau, amico di Picasso, Matisse e dei poeti surrealisti, Brassaï è Parigi, ma non solo. Pioniere della street photography, nottambulo dalla curiosità insaziabile, è stato tra i primi a trasformare la metropoli e i suoi abitanti in poesie ai sali d’argento. “La mia ambizione è stata sempre quella di mostrare la città quotidiana come se la scoprissimo per la prima volta”, diceva: “La notte non mostra le cose, suggerisce, disturba e sorprende con la sua stranezza”.
Dal prossimo 23 febbraio Palazzo Reale renderà omaggio al maestro di origine ungherese con una grande mostra curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo, che detiene un’inestimabile collezione di scatti di Brassaï e un’estesa documentazione del suo lavoro di artista. In arrivo più di 200 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al maestro, per uno sguardo a 360 gradi sulla sua opera. Particolare attenzione sarà dedicata alle immagini di Parigi, ma anche a quelle in cui si specchiano le vicende biografiche e la personalità dell’autore.
“Esporre oggi Brassaï - afferma il curatore Ribeyrolles – significa rivisitare quest’opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici; significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau”.
Brassaï, Soirée Haute couture, Paris 1935 © Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolle
Lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari e amanti senza nome popolano gli scatti tratti dal volume Paris de Nuit, un’opera fondamentale nella storia della fotografia data alle stampe nel 1933, dove Brassaï affianca a paesaggi urbani talvolta spettrali le immagini dei luoghi di incontro e di divertimento. Tutte da scoprire anche le foto di sapore surrealista pubblicate sulla rivista Minotaure, dove l’artista collaborò con protagonisti dell’avanguardia come Breton, Éluard, Desnos, Man Ray.
“Quando lo incontri, vedi subito che è dotato di occhi fuori dal normale”, diceva di lui l’amico Henry Miller: “E la limpidezza della visione e la profondità dell’’intuizione sono rivelate nell’esplorazione fotografica di Parigi, durata per tutta la vita: le sue persone, i suoi luoghi e le sue cose”. Nacque così il soprannome “l’occhio di Parigi”, coniato per lui dallo stesso Miller.
In realtà l’arte di Brassaï è andata ben oltre la fotografia “di soggetto”: la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro graffiti, per esempio, ha ricordato a qualcuno l’art brut di Jean Dubuffet. Queste opere così originali furono notate dal fotografo e artista statunitense Edward Steichen, che nel 1956 lo invitò a esporre al MoMa di New York. La mostra Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï avrebbe riscosso un enorme successo, mentre il legame con l’America si approfondiva nella lunga collaborazione con Harper’s Bazaar. Tra il ‘34 e il ‘58 Brassaï ritrasse per la rivista statunitense i protagonisti dell’arte e della letteratura francese, da Picasso a Giacometti, da Dalì a Matisse, Jean Genet, Henri Michaux. “Grazie alla sola virtù della sua attenzione, dava alla realtà una qualità e un’aderenza che rendevano il mondo allo stesso tempo più strano e meno estraneo”, disse di lui lo scrittore Roger Grenier.
Promossa da Comune di Milano Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con Estate Brassaï Succession, la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi sarà visitabile a Milano, Palazzo Reale, dal 23 febbraio al 2 giugno 2024.
Dal prossimo 23 febbraio Palazzo Reale renderà omaggio al maestro di origine ungherese con una grande mostra curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo, che detiene un’inestimabile collezione di scatti di Brassaï e un’estesa documentazione del suo lavoro di artista. In arrivo più di 200 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al maestro, per uno sguardo a 360 gradi sulla sua opera. Particolare attenzione sarà dedicata alle immagini di Parigi, ma anche a quelle in cui si specchiano le vicende biografiche e la personalità dell’autore.
“Esporre oggi Brassaï - afferma il curatore Ribeyrolles – significa rivisitare quest’opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici; significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau”.
Brassaï, Soirée Haute couture, Paris 1935 © Estate Brassaï Succession - Philippe Ribeyrolle
Lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari e amanti senza nome popolano gli scatti tratti dal volume Paris de Nuit, un’opera fondamentale nella storia della fotografia data alle stampe nel 1933, dove Brassaï affianca a paesaggi urbani talvolta spettrali le immagini dei luoghi di incontro e di divertimento. Tutte da scoprire anche le foto di sapore surrealista pubblicate sulla rivista Minotaure, dove l’artista collaborò con protagonisti dell’avanguardia come Breton, Éluard, Desnos, Man Ray.
“Quando lo incontri, vedi subito che è dotato di occhi fuori dal normale”, diceva di lui l’amico Henry Miller: “E la limpidezza della visione e la profondità dell’’intuizione sono rivelate nell’esplorazione fotografica di Parigi, durata per tutta la vita: le sue persone, i suoi luoghi e le sue cose”. Nacque così il soprannome “l’occhio di Parigi”, coniato per lui dallo stesso Miller.
In realtà l’arte di Brassaï è andata ben oltre la fotografia “di soggetto”: la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro graffiti, per esempio, ha ricordato a qualcuno l’art brut di Jean Dubuffet. Queste opere così originali furono notate dal fotografo e artista statunitense Edward Steichen, che nel 1956 lo invitò a esporre al MoMa di New York. La mostra Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï avrebbe riscosso un enorme successo, mentre il legame con l’America si approfondiva nella lunga collaborazione con Harper’s Bazaar. Tra il ‘34 e il ‘58 Brassaï ritrasse per la rivista statunitense i protagonisti dell’arte e della letteratura francese, da Picasso a Giacometti, da Dalì a Matisse, Jean Genet, Henri Michaux. “Grazie alla sola virtù della sua attenzione, dava alla realtà una qualità e un’aderenza che rendevano il mondo allo stesso tempo più strano e meno estraneo”, disse di lui lo scrittore Roger Grenier.
Promossa da Comune di Milano Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con Estate Brassaï Succession, la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi sarà visitabile a Milano, Palazzo Reale, dal 23 febbraio al 2 giugno 2024.
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