Dal 29 maggio al 9 gennaio al Museo d’arte di Gallarate
Al MAGA arrivano gli Impressionisti: un viaggio tra moda e poesia alle origini della modernità
Firmin-Girard, Prairie et Villas, 1880 ca, Olio su tela
Samantha De Martin
17/05/2021
Varese - Quando l’arte esce dal regno del mito per varcare i confini della vita moderna, fertile humus di nuova bellezza, la cultura visiva europea nella seconda metà del XIX secolo ne esce profondamente trasformata.
Realismo, Impressionismo, Post-Impressionismo diventano così la cornice di un incontro, dove arte, musica, letteratura, poesia si intrecciano dando vita a una sinfonia di tele, vetri, abiti e colori, spartiti di un universo variegato connotato da impulsi moderni.
La mostra dal titolo Impressionisti. Alle origini della modernità, in programma al Museo MA*GA di Gallarate dal 29 maggio al 9 gennaio, è un invito a cogliere sguardi e corrispondenze tra i maestri che hanno esposto i loro capolavori nelle otto mostre ufficiali dell’impressionismo - dal 1874 al 1886 - e le arti applicate che trovano nella moda, nella musica, nella letteratura la loro più alta espressione.
Opere di Firmin-Girard, Manet, Renoir, Pissarro, Cezanne, Henry Somm - in arrivo a Gallarate da collezioni private italiane e francesi, oltre che da importanti realtà museali italiane - danno vita a un itinerario articolato in sezioni e scandito dai titoli di capolavori letterari di fine Ottocento.
Henry Somm, La lettre, 1890, pastello, 44.5 x 54 cm, Collezione privata
Così Correspondances - la prima sezione della mostra dal titolo della celebre poesia di Charles Baudelaire - si fa custode del rapporto tra uomo e natura, attraverso opere come Le petite paysage de mer di Gustave Courbet, ma anche lavori di Claude Monet e Alfred Sisley. L’anima naturalista di Émile Zola, che si ritrova nel suo Le Ventre de Paris, induce a rivolgere uno sguardo disincantato sulla durezza della vita urbana e rurale, lo stesso che esplode ne La barricade (1871) di Manet o ne La faneuse (1890) di Camille Pissarro.
Se a popolare la sezione La Comedie Humaine - dalla raccolta di scritti di Honoré de Balzac - sono compagni di pittura e critici, poeti, amici di tutti i giorni, protagonisti di una corrispondenza di sensi e di emozioni che conduce nell’atmosfera di quegli anni, le ricerche artistiche di Cézanne o Gauguin - che in modi differenti si allontanano dalla lezione impressionista - trovano semi fecondi in À Rebours, il romanzo di Joris-Karl Huysmans.
Edouard Manet, La barricade, 1871, Olio su tela, 34 x 24 cm, Collezione privata
Le trasformazioni sociali di quella che Baudelaire definiva La Vie Moderne trovano forma e colore nei lavori di Renoir, Berthe Morisot, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi.
L’anima della mostra - che ha ottenuto il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica e che si avvale della direzione scientifica di Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo - esplode infine nei preziosi abiti da cerimonia di fine Ottocento, provenienti da una collezione privata, già di proprietà della regina di Portogallo e di nobildonne francesi.
Camille Pissarro, Femme accroupie, 1882-1883, tecnica mista, 15 x 20 cm, Collezione privata
I vetri Art Nouveau plaudono invece alla moda esaltando la modernità della Parigi fin-de-siècle.
Per tutta la durata della mostra, gli spazi museali allestiti da Angelo Jelmini saranno animati da attività di approfondimento attraverso un ricco programma di appuntamenti. Si comincia sabato 19 giugno con il pianista Bruno Canino e la violinista Alessandra Sonia Romano.
La mostra è aperta martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 18; sabato e domenica dalle 11 alle 19 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). La prevendita è obbligatoria sabato e festivi, sul sito di Ticketone.
Dal 1° giugno sarà possibile prenotare anche presso la biglietteria del Museo. L’accesso senza prenotazione è garantito soltanto in caso di posti disponibili.
Claude Monet, Vague, 1869-1871, tecnica mista, 36 x 28 cm, Collezione privata
Leggi anche:
• Impressionisti. Alle origini della modernità
Realismo, Impressionismo, Post-Impressionismo diventano così la cornice di un incontro, dove arte, musica, letteratura, poesia si intrecciano dando vita a una sinfonia di tele, vetri, abiti e colori, spartiti di un universo variegato connotato da impulsi moderni.
La mostra dal titolo Impressionisti. Alle origini della modernità, in programma al Museo MA*GA di Gallarate dal 29 maggio al 9 gennaio, è un invito a cogliere sguardi e corrispondenze tra i maestri che hanno esposto i loro capolavori nelle otto mostre ufficiali dell’impressionismo - dal 1874 al 1886 - e le arti applicate che trovano nella moda, nella musica, nella letteratura la loro più alta espressione.
Opere di Firmin-Girard, Manet, Renoir, Pissarro, Cezanne, Henry Somm - in arrivo a Gallarate da collezioni private italiane e francesi, oltre che da importanti realtà museali italiane - danno vita a un itinerario articolato in sezioni e scandito dai titoli di capolavori letterari di fine Ottocento.
Henry Somm, La lettre, 1890, pastello, 44.5 x 54 cm, Collezione privata
Così Correspondances - la prima sezione della mostra dal titolo della celebre poesia di Charles Baudelaire - si fa custode del rapporto tra uomo e natura, attraverso opere come Le petite paysage de mer di Gustave Courbet, ma anche lavori di Claude Monet e Alfred Sisley. L’anima naturalista di Émile Zola, che si ritrova nel suo Le Ventre de Paris, induce a rivolgere uno sguardo disincantato sulla durezza della vita urbana e rurale, lo stesso che esplode ne La barricade (1871) di Manet o ne La faneuse (1890) di Camille Pissarro.
Se a popolare la sezione La Comedie Humaine - dalla raccolta di scritti di Honoré de Balzac - sono compagni di pittura e critici, poeti, amici di tutti i giorni, protagonisti di una corrispondenza di sensi e di emozioni che conduce nell’atmosfera di quegli anni, le ricerche artistiche di Cézanne o Gauguin - che in modi differenti si allontanano dalla lezione impressionista - trovano semi fecondi in À Rebours, il romanzo di Joris-Karl Huysmans.
Edouard Manet, La barricade, 1871, Olio su tela, 34 x 24 cm, Collezione privata
Le trasformazioni sociali di quella che Baudelaire definiva La Vie Moderne trovano forma e colore nei lavori di Renoir, Berthe Morisot, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi.
L’anima della mostra - che ha ottenuto il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica e che si avvale della direzione scientifica di Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo - esplode infine nei preziosi abiti da cerimonia di fine Ottocento, provenienti da una collezione privata, già di proprietà della regina di Portogallo e di nobildonne francesi.
Camille Pissarro, Femme accroupie, 1882-1883, tecnica mista, 15 x 20 cm, Collezione privata
I vetri Art Nouveau plaudono invece alla moda esaltando la modernità della Parigi fin-de-siècle.
Per tutta la durata della mostra, gli spazi museali allestiti da Angelo Jelmini saranno animati da attività di approfondimento attraverso un ricco programma di appuntamenti. Si comincia sabato 19 giugno con il pianista Bruno Canino e la violinista Alessandra Sonia Romano.
La mostra è aperta martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 18; sabato e domenica dalle 11 alle 19 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). La prevendita è obbligatoria sabato e festivi, sul sito di Ticketone.
Dal 1° giugno sarà possibile prenotare anche presso la biglietteria del Museo. L’accesso senza prenotazione è garantito soltanto in caso di posti disponibili.
Claude Monet, Vague, 1869-1871, tecnica mista, 36 x 28 cm, Collezione privata
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• Impressionisti. Alle origini della modernità
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