Dal 6 dicembre al 7 aprile nella sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli
Rubens, Van Dyck, Ribera: una prestigiosa collezione torna a Palazzo Zevallos
Una sezione della mostra Rubens, Van Dyck, Ribera. La collezione di un principe a Palazzo Zevallos Stigliano. Courtesy Intesa Sanpaolo
Samantha De Martin
05/12/2018
Napoli - Quella raccontata a Palazzo Zevallos Stigliano è la storia di un prezioso patrimonio di famiglia, disperso, ritrovato dopo secoli e ricongiunto per la prima volta nelle stesse dove in passato fu a lungo ammirato e custodito.
La prestigiosa collezione in questione, in mostra fino al 7 aprile, è quella appartenuta alla famiglia Vandeneynden che a partire dagli ultimi decenni del Seicento abitò nella sontuosa dimora di via Toledo.
E dovette godere davvero di grande fama questa raccolta, se Tommaso Puccini che la visitò nel 1783 ne offrì una dettagliata descrizione nei suoi appunti di viaggio, con parole di somma ammirazione. Il canonico Carlo Celano parlava invece di “bellissime dipinture, et in quantità, de’ famosi maestri così antichi come moderni".
L’inventario del 1688 registra in effetti oltre trecento dipinti, tra cui esemplari di Paul Bril, Caravaggio, Jan Brueghel, Aniello Falcone, Luca Giordano, Jan Miel, Mattia Preti, Nicolas Poussin, Francesco Albani, Jusepe de’ Ribera, Salvator Rosa, Pieter Paul Rubens, Anton Van Dyck, numerose nature morte e paesaggi e battaglie di altri maestri, per lo più fiamminghi, alcuni dei quali erano legati alla famiglia Vandeneynden da stretti rapporti di parentela.
Questa fitta rete di relazioni aveva favorito la formazione delle due maggiori raccolte napoletane del XVII secolo che esercitarono grande influenza sui gusti collezionistici e sugli sviluppi della pittura napoletana coeva.
In mostra a Palazzo Zevallos si potranno ammirare in tutto 36 opere, in prestito da collezioni private e musei nazionali e stranieri di grande prestigio, dalla Galleria Sabauda di Torino al Museo e Real Bosco di Capodimonte, dal Museo Nazionale del Prado al Los Angeles County Museum of Art. Fra questi figurano alcuni dipinti mai esposti in Italia come La merenda di Jan Miel in arrivo dal Prado, i due Jan Fyt di collezione spagnola, e gli inediti Scena di porto di Cornelis de Wael, Erode con la testa del Battista attribuita a Orbetto, la Tentazione di Adamo ed Eva di Vincenzo Gesualdo.
Una sistematica ricognizione archivistico-documentaria accompagnata da una complessa attività di ricerca, e una rigorosa ricostruzione delle vicende dinastiche ed ereditarie della famiglia hanno permesso di individuare un gran numero di lavori che originariamente facevano parte della collezione.
Tra i capolavori custoditi nel Palazzo di via Toledo, oggi sede museale di Intesa Sanpaolo c’era anche Il banchetto di Erode di Rubens (oggi a Edimburgo), arrivato a Ferdinando Vandeneynden dall’eredità di Gaspare Roomer.
Il percorso, a cura di Antonio Ernesto Denunzio con la presenza di Gabriele Finaldi come consultant curator, si avvale della collaborazione di Renato Ruotolo e Giuseppe Porzio.
“I capolavori in mostra - ha commentato Michele Coppola, direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo - celebrano il respiro europeo dell’arte e del collezionismo di fine Seicento a Napoli, confermando il forte legame della nostra Banca con il territorio e il ruolo delle Gallerie d’Italia quale luogo di riferimento culturale, sempre più significativo, per la città".
Patrocinata dal Ministero per i beni e le attività cultuali e del Comune di Napoli, l'esposizione è organizzata in partnership con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli "L’Orientale".
Leggi anche:
• Rubens, Van Dyck, Ribera. Le collezioni di un principe
La prestigiosa collezione in questione, in mostra fino al 7 aprile, è quella appartenuta alla famiglia Vandeneynden che a partire dagli ultimi decenni del Seicento abitò nella sontuosa dimora di via Toledo.
E dovette godere davvero di grande fama questa raccolta, se Tommaso Puccini che la visitò nel 1783 ne offrì una dettagliata descrizione nei suoi appunti di viaggio, con parole di somma ammirazione. Il canonico Carlo Celano parlava invece di “bellissime dipinture, et in quantità, de’ famosi maestri così antichi come moderni".
L’inventario del 1688 registra in effetti oltre trecento dipinti, tra cui esemplari di Paul Bril, Caravaggio, Jan Brueghel, Aniello Falcone, Luca Giordano, Jan Miel, Mattia Preti, Nicolas Poussin, Francesco Albani, Jusepe de’ Ribera, Salvator Rosa, Pieter Paul Rubens, Anton Van Dyck, numerose nature morte e paesaggi e battaglie di altri maestri, per lo più fiamminghi, alcuni dei quali erano legati alla famiglia Vandeneynden da stretti rapporti di parentela.
Questa fitta rete di relazioni aveva favorito la formazione delle due maggiori raccolte napoletane del XVII secolo che esercitarono grande influenza sui gusti collezionistici e sugli sviluppi della pittura napoletana coeva.
In mostra a Palazzo Zevallos si potranno ammirare in tutto 36 opere, in prestito da collezioni private e musei nazionali e stranieri di grande prestigio, dalla Galleria Sabauda di Torino al Museo e Real Bosco di Capodimonte, dal Museo Nazionale del Prado al Los Angeles County Museum of Art. Fra questi figurano alcuni dipinti mai esposti in Italia come La merenda di Jan Miel in arrivo dal Prado, i due Jan Fyt di collezione spagnola, e gli inediti Scena di porto di Cornelis de Wael, Erode con la testa del Battista attribuita a Orbetto, la Tentazione di Adamo ed Eva di Vincenzo Gesualdo.
Una sistematica ricognizione archivistico-documentaria accompagnata da una complessa attività di ricerca, e una rigorosa ricostruzione delle vicende dinastiche ed ereditarie della famiglia hanno permesso di individuare un gran numero di lavori che originariamente facevano parte della collezione.
Tra i capolavori custoditi nel Palazzo di via Toledo, oggi sede museale di Intesa Sanpaolo c’era anche Il banchetto di Erode di Rubens (oggi a Edimburgo), arrivato a Ferdinando Vandeneynden dall’eredità di Gaspare Roomer.
Il percorso, a cura di Antonio Ernesto Denunzio con la presenza di Gabriele Finaldi come consultant curator, si avvale della collaborazione di Renato Ruotolo e Giuseppe Porzio.
“I capolavori in mostra - ha commentato Michele Coppola, direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo - celebrano il respiro europeo dell’arte e del collezionismo di fine Seicento a Napoli, confermando il forte legame della nostra Banca con il territorio e il ruolo delle Gallerie d’Italia quale luogo di riferimento culturale, sempre più significativo, per la città".
Patrocinata dal Ministero per i beni e le attività cultuali e del Comune di Napoli, l'esposizione è organizzata in partnership con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli "L’Orientale".
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