Ina Ripari. La Gabbia
![Ina Ripari. La Gabbia, Galleria Gino Ramaglia, Napoli Ina Ripari. La Gabbia, Galleria Gino Ramaglia, Napoli](http://www.arte.it/foto/600x450/2d/24241-na.jpg)
Ina Ripari. La Gabbia, Galleria Gino Ramaglia, Napoli
Dal 17 Luglio 2014 al 31 Luglio 2014
Napoli
Luogo: Galleria Gino Ramaglia
Indirizzo: via Broggia 10
Orari: mar-sab 9-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 081 5640738
E-Mail info: galleria@ginoramaglia.it
Sito ufficiale: http://www.artistinvetrina.com
In questo lavoro, ad Artisti in Vetrina di Gino Ramaglia a Napoli, Ina Ripari partendo sempre da una gabbia, dentro la quale crede di sentirsi al riparo dal mondo ma principalmente da se stessa, tenta di dialogare attraverso uno specchio con la sua cattiva coscienza.
Un po’ come Oscar Wilde che vende l’anima per l’eterna giovinezza Ina Ripari al contrario soccombe alla spregiudicatezza del suo inconscio. Ad accompagnarla in questo lavoro il giovane artista popolare Antonio Conte.
Vive e lavora a Prato e ha al suo attivo numerose personali collettive e manifestazioni varie. Con le sue opere ha cercato di portare avanti i suoi principi etici e ha usato l‘arte per gridare la sua rabbia e il suo disappunto davanti a una società indifferente. Nelle sue composizioni la materia è diventata pretesto di una totale libertà di azione dove il colore è quasi del tutto scomparso assorbito da un nero denso come pece venato da rosse striature come rivoli di sangue caldo sull’asfalto come urla nel silenzio. Qualsiasi dramma torna cosi a riflettere su idee che gia furono di Dada e dei nuovi realisti francesi. Lei recupera perfino i rifiuti quelli veri cose buttate via quelle meno evidenti della nostra coscienza. La somma delle sensazioni che scioccamente ci rifiutiamo di provare e dei sentimenti che altrettanto scioccamente cerchiamo di nascondere. Ina Ripari racconta profonde inquietudini malessere di vivere pessimismo connaturato nel suo carattere. Usa l’arte come veicolo di comunicazione come un esigenza di tuffarsi dentro la sua anima alla ricerca di qualche risposta. Neri schizzati di rosso come ferite che la vita ci infligge ma che con grande passione cercano di farsi avanti per gridare con forza io sono io esisto.
Un po’ come Oscar Wilde che vende l’anima per l’eterna giovinezza Ina Ripari al contrario soccombe alla spregiudicatezza del suo inconscio. Ad accompagnarla in questo lavoro il giovane artista popolare Antonio Conte.
Vive e lavora a Prato e ha al suo attivo numerose personali collettive e manifestazioni varie. Con le sue opere ha cercato di portare avanti i suoi principi etici e ha usato l‘arte per gridare la sua rabbia e il suo disappunto davanti a una società indifferente. Nelle sue composizioni la materia è diventata pretesto di una totale libertà di azione dove il colore è quasi del tutto scomparso assorbito da un nero denso come pece venato da rosse striature come rivoli di sangue caldo sull’asfalto come urla nel silenzio. Qualsiasi dramma torna cosi a riflettere su idee che gia furono di Dada e dei nuovi realisti francesi. Lei recupera perfino i rifiuti quelli veri cose buttate via quelle meno evidenti della nostra coscienza. La somma delle sensazioni che scioccamente ci rifiutiamo di provare e dei sentimenti che altrettanto scioccamente cerchiamo di nascondere. Ina Ripari racconta profonde inquietudini malessere di vivere pessimismo connaturato nel suo carattere. Usa l’arte come veicolo di comunicazione come un esigenza di tuffarsi dentro la sua anima alla ricerca di qualche risposta. Neri schizzati di rosso come ferite che la vita ci infligge ma che con grande passione cercano di farsi avanti per gridare con forza io sono io esisto.
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