Un'idea di bellezza
Dal 28 Marzo 2013 al 28 Luglio 2013
Firenze
Luogo: Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Indirizzo: piazza Strozzi
Orari: da martedì a domenica 10-20; giovedì 10-23
Enti promotori:
- Comune di Firenze
- Provincia di Firenze
- Camera di Commercio di Firenze
- Associazione Partners Palazzo Strozzi - Regione Toscana - Unicoop Firenze
- Ataf
Costo del biglietto: € 5 intero, € 4 ridotto, € 3 scuole; gratuito giovedì 18-23
Telefono per informazioni: +39 055 3917122
E-Mail info: l.rinaldi@palazzostrozzi.org
Sito ufficiale: http://www.strozzina.org
Un’idea di bellezza, che inaugura giovedì 28 marzo al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze, propone un percorso di ricerca tra le opere di otto artisti contemporanei di provenienza internazionale - Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal - per ripensare oggi l’esperienza della bellezza da diversi punti di vista: quello di ciascuno degli artisti, che entra in dialogo con la sensibilità dei visitatori attualizzando domande di carattere universale.
Abbiamo bisogno della bellezza? Costituisce ancora un valore, un obiettivo o uno strumento per gli artisti contemporanei? La mostra crea una riflessione in chiave contemporanea su uno dei temi dominanti di tutta la storia dell'arte, affrontando non solo la necessità della bellezza, ma anche la funzione, il valore e la finalità. Il mondo attuale è erede di un processo storico e filosofico che ha separato arte e bellezza, intesa come sinonimo convenzionale di armonia o come espressione di una visione del mondo inadatta ad esprimere la complessità e le contraddizioni della modernità. Parallelamente, nel suo utilizzo quotidiano, la parola “bellezza” è sempre più banalizzata e svilita, utilizzata come sinonimo di apprezzamento (mi piace / non mi piace) o come segno di un atteggiamento edonistico e superficiale caratteristico della tendenza all’estrema estetizzazione che viviamo.
Riscoprire un’idea di bellezza oggi significa impostare un’esperienza diversa della realtà, alla ricerca di un valore, di un momento spirituale o di un approfondimento di un’intuizione intellettuale. La bellezza sorge così dalla capacità di ripensare al nostro modo consueto di vederla, coglierla e riconoscerla anche in un oggetto, in un momento o in un gesto della vita quotidiana.
Questa mostra propone un percorso in cui il pubblico si trova a confronto con opere che sollecitano la partecipazione fisica ed emotiva. Gli artisti in mostra esaltano il tema della soggettività dello sguardo, producendo e provocando nei visitatori risposte individuali che possono diventare strumento per nuove connessioni con gli altri e con il mondo. Da un lato si confrontano e reinventano tecniche o generi tradizionali dell’arte come il tema del paesaggio e della figura umana, dall’altro si pongono come in ascolto della natura catturando momenti e frammenti oppure riflettono sul potere della bellezza nella sua dimensione sociale o nella capacità di trasformazione che ha su ciascuno di noi.
Le opere di un maestro della pittura contemporanea come Wilhelm Sasnal (Polonia, 1972) testimoniano una produzione che pone al centro una riflessione sul valore dell’immagine pittorica. Quasi ponendosi come un pittore di quadri di storia applicato al mondo contemporaneo, Sasnal affronta nelle sue opere temi e contenuti fortemente eterogenei, da immagini intime e cariche di emotività della sua vita familiare a rappresentazioni e composizioni di natura astratta fino a elaborazioni di soggetti e modelli tratti dalla storia dell’arte o dai mezzi di comunicazione contemporanei.
Chiara Camoni (Italia, 1974) propone una riflessione sulla capacità di scoprire la bellezza tramite “incontri” con cose e persone della quotidianità. La videoinstallazione Mefite narra l’esperienza di un luogo di morte e bellezza, la Valle d’Ansanto, un ambiente tanto suggestivo e affascinante quanto mortifero e distruttivo. In Mosaico, l’artista utilizza scarti della produzione del marmo per un’installazione che diviene una sorta di anti-monumento in cui contrapporre l’effimerità del lavoro dell’uomo rispetto al ciclo eterno della natura. I disegni delle serie Capolavori e Amanuense nascono invece dal lavoro con l’anziana nonna Ines Bassanetti. Ogni giorno Chiara chiede un disegno diverso a Ines: copie di grandi opere della storia dell’arte o trascrizioni di testi di filosofia testimoniano un lavoro artistico che diviene pratica di vita in un processo di crescita e arricchimento reciproco.
Il rapporto con la natura è cruciale anche per il fotografo Jean-Luc Mylayne (Francia, 1946). Protagonisti delle sue opere sono sempre uccelli, colti in immagini solo apparentemente spontanee. Esse sono in realtà il risultato di un paziente e colto studio della natura e dei suoi ritmi, unito a un sapiente lavoro di costruzione di punti di vista e messa a fuoco. Le sue fotografie propongono così una profonda riflessione filosofica sul rapporto tra uomo e natura, conducendoci a riflettere sulla capacità dello sguardo di trovare ma anche costruire la bellezza.
Gli interventi, spesso discreti e minimali, di Alicja Kwade (Germania/Polonia, 1979) possono sovvertire la gravità, trasformare pietre in gioielli, liquefare un oggetto o un materiale solido, ibridare elementi organici e inorganici, creare simmetrie o assonanze inaspettate. L’artista gioca con la percezione e l’immaginazione dell’osservatore, cercando una ri-attivazione dello sguardo, costringendo a ripensare il nostro modo di guardare la realtà e a trovare quel senso nascosto, quella bellezza che normalmente non riusciamo a cogliere.
In Japan Series il fotografo Andreas Gefeller (Germania, 1970) crea immagini in cui unisce la manipolazione digitale delle immagini con la tradizione artistica del calligrafismo giapponese. Soggetti ordinari come pali della luce, lampioni o piantagioni agricole sono ripresi da punti di vista inconsueti e rielaborati in post-produzione. Queste fotografie impongono un ripensamento del nostro usuale rapporto con la realtà: re-immaginare il mondo che conosciamo tramite il potere del nostro sguardo, scoprendo legami, immagini, disegni nascosti che sono sempre potenzialmente di fronte ai nostri occhi.
Vanessa Beecroft (Italia, 1969) presenta in mostra una testimonianza del ricco sviluppo del suo lavoro. La costruzione dei suoi tableaux vivants popolati dalle sue celebri figure femminili nude si declina in media diversi: la performance, il video, la fotografia, la scultura. Il tema del corpo della donna, il richiamo alla scultura classica, il contrasto tra momenti temporali diversi sono alcuni degli elementi che si uniscono insieme per una riflessione sul rapporto tra opera d’arte e pubblico e sull’aspettativa e la ricerca della bellezza nell’arte e nel mondo.
Isabel Rocamora (Regno Unito/Spagna, 1968) si occupa della relazione tra corpo, spazio e identità, secondo una personale forma espressiva che parte dalla performance. Nella videoinstallazione Body of War l’artista crea una coreografia partendo dal combattimento corpo a corpo di due coppie di soldati inglesi. La destrutturazione del ritmo dei loro movimenti, le riprese ravvicinate sui corpi o ampie sul paesaggio, la liricità della colonna sonora coinvolgono lo spettatore in un’esperienza fortemente fisica che trasforma i gesti di una violenza meccanica e disumanizzata in una danza sublime.
Il lavoro di Anri Sala (Albania, 1974) esplora temi sociali, culturali e politici che caratterizzano la società contemporanea, spesso partendo da punti di vista particolari per creare simboli o narrazioni che assumono un valore collettivo. Il video Dammi i colori, parte anche dalla collezione della Tate Modern di Londra, documenta la trasformazione della città di Tirana a seguito dell’azione dell’artista Edi Rama divenuto sindaco della capitale albanese nel 2000. L’artista-sindaco divenne fautore di una controversa ribellione fatta di colori e vitalità da contrapporre al grigio degrado sociale e urbano. Sala ci porta così a riflettere sulla forza reale o utopica dell’arte nella creazione di una bellezza collettiva e sociale che trasformi la vita quotidiana di tutta una comunità.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano/inglese) pubblicato da Mandragora, con contributi di Franziska Nori (direttore CCC Strozzina), Elaine Scarry (Professor of Aesthetics, Harward University), James Hillman (psicanalista e filosofo) e Gianluca Garelli (Professore di Estetica, Università degli Studi di Firenze).
La mostra Un’idea di bellezza si tiene in contemporanea con la mostra La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460 (Palazzo Strozzi, Firenze, 23 marzo-18 agosto 2013 ). Curata da Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo Nazionale del Bargello, e da Marc Bormand, Conservateur en chef al Dipartimento di Scultura del Museo del Louvre, la mostra illustrerà la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento, attraverso 140 capolavori di alcuni dei più grandi maestri della prima metà del Quattrocento a Firenze.
Abbiamo bisogno della bellezza? Costituisce ancora un valore, un obiettivo o uno strumento per gli artisti contemporanei? La mostra crea una riflessione in chiave contemporanea su uno dei temi dominanti di tutta la storia dell'arte, affrontando non solo la necessità della bellezza, ma anche la funzione, il valore e la finalità. Il mondo attuale è erede di un processo storico e filosofico che ha separato arte e bellezza, intesa come sinonimo convenzionale di armonia o come espressione di una visione del mondo inadatta ad esprimere la complessità e le contraddizioni della modernità. Parallelamente, nel suo utilizzo quotidiano, la parola “bellezza” è sempre più banalizzata e svilita, utilizzata come sinonimo di apprezzamento (mi piace / non mi piace) o come segno di un atteggiamento edonistico e superficiale caratteristico della tendenza all’estrema estetizzazione che viviamo.
Riscoprire un’idea di bellezza oggi significa impostare un’esperienza diversa della realtà, alla ricerca di un valore, di un momento spirituale o di un approfondimento di un’intuizione intellettuale. La bellezza sorge così dalla capacità di ripensare al nostro modo consueto di vederla, coglierla e riconoscerla anche in un oggetto, in un momento o in un gesto della vita quotidiana.
Questa mostra propone un percorso in cui il pubblico si trova a confronto con opere che sollecitano la partecipazione fisica ed emotiva. Gli artisti in mostra esaltano il tema della soggettività dello sguardo, producendo e provocando nei visitatori risposte individuali che possono diventare strumento per nuove connessioni con gli altri e con il mondo. Da un lato si confrontano e reinventano tecniche o generi tradizionali dell’arte come il tema del paesaggio e della figura umana, dall’altro si pongono come in ascolto della natura catturando momenti e frammenti oppure riflettono sul potere della bellezza nella sua dimensione sociale o nella capacità di trasformazione che ha su ciascuno di noi.
Le opere di un maestro della pittura contemporanea come Wilhelm Sasnal (Polonia, 1972) testimoniano una produzione che pone al centro una riflessione sul valore dell’immagine pittorica. Quasi ponendosi come un pittore di quadri di storia applicato al mondo contemporaneo, Sasnal affronta nelle sue opere temi e contenuti fortemente eterogenei, da immagini intime e cariche di emotività della sua vita familiare a rappresentazioni e composizioni di natura astratta fino a elaborazioni di soggetti e modelli tratti dalla storia dell’arte o dai mezzi di comunicazione contemporanei.
Chiara Camoni (Italia, 1974) propone una riflessione sulla capacità di scoprire la bellezza tramite “incontri” con cose e persone della quotidianità. La videoinstallazione Mefite narra l’esperienza di un luogo di morte e bellezza, la Valle d’Ansanto, un ambiente tanto suggestivo e affascinante quanto mortifero e distruttivo. In Mosaico, l’artista utilizza scarti della produzione del marmo per un’installazione che diviene una sorta di anti-monumento in cui contrapporre l’effimerità del lavoro dell’uomo rispetto al ciclo eterno della natura. I disegni delle serie Capolavori e Amanuense nascono invece dal lavoro con l’anziana nonna Ines Bassanetti. Ogni giorno Chiara chiede un disegno diverso a Ines: copie di grandi opere della storia dell’arte o trascrizioni di testi di filosofia testimoniano un lavoro artistico che diviene pratica di vita in un processo di crescita e arricchimento reciproco.
Il rapporto con la natura è cruciale anche per il fotografo Jean-Luc Mylayne (Francia, 1946). Protagonisti delle sue opere sono sempre uccelli, colti in immagini solo apparentemente spontanee. Esse sono in realtà il risultato di un paziente e colto studio della natura e dei suoi ritmi, unito a un sapiente lavoro di costruzione di punti di vista e messa a fuoco. Le sue fotografie propongono così una profonda riflessione filosofica sul rapporto tra uomo e natura, conducendoci a riflettere sulla capacità dello sguardo di trovare ma anche costruire la bellezza.
Gli interventi, spesso discreti e minimali, di Alicja Kwade (Germania/Polonia, 1979) possono sovvertire la gravità, trasformare pietre in gioielli, liquefare un oggetto o un materiale solido, ibridare elementi organici e inorganici, creare simmetrie o assonanze inaspettate. L’artista gioca con la percezione e l’immaginazione dell’osservatore, cercando una ri-attivazione dello sguardo, costringendo a ripensare il nostro modo di guardare la realtà e a trovare quel senso nascosto, quella bellezza che normalmente non riusciamo a cogliere.
In Japan Series il fotografo Andreas Gefeller (Germania, 1970) crea immagini in cui unisce la manipolazione digitale delle immagini con la tradizione artistica del calligrafismo giapponese. Soggetti ordinari come pali della luce, lampioni o piantagioni agricole sono ripresi da punti di vista inconsueti e rielaborati in post-produzione. Queste fotografie impongono un ripensamento del nostro usuale rapporto con la realtà: re-immaginare il mondo che conosciamo tramite il potere del nostro sguardo, scoprendo legami, immagini, disegni nascosti che sono sempre potenzialmente di fronte ai nostri occhi.
Vanessa Beecroft (Italia, 1969) presenta in mostra una testimonianza del ricco sviluppo del suo lavoro. La costruzione dei suoi tableaux vivants popolati dalle sue celebri figure femminili nude si declina in media diversi: la performance, il video, la fotografia, la scultura. Il tema del corpo della donna, il richiamo alla scultura classica, il contrasto tra momenti temporali diversi sono alcuni degli elementi che si uniscono insieme per una riflessione sul rapporto tra opera d’arte e pubblico e sull’aspettativa e la ricerca della bellezza nell’arte e nel mondo.
Isabel Rocamora (Regno Unito/Spagna, 1968) si occupa della relazione tra corpo, spazio e identità, secondo una personale forma espressiva che parte dalla performance. Nella videoinstallazione Body of War l’artista crea una coreografia partendo dal combattimento corpo a corpo di due coppie di soldati inglesi. La destrutturazione del ritmo dei loro movimenti, le riprese ravvicinate sui corpi o ampie sul paesaggio, la liricità della colonna sonora coinvolgono lo spettatore in un’esperienza fortemente fisica che trasforma i gesti di una violenza meccanica e disumanizzata in una danza sublime.
Il lavoro di Anri Sala (Albania, 1974) esplora temi sociali, culturali e politici che caratterizzano la società contemporanea, spesso partendo da punti di vista particolari per creare simboli o narrazioni che assumono un valore collettivo. Il video Dammi i colori, parte anche dalla collezione della Tate Modern di Londra, documenta la trasformazione della città di Tirana a seguito dell’azione dell’artista Edi Rama divenuto sindaco della capitale albanese nel 2000. L’artista-sindaco divenne fautore di una controversa ribellione fatta di colori e vitalità da contrapporre al grigio degrado sociale e urbano. Sala ci porta così a riflettere sulla forza reale o utopica dell’arte nella creazione di una bellezza collettiva e sociale che trasformi la vita quotidiana di tutta una comunità.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano/inglese) pubblicato da Mandragora, con contributi di Franziska Nori (direttore CCC Strozzina), Elaine Scarry (Professor of Aesthetics, Harward University), James Hillman (psicanalista e filosofo) e Gianluca Garelli (Professore di Estetica, Università degli Studi di Firenze).
La mostra Un’idea di bellezza si tiene in contemporanea con la mostra La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460 (Palazzo Strozzi, Firenze, 23 marzo-18 agosto 2013 ). Curata da Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo Nazionale del Bargello, e da Marc Bormand, Conservateur en chef al Dipartimento di Scultura del Museo del Louvre, la mostra illustrerà la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento, attraverso 140 capolavori di alcuni dei più grandi maestri della prima metà del Quattrocento a Firenze.
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