Dal 13 ottobre presso la Fondation Louis Vuitton
Il primo Van Gogh in Russia: storia della Collezione Morozov, presto in mostra a Parigi
Vincent Van Gogh, Ritratto del dottor Rey, 1889. Museo Puskin, Mosca. Vincent van Gogh / Public domain
Francesca Grego
08/07/2020
Mondo - Dopo il famigerato taglio dell’orecchio, Vincent Van Gogh regalò uno splendido ritratto al dottor Félix Rey, che l’aveva assistito con sollecitudine. Ma il medico di Arles non si rese conto di avere in mano un capolavoro e sua madre lo usò per tappare un buco nella recinzione di un pollaio. Il destino aveva altri piani per il Ritratto del dottor Rey: una fortunata catena di coincidenze lo fece arrivare a Parigi, dove fu visto dal collezionista russo Ivan Morozov. Mosca l’avrebbe accolto insieme ad altre centinaia di gioielli di arte moderna.
Dal prossimo 13 ottobre la Fondation Louis Vuitton di Parigi ospiterà un’eccezionale selezione delle opere messe insieme dai fratelli Mikhail e Ivan Morozov nei primi anni del Novecento: Paul Cézanne, Pablo Picasso, Paul Gauguin, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Henri Matisse e, naturalmente, Van Gogh sono i protagonisti di una grande mostra nata dalla collaborazione del museo francese con l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Puskin di Mosca. Con 109 celebri dipinti I fratelli Morozov. Grandi collezionisti russi racconterà lo straordinario viaggio delle avanguardie europee verso Est.
Pierre-Auguste Renoir, Ritratto di Jeanne Samary in abito scollato, 1877. Museo Puskin, Mosca
Robusti, focosi e amanti della buona tavola, i Morozov non passavano inosservati. Il nonno Savva Vasilijevic era riuscito ad affrancarsi dalla servitù della gleba e aveva impiantato un laboratorio tessile a Tver, a Nord di Mosca. Il business di famiglia era stato un successo: Mikhail e Ivan si ritrovarono eredi di un complesso di grandi fabbriche. Ma la passione dei fratelli per l’arte era destinata a prendere il sopravvento. Il pioniere fu Mikahil che, su consiglio dell’artista cosmopolita Sergej Vinogradov, ampliò il proprio orizzonte dalla pittura russa alle novità occidentali, Impressionisti in primis. Mikhail Morozov fu il primo in Russia a comprare Van Gogh e Monet, il secondo ad acquistare i quadri di Gauguin. Fiore all’occhiello della sua collezione era il Ritratto di Jeanne Samary di Renoir, oggi conservato al Museo Puskin.
Paul Cézanne, Natura morta con tenda, brocca e fiori, 1895. Museo Statale dell'Ermitage, San Pietroburgo
Consumato da una vita di eccessi, Mikhail morì a soli 33 anni e Ivan ne raccolse il testimone. Due volte all’anno prendeva il treno per Parigi, dove visitava regolarmente il Salon des Independants e il Salon de Automne. Dalla galleria Durand-Ruel a Ambroise Vollard e Daniel-Henry Kahnweiler, i maggiori mercanti dell’avanguardia divennero presto frequentazioni abituali. Sisley, Monet, Bonnard, Pissarro furono i primi acquisti di Ivan. Poi rimase folgorato dalla pittura di Cézanne, che divenne il preferito: in pochi anni riuscì ad acquistarne numerosi capolavori, tra cui la Montaigne Saint-Victoire e il raro Paesaggio blu. Ivan fu anche il primo mecenate russo dell’era moderna: per decorare la residenza di Prechistenka, nei dintorni di Mosca, precettò Maurice Denis, esponente di spicco dei Nabis, ed Henri Matisse, che creò per lui il bellissimo Trittico marocchino. Nella stessa dimora arrivarono poi due meraviglie del periodo rosa di Picasso: Arlecchino e il suo compagno (I saltimbanchi) e l’Acrobata e giovane equilibrista, a cui aggiunse un tocco cubista con la Donna con ventaglio e il Ritratto di Ambroise Vollard.
Picasso, Donna con ventaglio, 1909. Museo Puskin, Mosca
In 11 anni di passione per l'arte occidentale Ivan Morozov riuscì a mettere insieme quasi 300 opere di 57 artisti diversi, investendo una cifra eccezionale per l’epoca. In realtà, conti alla mano, scopriamo che uno solo dei suoi capolavori vale oggi più di quanto Morozov spese per l’intera collezione. A confronto con Sergej Schukin, l’altro grande collezionista russo di quei tempi, i Morozov furono molto oculati e metodici: invece di comprare interi stock di opere, analizzavano i dipinti singolarmente, riuscendo con acquisti mirati a portare a casa quadri che sarebbero rapidamente aumentati di valore.
Claude Monet, Giardino a Montgeron, 1876. Museo Statale dell'Ermitage, San Pietroburgo
Fu la Rivoluzione Russa a rovinare la festa di Ivan: la collezione Morozov fu requisita, smembrata e rinchiusa in polverosi depositi: il regime comunista non si fidava di quell’arte "borghese", che per anni non fu esposta né protetta. I dipinti sfuggirono a malapena alla possibile distruzione durante gli assedi di Mosca e di Leningrado. Solo molti anni tornarono ad essere ammirati nelle sale dell’Ermitage di San Pietroburgo, della Galleria Tretyakov e del Museo Puskin di Mosca. Dopo la Rivoluzione, Ivan Morozov si trasferì a Parigi e poi in California, dove morì di infarto nel 1921: senza i suoi quadri, la vita aveva perso di significato.
Dal prossimo 13 ottobre la Fondation Louis Vuitton di Parigi ospiterà un’eccezionale selezione delle opere messe insieme dai fratelli Mikhail e Ivan Morozov nei primi anni del Novecento: Paul Cézanne, Pablo Picasso, Paul Gauguin, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Henri Matisse e, naturalmente, Van Gogh sono i protagonisti di una grande mostra nata dalla collaborazione del museo francese con l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Puskin di Mosca. Con 109 celebri dipinti I fratelli Morozov. Grandi collezionisti russi racconterà lo straordinario viaggio delle avanguardie europee verso Est.
Pierre-Auguste Renoir, Ritratto di Jeanne Samary in abito scollato, 1877. Museo Puskin, Mosca
Robusti, focosi e amanti della buona tavola, i Morozov non passavano inosservati. Il nonno Savva Vasilijevic era riuscito ad affrancarsi dalla servitù della gleba e aveva impiantato un laboratorio tessile a Tver, a Nord di Mosca. Il business di famiglia era stato un successo: Mikhail e Ivan si ritrovarono eredi di un complesso di grandi fabbriche. Ma la passione dei fratelli per l’arte era destinata a prendere il sopravvento. Il pioniere fu Mikahil che, su consiglio dell’artista cosmopolita Sergej Vinogradov, ampliò il proprio orizzonte dalla pittura russa alle novità occidentali, Impressionisti in primis. Mikhail Morozov fu il primo in Russia a comprare Van Gogh e Monet, il secondo ad acquistare i quadri di Gauguin. Fiore all’occhiello della sua collezione era il Ritratto di Jeanne Samary di Renoir, oggi conservato al Museo Puskin.
Paul Cézanne, Natura morta con tenda, brocca e fiori, 1895. Museo Statale dell'Ermitage, San Pietroburgo
Consumato da una vita di eccessi, Mikhail morì a soli 33 anni e Ivan ne raccolse il testimone. Due volte all’anno prendeva il treno per Parigi, dove visitava regolarmente il Salon des Independants e il Salon de Automne. Dalla galleria Durand-Ruel a Ambroise Vollard e Daniel-Henry Kahnweiler, i maggiori mercanti dell’avanguardia divennero presto frequentazioni abituali. Sisley, Monet, Bonnard, Pissarro furono i primi acquisti di Ivan. Poi rimase folgorato dalla pittura di Cézanne, che divenne il preferito: in pochi anni riuscì ad acquistarne numerosi capolavori, tra cui la Montaigne Saint-Victoire e il raro Paesaggio blu. Ivan fu anche il primo mecenate russo dell’era moderna: per decorare la residenza di Prechistenka, nei dintorni di Mosca, precettò Maurice Denis, esponente di spicco dei Nabis, ed Henri Matisse, che creò per lui il bellissimo Trittico marocchino. Nella stessa dimora arrivarono poi due meraviglie del periodo rosa di Picasso: Arlecchino e il suo compagno (I saltimbanchi) e l’Acrobata e giovane equilibrista, a cui aggiunse un tocco cubista con la Donna con ventaglio e il Ritratto di Ambroise Vollard.
Picasso, Donna con ventaglio, 1909. Museo Puskin, Mosca
In 11 anni di passione per l'arte occidentale Ivan Morozov riuscì a mettere insieme quasi 300 opere di 57 artisti diversi, investendo una cifra eccezionale per l’epoca. In realtà, conti alla mano, scopriamo che uno solo dei suoi capolavori vale oggi più di quanto Morozov spese per l’intera collezione. A confronto con Sergej Schukin, l’altro grande collezionista russo di quei tempi, i Morozov furono molto oculati e metodici: invece di comprare interi stock di opere, analizzavano i dipinti singolarmente, riuscendo con acquisti mirati a portare a casa quadri che sarebbero rapidamente aumentati di valore.
Claude Monet, Giardino a Montgeron, 1876. Museo Statale dell'Ermitage, San Pietroburgo
Fu la Rivoluzione Russa a rovinare la festa di Ivan: la collezione Morozov fu requisita, smembrata e rinchiusa in polverosi depositi: il regime comunista non si fidava di quell’arte "borghese", che per anni non fu esposta né protetta. I dipinti sfuggirono a malapena alla possibile distruzione durante gli assedi di Mosca e di Leningrado. Solo molti anni tornarono ad essere ammirati nelle sale dell’Ermitage di San Pietroburgo, della Galleria Tretyakov e del Museo Puskin di Mosca. Dopo la Rivoluzione, Ivan Morozov si trasferì a Parigi e poi in California, dove morì di infarto nel 1921: senza i suoi quadri, la vita aveva perso di significato.
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