In esposizione il ritratto di Napoleone e dei coniugi Murat

Napoli al tempo di Murat nelle vedute romantiche di Joseph Rebell

Joseph Rebell, Burrasca al tramonto presso i Faraglioni di Capri, 1823, Olio su tela, 99,5 × 137,2 cm Parma, Complesso monumentale della Pilotta, Galleria Nazionale. Su concessione del Ministero della Cultura – Complesso monumentale della Pilotta – Galleria Nazionale/ Museo Archeologico/ Biblioteca Palatina
 

Eleonora Zamparutti

22/11/2023

Dal dehors del Caffè Gambrinus, punto di osservazione privilegiato su piazza del Plebiscito a Napoli, circondati dal solito via vai di turisti, da eleganti signori napoletani seduti a leggere il giornale e camerieri in livrea pronti a scattare al minimo cenno, quella grande piazza d’armi è ciò che resta di un sogno di grandezza e di un desiderio impossibile, quello di trasformare Napoli in una città razionale. Era il pallino di Napoleone.

Giuseppe Bonaparte in soli due anni di governo a Napoli era riuscito a mettere mano a riforme sociali, a istituire il Ministero dell’interno, ad avviare una serie di opere pubbliche, a organizzare l’amministrazione locale e dare un nuovo assetto urbanistico alla città.

Gioacchino Murat era giunto nel regno con la moglie Carolina Bonaparte nel 1808 occupando il soglio dei Borbone, che nel frattempo erano fuggiti in esilio a Palermo.
Nel 1806 infatti quel “corso bastardo” - appellativo che Maria Carolina di Borbone aveva riservato a Napoleone - aveva costretto i rappresentanti della dinastia di Napoli a sloggiare. Se ne erano andati sbattendo la porta, e portando con loro tutte le collezioni d’arte e il mobilio di Palazzo Reale, compresi la legna da ardere e i tubi in piombo del palazzo.


François Gérard, Gioacchino Murat comandante della Guardia dei Consoli, 1801, Versailles, Musée national des Châteaux de Versailles et de Trianon

Tra le prime iniziative, Murat decide di trasformare lo spazio antistante Palazzo Reale in una “Grande e Pubblica Piazza”, delimitata da due palazzi gemelli e un maestoso colonnato, e di chiamarlo Foro Gioacchino. C’era il progetto di far realizzare a Canova un momento equestre in onore di Napoleone da posizionare al centro della piazza.
Ma il succedersi precipitoso degli eventi finì per mandare a gambe all’aria il regolare corso della storia, inghiottendo i sogni di gloria urbanistici del re francese.

Eppure quel breve arco di tempo che va sotto il nome di “Decennio francese” dal 1806 al 1815 fu un periodo di rinascita delle arti a Napoli.
Mecenati di grandi pittori di figura come François Gérard, Antoine-Jean Gros e Jean-Auguste-Dominique Ingres, Gioacchino e soprattutto Carolina dimostrarono una particolare sensibilità per la veduta e la pittura di paesaggio chiamando alla loro corte measti del genere francesi (Simon Denis, Alexandre Dunouy, Loius de Forbin), ma riservando una particolare protezione al viennese Joseph Rebell.

“Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo” fino al 7 aprile 2024, è la mostra che le Gallerie d’Italia a Napoli dedicano al pittore viennese Rebell e al vivace clima culturale di Napoli durante il regno francese.

Curata da Sabine Grabner, Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Gennaro Toscano, e realizzata con il Museo Belvedere di Vienna e con la collaborazione dell’Institute Français di Napoli, l’esposizione allestita nell’edificio di via Toledo ospita 73 opere provenienti da importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali come il Belvedere di Vienna, il Castello di Fontainableau e Versailles, il Museo di Capodimonte, il Complesso monumentale della Pillotta di Parma e il Museo dell’Ottocento di Pescara.


Joseph Rebell, Il porticciolo del Granatello a Portici con il Vesuvio, 1819, Vienna, Belvedere © Wien, Belvedere

Si tratta di una raffinata operazione di diplomazia culturale che fa sponda tra Italia, Francia e Austria e che prende forma nell’anno in cui entra in vigore il Trattato del Quirinale che sancisce un nuovo corso nelle relazioni tra Italia e Francia per favorire la mobilità europea dei giovani artisti contemporanei.
La cooperazione culturale tra Italia e Francia” ha affermato Martin Briens, Ambasciatore di Francia a Roma in occasione della presentazione della mostra “è una pietra miliare nelle relazioni tra i due Paesi”.

I coniugi Murat avevano un gran buon gusto e di arte se ne intendevano parecchio. In Francia possedevano residenze di grande eleganza, arredate con mobilia raffinata.
Nel 1801 durante il soggiorno in Italia, Gioacchino non si era lasciato sfuggire un’occasione più unica che rara, cioè acquistare due dei maggiori capolavori di Canova: i gruppi di Amore e Psiche giacenti e Amore e Psiche stanti, che ora sono al Louvre e che a quel tempo suscitarono un pizzico di invidia a Napoleone quando li vide per la prima volta nel soggiorno di casa Murat.

Carolina in particolare univa a una sensibilità raffinata e a un’eleganza innata, il fascino di una personalità forte.
La bellezza del golfo e il ricco patrimonio archeologico fecero presto dimenticare alla regina lo sconforto del suo alloggio nel Palazzo Reale disadorno. Carolina ci mise del suo e fece realizzare numerose vedute della città per arredare le regge ufficiale di Napoli e Caserta, e la prediletta residenza privata di Portici.

Uno degli artisti che si distinse per le sue vedute fu proprio Joseph Rebell, a cui il Belvedere di Vienna ha dedicato una mostra lo scorso anno.
L’artista aveva introdotto un nuovo modo di lavorare, dal vero e all’aria aperta trasformando le sue tele in vere e proprie finestre sul paesaggio. Fino a quel momento infatti gli artisti lavoravano a vedute e a soggetti che ritraevano paesaggi naturali immaginandoli all’interno dei loro studi, ricorrendo molto spesso alla luce artificiale.

Imperdibili le vedute di Rebell dedicate al Vesuvio in attività. Nella veduta di Porticciolo del Granello a Portici la sagoma imponente del vulcano si staglia in pieno giorno sullo sfondo azzurro del cielo evocando una presenza rassicurante, diversamente dai notturni al chiaro di luna dove il mare in tempesta genera forte tensione emotiva e drammatica, in pieno stile Romantico. In Eruzione del Vesuvio di notte dalla Scuola di Virgilio, realizzato per ricordare la violenta esplosione del 1822, i bagliori incandescenti evocano la tremenda furia del vulcano sotto la suggestione della luna che illumina la scena e si riflette sulle onde del mare.

Recentemente è stato ritrovato in un cassetto della Biblioteca Nazionale austriaca un portfolio di studi a olio realizzato da Rebell. Si tratta di una raccolta di appunti virtuosi che l’artista annotò per non dimenticare i paesaggi e gli scorci di Napoli e del suo golfo, in modo da poter ritornare su quei soggetti anche nel tempo a venire, una volta che avesse lasciato la città.


Joseph Rebell, Veduta di Castellammare, 1821 Olio su tela, 97 × 136 cm Pescara, Museo dell’Ottocento, Fondazione Di Persio-Pallotta

In esposizione anche una serie di disegni a matita conservati presso il gabinetto delle incisioni dell’Accademia di Belle Arti di Vienna che ritraggono pescatori al lavoro, mentre sistemano le imbarcazioni o gettano le reti in mare. Scene studiate nei minimi particolari che ritornano nei dettagli delle più ampie vedute dell’artista.

Sono tanti e diversi i soggetti proposti da Rebell. Dall’isola di Capri, dipinta per la prima volta, alle tempeste marine in luoghi ben riconoscibili del golfo. Durante il suo soggiorno a Napoli dal 1812 al 1815, Rebell ha esplorato angoli insoliti e pittoreschi, come ad esempio il promontorio di Posillipo coperto da frutteti e vigne, uno dei punti panoramici più suggestivi dal quale ammirare il golfo e riprodotto nella Veduta di Sant’Antonio a Posillipo. Un esempio significativo è la Spiaggia dei Capuccini ad Amalfi che ritrae la baia con la veduta del monastero e l’impervio percorso che conduce alla misteriosa grotta di San Cristoforo.

Joseph Rebell realizzò per Carolina 13 vedute di Napoli e dintorni, caratterizzate da una resa meticolosa dei luoghi, riprodotti con fedeltà documentaria. Quando la regina dovette abbandonare Napoli, queste vedute finirono, dopo vari passaggi. nella collezione di Enrico Eugenio Filippo Luigi D’Orleans che alla fine dell’Ottocento collocò dieci dipinti della serie nel castello di Chantilly, ora Musée Condé.
Una precisa clausola testamentaria prescrive che le opere del museo di Chantilly non possano essere prestate ed è per questo che non sono esposte in questa mostra.