A 40 anni dalla scomparsa, a Venezia le iniziative della Collezione
Verso il 2019: omaggio a Peggy Guggenheim
Fondazione Solomon R. Guggenheim. Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005 |
Peggy Guggenheim nel padiglione greco della XXIV Biennale d'Arte di Venezia, dove espone la sua collezione, mentre sistema Alexander Calder, Arco di petali (1941); 1948
Francesca Grego
27/04/2018
Venezia - “In famiglia mi vedevano come una pecora nera, ebbene credo di averli sorpresi”: parola di Peggy Guggenheim. Eccentrica, coraggiosa e dotata di intuito fuori dal comune, la mecenate americana ha segnato i destini dell’arte come pochi altri collezionisti al mondo. Fiutando e valorizzando talenti straordinari prima di chiunque altro, facendo da tramite per un “contagio” artistico epocale tra le due sponde dell’Atlantico, inventando nuove modalità espositive e di fruizione.
Nel 2019 ricorrono i 40 anni dalla sua scomparsa e Venezia si prepara a renderle omaggio a Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, dal 1948 sede della leggendaria Collezione Peggy Guggenheim.
Primo atto di un ricco programma che approfondirà il percorso di Peggy nel mondo del collezionismo, l’esposizione 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim aprirà i battenti il 25 maggio con il ricordo di un evento dirompente nella storia dell’arte del XX secolo: la jeune Guggenheim torna in Laguna dopo la guerra, con un carico di lavori mai visti da presentare al padiglione greco della Biennale. È l’inizio di un nuovo, fondamentale capitolo della sua movimentata esistenza, che in poco tempo la porterà a realizzare il sogno della creazione di un proprio museo.
Per celebrare la ricorrenza Karole Veil, nipote di Peggy e da circa un anno direttrice della Collezione, ha immaginato una “mostra gioiello”: accanto fotografie, documenti, lettere e a una maquette che ricostruisce spazi e allestimento originale di Carlo Scarpa del ’48, torneranno a essere esposte le opere di allora, quelle tuttora nelle raccolte Guggenheim, ma anche quelle donate, per esempio al Museo di Tel Aviv, mai tornate a Venezia dagli anni Cinquanta.
Nel frattempo, gli spazi del museo si riorganizzeranno per ospitare negli ambienti della Barchessa dei focus sulle diverse fasi del collezionismo Guggenheim. Prima un’ampia presentazione dei lavori raccolti fino al 1945, anni straripanti di fermenti e di novità in cui Peggy, tra Londra, Parigi e New York, arriva ad acquistare anche un’opera al giorno, frequentando artisti del calibro di Brancusi, Kandinskij, Duchamp, Calder, Picasso, Léger, Man Ray; a fine anno, invece, l’attenzione si sposterà sulle acquisizioni maturate a Venezia, quando alla passione per i Pollock, i De Koonig, i Rothko e i Dubuffet, la vulcanica mecenate aggiungerà i nostri Burri e Fontana, Tancredi, Vedova e i protagonisti dell’arte cinetica che, come sua abitudine, vorrà conoscere tutti di persona. Per quest’estate, infine, è in programma una mostra monografica dedicata a Jean Arp, in assoluto il primo artista entrato a far parte della Collezione.
In attesa della ricorrenza del 2019, quando la regina del Modernismo sarà protagonista di eventi ancora top secret.
Nel 2019 ricorrono i 40 anni dalla sua scomparsa e Venezia si prepara a renderle omaggio a Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, dal 1948 sede della leggendaria Collezione Peggy Guggenheim.
Primo atto di un ricco programma che approfondirà il percorso di Peggy nel mondo del collezionismo, l’esposizione 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim aprirà i battenti il 25 maggio con il ricordo di un evento dirompente nella storia dell’arte del XX secolo: la jeune Guggenheim torna in Laguna dopo la guerra, con un carico di lavori mai visti da presentare al padiglione greco della Biennale. È l’inizio di un nuovo, fondamentale capitolo della sua movimentata esistenza, che in poco tempo la porterà a realizzare il sogno della creazione di un proprio museo.
Per celebrare la ricorrenza Karole Veil, nipote di Peggy e da circa un anno direttrice della Collezione, ha immaginato una “mostra gioiello”: accanto fotografie, documenti, lettere e a una maquette che ricostruisce spazi e allestimento originale di Carlo Scarpa del ’48, torneranno a essere esposte le opere di allora, quelle tuttora nelle raccolte Guggenheim, ma anche quelle donate, per esempio al Museo di Tel Aviv, mai tornate a Venezia dagli anni Cinquanta.
Nel frattempo, gli spazi del museo si riorganizzeranno per ospitare negli ambienti della Barchessa dei focus sulle diverse fasi del collezionismo Guggenheim. Prima un’ampia presentazione dei lavori raccolti fino al 1945, anni straripanti di fermenti e di novità in cui Peggy, tra Londra, Parigi e New York, arriva ad acquistare anche un’opera al giorno, frequentando artisti del calibro di Brancusi, Kandinskij, Duchamp, Calder, Picasso, Léger, Man Ray; a fine anno, invece, l’attenzione si sposterà sulle acquisizioni maturate a Venezia, quando alla passione per i Pollock, i De Koonig, i Rothko e i Dubuffet, la vulcanica mecenate aggiungerà i nostri Burri e Fontana, Tancredi, Vedova e i protagonisti dell’arte cinetica che, come sua abitudine, vorrà conoscere tutti di persona. Per quest’estate, infine, è in programma una mostra monografica dedicata a Jean Arp, in assoluto il primo artista entrato a far parte della Collezione.
In attesa della ricorrenza del 2019, quando la regina del Modernismo sarà protagonista di eventi ancora top secret.
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