A Roma fino al 2 febbraio

Splendore e sfarzo alla Galleria Borghese tra i capolavori di Valadier

Valadier. Splendore nella Roma del Settecento. Installation view. Foto: © Alberto Novelli. Courtesy Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo - Galleria Borghese
 

Samantha De Martin

29/10/2019

Roma - Sfarzo e bellezza. Ma anche meraviglia che diventa ode ai materiali, modellati da sapienza e fantasia tra porfido rosso e lapislazzuli, argento e bronzo dorato, granito, velluto e pietre dure.
Genius loci della Villa, mente brillante al servizio del principe Marcantonio Borghese, Luigi Valadier - padre del celebre architetto a cui si deve la sistemazione urbanistica di Piazza del Popolo a Roma - è protagonista di una grande monografica che porta alla Galleria Borghese una novantina di pezzi di grande pregio.
Motivo ispiratore della mostra, visitabile dal 30 ottobre al 2 febbraio - dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19 con ultimo ingresso alle 17 - il profondo legame tra i Borghese e l’orafo romano.

«Il percorso - spiega Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese e curatrice della mostra - che permette di seguire la costruzione e l’evoluzione di uno stile che dominerà l’Europa e farà di Roma il centro del mondo, si snoda dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande».
Un cucchiaio e una caffettiera, con le iniziali coronate del principe Camillo Borghese, una terrina con stemma Chigi della Rovere, un cofano per bottiglie con lo stemma del cardinale Enrico Benedetto Stuart duca di York e ancora il busto reliquiario di San Bernardino da Siena, il servizio pontificale solenne del Cardinal Orsini con baule originale in pelle e legno di abete, ma anche una specchiera con la stella a otto punte agli angoli che potrebbe indicare la committenza di papa Pio VI Braschi, affiancano in mostra alcune imperdibili chicche che, da sole, valgono la visita. Come le monumentali lampade in argento e bronzo dorato realizzate da Valadier per il santuario di Santiago de Compostela, partire da Roma nel 1764 e mai più rientrate prima di questa occasione. Un rientro, provvisorio, preceduto da un accurato restauro reso possibile grazie alla generosità di Fendi e che, come ha spiegato Coliva, vuole essere un omaggio alla città di Roma.
Tra gli oggetti esposti anche l’imponente bronzo del San Giovanni Battista, in prestito dal Battistero San Giovanni in Fonte al Laterano, restaurato in occasione della mostra ed esposto per la prima volta al di fuori della sua nicchia.

Il percorso espositivo racchiude tutte le tipologie e le tecniche artistiche con le quali Valadier si è misurato. Opere sacre come le straordinarie statue di santi - San Luigi di Francia, San Castrense, San Paolo, San Benedetto, Santa Rosalia - in prestito dall’altare della cattedrale di Monreale, lasciano il posto alle grandi riproduzioni in bronzo di statue antiche, realizzate dall’orafo per sovrani e principi europei, a orologi, comodini, fino al mirabile sostegno in marmi, bronzo e cristallo di rocca del cammeo di Augusto, eseguito per il Museo Sacro e Profano in Vaticano e oggi al Louvre.

Non mancano i deser, trionfali centrotavola, come quello ordinato dal Balì di Breteuil e poi venduto a Caterina II di Russia, oggi a San Pietroburgo.
Particolarmente accurato l’allestimento della sezione dedicata ai disegni, uno strumento importante per seguire l’evoluzione del processo creativo di Valadier, dall’ideazione alla realizzazione dell’opera, ma anche per avere un’idea delle creazioni che non sono giunte fino a noi. Di particolare pregio l’album della Pinacoteca Comunale di Faenza, interamente catalogato e pubblicato in occasione della mostra, del quale si può ammirare una selezione di disegni attraverso riproduzioni digitali.
L’esposizione è sostenuta da Fendi, partner istituzionale della Galleria Borghese, da Intesa Sanpaolo, title sponsor, e ha ricevuto il contributo della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti.

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