Al cinema il 21, 22, 23 settembre con Nexo Digital
Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci - La nostra recensione
La Pyramide du Louvre | © 2009 Musée du Louvre | Foto: Stéphane Olivier
Samantha De Martin
17/09/2020
Leonardo da Vinci era un uomo solare e aperto al mondo, amava condividere le proprie idee con generosità e perfezionare il proprio pensiero attraverso il confronto con i contemporanei.
C’è anche questo aspetto, a sferzare i soliti cliché che vedono nel genio di Vinci un uomo introverso e avvolto da un alone di mistero, ad affascinare del film Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci, il documentario che inaugura la rinnovata stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital, portando, per la prima volta sul grande schermo, le sale del Louvre, al centro della grande mostra dedicata all’artista, che ha chiuso i battenti lo scorso febbraio con oltre un milione di visitatori.
La grande arte riparte al cinema dopo il lockdown con un tour notturno esclusivo tra le sale e i corridoi deserti del museo parigino, accompagnando gli spettatori nella fucìna artistica e scientifica del maestro capace di rappresentare l’impercettibile fremito di un boschetto e il movimento di un fiore attraverso la luce, per riconsegnarci, con la puntualità di un botanico e la sensibilità di un poeta, la delicatezza del ramo di un rovo di more.
Il film, girato appositamente per le sale cinematografiche e in uscita in Italia solo per tre giorni - il 21, 22 e 23 settembre - permette di contemplare da vicino, e da un punto di vista inedito, le opere più belle di Leonardo - in tutto 162 capolavori al centro di un allestimento maturato in dieci anni di preparazione - in compagnia dei curatori della mostra, Vincent Delieuvin e Louis Frank. Ma soprattutto la produzione firmata Pathé Live in associazione con il Museo del Louvre e Bel Air Media ci permette di addentrarci con rigore nell’arte del genio, svelando importanti scoperte emerse grazie all’impiego di nuove tecnologie di analisi scientifica delle opere, come la riflettografia a raggi infrarossi.
Leonardo da Vinci, Studio per Sant'Anna (Drappeggi del mantello della Vergine) | Foto: © Michel Urtado | Courtesy RMN-Grand Palais (Musée du Louvre)
Il docufilm fa parlare i capolavori più significativi, esplora tavole e disegni, le sveste, ne indaga la storia analizzando ogni fase della loro ideazione, rintracciando le diverse idee che Leonardo ha abbracciato, e al tempo stesso abbandonato, durante l’esecuzione, individuando nuovi legami tra i disegni preparatori e l’opera finita. Ne emerge, parallelamente, un artista capace sì, di ricreare il movimento della vita, ma anche di assecondare quelle incertezze e imperfezioni che lo inducono a modificare costantemente le proprie creazioni. A questo proposito, sarà proprio l’impiego rivoluzionario, da parte di Leonardo, della pittura a olio, tecnica diffusa nel nord Europa, a permettergli - al posto dell’uovo prima utilizzato per mescolare i pigmenti - di riprodurre i dettagli della natura con estremo realismo, oltre che di intervenire continuamente sul dipinto.
Il docufilm non si limita a offrirci una carrellata di opere. Seguiamo la tecnica che si fa spazio, apprezziamo il “componimento inculto”, uno scarabocchio violento in cui la mano si lascia andare sul foglio talvolta in maniera aggressiva, crea tentativi informi, definisce pensieri e dispensa consigli, nel tentativo di rappresentare ciò che si percepisce, ma senza tuttavia limitarsi a una mera imitazione del reale. Leonardo non si cura della bellezza immediata, ma mira a renderne l’energia naturale, segue la vibrazione della vita per rivelare emozioni e sentimenti dei personaggi, come emerge dalla cosiddetta Madonna della frutta, uno studio di Vergine e Bambino che aiuta a comprendere questa rivoluzione.
È possibile rappresentare l’anima e le emozioni? Il film risponde molto bene anche questa domanda.
C’è uno spunto, poi, che colpisce, rappresentato dal rapporto tra scultura e pittura nell’opera di Leonardo, aspetto che non era mai stato indagato prima in una mostra e sul quale anche il film insiste. Nella bottega del Verrocchio, a Firenze, Leonardo aveva avuto modo di seguire tutte le fasi dell’invenzione dell’Incredulità di San Tommaso, un capolavoro che ha segnato profondamente la sua personalità artistica. Il docufilm svela il perché, ponendo questa scultura - nella quale Tommaso oscilla tra incredulità e fede, gioia e tristezza - a confronto con le prime opere pittoriche e con dieci studi sul panneggio su tela di lino dove il giovane Leonardo cerca di conferire alla pittura il volume e la tridimensionalità della scultura.
Mostra Leonardo da Vinci, Andrea del Verrochio, Cristo e San Tommaso | Foto: © Antoine Mongodin | Courtesy Musée du Louvre
La telecamera scruta poi il gioco di sguardi tra Sant’Anna, la Vergine e Gesù, e il grandissimo paesaggio che accoglie i personaggi, sintesi delle conoscenze scientifiche maturate dall’artista sulla natura e sulla storia del mondo.
Crolla, con la produzione cinematografica firmata Pathé Live, la tendenza ricorrente che porta a considerare Leonardo contemporaneamente scultore, scienziato, architetto, mettendo sullo stesso piano tutte le sue attività.
È sulla pittura, infatti, che il docufilm insiste, la stessa che l’artista paragona a una scienza, superiore a tutte le altre, perché richiede di comprendere con precisione e in profondità l’uomo e il mondo che lo circonda.
E l’Ultima Cena, il primo capolavoro dell’artista maturo, esprime pienamente questa idea della pittura come scienza divina. Muovendosi tra la tecnica, alla ricerca della perfezione assoluta, e l’anelito alla libertà che fa di lui una figura unica nella storia dell’arte europea, Leonardo esplora espressioni e passioni umane, ragazzi e caricature di anziani, disegna un uomo maturo, un ragazzo dalla bellezza idealizzata, paragona il carattere umano a quello animale, scruta e scava per capire quello che agita anima e cuore.
Mentre va in scena un dialogo di grande intimità tra le opere, che risulta ancora più emozionante grazie all’altissima qualità delle immagini girate con camere 5K, e agli incredibili effetti di zoom che ci danno l’impressione di entrare realmente nei capolavori esposti, il film diretto da Pierre-Hubert Martin rende molto bene la capacità di Leonardo di trasporre in immagini i sentimenti di figure divine ritratte in tutta la loro umana fragilità. Come nella Madonna Benois dove, attraverso il gioco del fiore, Maria intuisce il triste destino del figlio, mentre Gesù contempla con gravità la propria sorte.
Leonardo da Vinci, La Madonna Benois, 1478-1480 circa, Olio su tela, trasferito da tavola nel 1824 dal restauratore E. Korotkij, 33x49.5 cm, Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
Sullo schermo scorrono il San Girolamo penitente - con l’incompletezza del gesto che lascia il segno nella drammatica desolazione che attraversa il santo - o ancora lo Studio per l'angelo della Vergine delle rocce con l’estremo virtuosismo della tecnica in punta d’argento, e poi ancora il Ritratto di musico con il quale l’artista si libera del giogo della tradizione e orienta il viso di tre quarti.
Un “capitolo” del film è invece intitolato “scienza”. E la scienza, a partire dal 1480, sarà la chiave per comprendere il mondo e decifrarlo.
Adesso il maestro non vuole più riprodurre l’esteriorità, ma ambisce a capirne il meccanismo, attraverso lo studio dell’ottica, della fisica, della botanica, botanica, della meccanica dei fluidi. Ma anche in questi disegni scientifici la bellezza non è mai assente.
Più passa il tempo più i contorni si dissolvono, sfumano con delicate transizioni, permettendo alla forma di vibrare.
Il focus passa ora al cartone di Sant’Anna - che secondo Vasari avrebbe abbagliato la Firenze del tempo - dove intravediamo ciò che Leonardo aveva prima immaginato.
Il film ci svela che cosa si cela dietro questa opera straordinaria che non smette di farsi ascoltare.
L’ultima vibrazione della produzione cinematografica film, che è tutto un itinerario di affondi e scoperte, è per Lisa Gherardini. Cosa la riflettografia infrarossa abbia rivelato e quali siano gli “acciacchi” della tavola in legno di pioppo, a oltre 500 anni dalla sua realizzazione, lasciamo che sia il film a svelarlo.
Leonardo da Vinci, Ritratto di Lisa Gherardini, sposa di Francesco del Giocondo, detta Monna Lisa, la Gioconda, 1503 - 1519 ca., Olio su tavola di legno di pioppo, 77 x 53 cm, Parigi, Musée du Louvre
Per l’autunno 2020 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it, ARTE.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.
Leggi anche:
• Al cinema la grande mostra su Leonardo. Intervista a Vincent Delieuvin, curatore Louvre
• Una notte al Louvre. Al cinema la mostra epocale su Leonardo
• Una notte al Louvre con Leonardo da Vinci
• Leonardo da Vinci al Musée du Louvre
C’è anche questo aspetto, a sferzare i soliti cliché che vedono nel genio di Vinci un uomo introverso e avvolto da un alone di mistero, ad affascinare del film Una notte al Louvre. Leonardo da Vinci, il documentario che inaugura la rinnovata stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital, portando, per la prima volta sul grande schermo, le sale del Louvre, al centro della grande mostra dedicata all’artista, che ha chiuso i battenti lo scorso febbraio con oltre un milione di visitatori.
La grande arte riparte al cinema dopo il lockdown con un tour notturno esclusivo tra le sale e i corridoi deserti del museo parigino, accompagnando gli spettatori nella fucìna artistica e scientifica del maestro capace di rappresentare l’impercettibile fremito di un boschetto e il movimento di un fiore attraverso la luce, per riconsegnarci, con la puntualità di un botanico e la sensibilità di un poeta, la delicatezza del ramo di un rovo di more.
Il film, girato appositamente per le sale cinematografiche e in uscita in Italia solo per tre giorni - il 21, 22 e 23 settembre - permette di contemplare da vicino, e da un punto di vista inedito, le opere più belle di Leonardo - in tutto 162 capolavori al centro di un allestimento maturato in dieci anni di preparazione - in compagnia dei curatori della mostra, Vincent Delieuvin e Louis Frank. Ma soprattutto la produzione firmata Pathé Live in associazione con il Museo del Louvre e Bel Air Media ci permette di addentrarci con rigore nell’arte del genio, svelando importanti scoperte emerse grazie all’impiego di nuove tecnologie di analisi scientifica delle opere, come la riflettografia a raggi infrarossi.
Leonardo da Vinci, Studio per Sant'Anna (Drappeggi del mantello della Vergine) | Foto: © Michel Urtado | Courtesy RMN-Grand Palais (Musée du Louvre)
Il docufilm fa parlare i capolavori più significativi, esplora tavole e disegni, le sveste, ne indaga la storia analizzando ogni fase della loro ideazione, rintracciando le diverse idee che Leonardo ha abbracciato, e al tempo stesso abbandonato, durante l’esecuzione, individuando nuovi legami tra i disegni preparatori e l’opera finita. Ne emerge, parallelamente, un artista capace sì, di ricreare il movimento della vita, ma anche di assecondare quelle incertezze e imperfezioni che lo inducono a modificare costantemente le proprie creazioni. A questo proposito, sarà proprio l’impiego rivoluzionario, da parte di Leonardo, della pittura a olio, tecnica diffusa nel nord Europa, a permettergli - al posto dell’uovo prima utilizzato per mescolare i pigmenti - di riprodurre i dettagli della natura con estremo realismo, oltre che di intervenire continuamente sul dipinto.
Il docufilm non si limita a offrirci una carrellata di opere. Seguiamo la tecnica che si fa spazio, apprezziamo il “componimento inculto”, uno scarabocchio violento in cui la mano si lascia andare sul foglio talvolta in maniera aggressiva, crea tentativi informi, definisce pensieri e dispensa consigli, nel tentativo di rappresentare ciò che si percepisce, ma senza tuttavia limitarsi a una mera imitazione del reale. Leonardo non si cura della bellezza immediata, ma mira a renderne l’energia naturale, segue la vibrazione della vita per rivelare emozioni e sentimenti dei personaggi, come emerge dalla cosiddetta Madonna della frutta, uno studio di Vergine e Bambino che aiuta a comprendere questa rivoluzione.
È possibile rappresentare l’anima e le emozioni? Il film risponde molto bene anche questa domanda.
C’è uno spunto, poi, che colpisce, rappresentato dal rapporto tra scultura e pittura nell’opera di Leonardo, aspetto che non era mai stato indagato prima in una mostra e sul quale anche il film insiste. Nella bottega del Verrocchio, a Firenze, Leonardo aveva avuto modo di seguire tutte le fasi dell’invenzione dell’Incredulità di San Tommaso, un capolavoro che ha segnato profondamente la sua personalità artistica. Il docufilm svela il perché, ponendo questa scultura - nella quale Tommaso oscilla tra incredulità e fede, gioia e tristezza - a confronto con le prime opere pittoriche e con dieci studi sul panneggio su tela di lino dove il giovane Leonardo cerca di conferire alla pittura il volume e la tridimensionalità della scultura.
Mostra Leonardo da Vinci, Andrea del Verrochio, Cristo e San Tommaso | Foto: © Antoine Mongodin | Courtesy Musée du Louvre
La telecamera scruta poi il gioco di sguardi tra Sant’Anna, la Vergine e Gesù, e il grandissimo paesaggio che accoglie i personaggi, sintesi delle conoscenze scientifiche maturate dall’artista sulla natura e sulla storia del mondo.
Crolla, con la produzione cinematografica firmata Pathé Live, la tendenza ricorrente che porta a considerare Leonardo contemporaneamente scultore, scienziato, architetto, mettendo sullo stesso piano tutte le sue attività.
È sulla pittura, infatti, che il docufilm insiste, la stessa che l’artista paragona a una scienza, superiore a tutte le altre, perché richiede di comprendere con precisione e in profondità l’uomo e il mondo che lo circonda.
E l’Ultima Cena, il primo capolavoro dell’artista maturo, esprime pienamente questa idea della pittura come scienza divina. Muovendosi tra la tecnica, alla ricerca della perfezione assoluta, e l’anelito alla libertà che fa di lui una figura unica nella storia dell’arte europea, Leonardo esplora espressioni e passioni umane, ragazzi e caricature di anziani, disegna un uomo maturo, un ragazzo dalla bellezza idealizzata, paragona il carattere umano a quello animale, scruta e scava per capire quello che agita anima e cuore.
Mentre va in scena un dialogo di grande intimità tra le opere, che risulta ancora più emozionante grazie all’altissima qualità delle immagini girate con camere 5K, e agli incredibili effetti di zoom che ci danno l’impressione di entrare realmente nei capolavori esposti, il film diretto da Pierre-Hubert Martin rende molto bene la capacità di Leonardo di trasporre in immagini i sentimenti di figure divine ritratte in tutta la loro umana fragilità. Come nella Madonna Benois dove, attraverso il gioco del fiore, Maria intuisce il triste destino del figlio, mentre Gesù contempla con gravità la propria sorte.
Leonardo da Vinci, La Madonna Benois, 1478-1480 circa, Olio su tela, trasferito da tavola nel 1824 dal restauratore E. Korotkij, 33x49.5 cm, Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
Sullo schermo scorrono il San Girolamo penitente - con l’incompletezza del gesto che lascia il segno nella drammatica desolazione che attraversa il santo - o ancora lo Studio per l'angelo della Vergine delle rocce con l’estremo virtuosismo della tecnica in punta d’argento, e poi ancora il Ritratto di musico con il quale l’artista si libera del giogo della tradizione e orienta il viso di tre quarti.
Un “capitolo” del film è invece intitolato “scienza”. E la scienza, a partire dal 1480, sarà la chiave per comprendere il mondo e decifrarlo.
Adesso il maestro non vuole più riprodurre l’esteriorità, ma ambisce a capirne il meccanismo, attraverso lo studio dell’ottica, della fisica, della botanica, botanica, della meccanica dei fluidi. Ma anche in questi disegni scientifici la bellezza non è mai assente.
Più passa il tempo più i contorni si dissolvono, sfumano con delicate transizioni, permettendo alla forma di vibrare.
Il focus passa ora al cartone di Sant’Anna - che secondo Vasari avrebbe abbagliato la Firenze del tempo - dove intravediamo ciò che Leonardo aveva prima immaginato.
Il film ci svela che cosa si cela dietro questa opera straordinaria che non smette di farsi ascoltare.
L’ultima vibrazione della produzione cinematografica film, che è tutto un itinerario di affondi e scoperte, è per Lisa Gherardini. Cosa la riflettografia infrarossa abbia rivelato e quali siano gli “acciacchi” della tavola in legno di pioppo, a oltre 500 anni dalla sua realizzazione, lasciamo che sia il film a svelarlo.
Leonardo da Vinci, Ritratto di Lisa Gherardini, sposa di Francesco del Giocondo, detta Monna Lisa, la Gioconda, 1503 - 1519 ca., Olio su tavola di legno di pioppo, 77 x 53 cm, Parigi, Musée du Louvre
Per l’autunno 2020 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it, ARTE.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.
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