I fratelli Van Gogh e la cognata Jo

Jo, la donna che rese famoso Vincent Van Gogh

Un ritratto di Johanna Gezina van Gogh-Bonger (Amsterdam, 4 ottobre 1862 - Laren, 2 settembre 1925) | Courtesy Van Gogh Museum, Amsterdam
 

Francesca Grego

13/05/2020

Nel soggiorno il Vaso di fiori, La mietitura, i Mangiatori di patate e la Strada di Clichy, nel corridoio i disegni di Arles e di Saint-Rémy, in camera da letto i tre Giardini in fiore e il Mandorlo in fiore. Non è la residenza di un collezionista plurimilionario, ma la modesta abitazione di Johanna Bonger, la giovane vedova Van Gogh. Con Theo ha vissuto appena due anni e Vincent l’ha incontrato solo tre volte. Quando il marito si spegne a sei mesi dal suicidio del fratello, Johanna si ritrova sola con un bimbo di  un anno, senza una fonte di reddito. Le resta la piccola casa di Parigi, piena di tele che nessuno vuole: oltre 300 quadri e quasi 500 disegni ricoprono le pareti, si ammassano sotto i letti, in cima agli armadi, dietro il sofà. Anna Cornelia, la madre dei Van Gogh, ha da tempo risolto il problema abbandonando i quadri di Vincent nel magazzino di un falegname. Per Johanna è diverso: sente di avere una missione da compiere e lo farà alla grande. Cieli, corvi e girasoli splendono nel buio, la svegliano all’alba: prima del canto degli uccelli, prima dei rumori della città. È l’inizio di una nuova vita.


Jo van Gogh-Bonger con il piccolo Vincent Willem van Gogh, 1890 | Courtesy Van Gogh Museum, Amsterdam

Che ne sarebbe stato di Van Gogh senza Johanna Bonger? Difficile dirlo, tuttavia il suo contributo alla fama di Vincent è stato enorme. Molto si è scritto sull’impegno di Theo, mercante d’arte, per l’affermazione del fratello. Ma la sua vita fu troppo breve per vederne i frutti. Fu Johanna a raccogliere il testimone e a portare a termine un compito a prima vista impossibile. Nel 2016 il giornalista e scrittore argentino Camìlo Sanchez ha riportato alla ribalta la sua storia nel romanzo La vedova Van Gogh, edito da Marcos y Marcos. Nove anni prima, la pubblicazione in Italia per i tipi Abscondita della commossa e rigorosa biografia Vincent Van Gogh firmata proprio da Johanna. Tra queste pagine vediamo la giovane donna lottare contro “il disprezzo, le porte chiuse, la selva dei no”, la diffidenza verso un artista considerato “troppo moderno”, oppure semplicemente pazzo. Aprire la valigetta segreta di Theo e leggere, di notte, la fitta corrispondenza intessuta con Vincent. Riempire un diario perché il figlio, una volta cresciuto, possa conoscere dall’interno una storia d’arte e di famiglia. Pubblicare la corrispondenza tra i due fratelli, fare economie per incorniciare i dipinti, allestire mostre, contattare artisti, editori, collezionisti e mercanti.


Jo van Gogh-Bonger (a sinistra) in una foto d'epoca

Alla fine dell’Ottocento Johanna è una donna fuori dal comune. Nata in una famiglia benestante di Amsterdam, al contrario delle sue sorelle sceglie di studiare e si laurea in inglese. Si trasferisce a Londra per alcuni mesi, lavora nella biblioteca del British Museum, poi come insegnante e traduttrice. Si avvicina allo scrittore anticolonialista Multatuli e nel 1905 sarà tra le fondatrici del movimento socialista delle donne olandesi. Ma la sfida che la porta a occuparsi di Vincent ha a che fare fino a un certo punto con le sue qualità intellettuali. Quelle 600 lettere le legge e le rilegge per ritrovare Theo. Attraverso di lui amerà Van Gogh e la sua arte, incurante della gelosia che il pittore nutrì verso di lei, delle crisi violente con cui accolse la notizia del fidanzamento, le nozze e la nascita del bambino, battezzato Vincent Willem in suo onore. Lo fa per interesse? Difficile crederci fino in fondo.


Vincent van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 - Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890), Mandorlo in fiore, Febbraio 1890 | Courtesy Van Gogh Museum, Amsterdam

Il percorso è quello tracciato da Van Gogh nelle lettere: esporre il più possibile, vendere quanto serve a finanziare altre mostre, non disperdere l’opera.  E quando i mercanti iniziano a bussare alla sua porta, Johanna risponde invariabilmente: questi quadri non sono in vendita. In particolare si rifiuta di separarsi dalla serie dei Girasoli. Nel 1924 fa un’eccezione per la National Gallery di Londra: una decisione sofferta, che amplificherà enormemente la fama del cognato. L’anno successivo Johanna Bonger muore, lasciando al figlio Vincent Willem il dipinti che andranno a costituire la collezione del Van Gogh Museum di Amsterdam
 
Ma noi l’abbiamo lasciata nel piccolo appartamento di Parigi, china sulla corrispondenza che racconta il legame profondo ed esclusivo tra i due fratelli. Presto Johanna torna in Olanda, convince il padre a finanziare l’acquisto di una grande casa di campagna a Bussum, nei pressi di Amsterdam, e la trasforma in una locanda. I dipinti, i disegni, le stampe giapponesi di Vincent trovano posto sulle pareti, come in un museo. Gli artisti e gli intellettuali di Amsterdam la visitano sempre più spesso e la stampa inizia a interessarsi alla pittura di Van Gogh, come pure le gallerie. Le mostre si susseguono. Sono in molti a restare spiazzati dai colori accesi e dalle pennellate ruvide di Vincent, ma il programma di Johanna è strategico: rendere i quadri sempre più visibili a un pubblico sensibile e internazionale attraverso vendite mirate. Nel 1905 lo Stedelijk Museum di Amsterdam ospita la più ampia di queste retrospettive, con oltre 450 opere in mostra. Le quotazioni di Van Gogh salgono rapidamente. Lo stesso effetto sortisce la pubblicazione delle lettere tra Vincent e Theo nel 1914, appassionanti come un romanzo epistolare e al contempo fonte primaria di informazioni sull’artista: un testamento prezioso per critici e appassionati, che in quelle righe scopriranno senza filtri l’animo di Van Gogh e il senso delle sue opere. 

Le stesse lettere colpiranno al cuore un’altra donna, cruciale per la fortuna del pittore: la collezionista olandese Helene Kröller-Müller, che farà viaggiare l’opera per l’Europa e gli Stati Uniti, prima di esporla in via permanente al Kröller-Müller Museum di Otterlo, dal 1938 uno spazio in dialogo con la natura proprio come l’arte di Vincent.


Johan Cohen Gosschalk, Ritratto di Johanna Cohen-Gosschalk Bonger, che legge, 1906 circa, Amsterdam, Van Gogh Museum | Courtesy Vincent van Gogh Foundation | Johanna Gezina van Gogh-Bonger (Amsterdam, 4 ottobre 1862 - Laren, 2 settembre 1925), nell'agosto 1901 sposò Johan Cohen Gosschalk (1873 - 1912), un pittore di Amsterdam di cui rimase nuovamente vedova nel 1912. Nel 1914 Jo, fece traslare le spoglie di Theo da Utrecht a Auvers-sur-Oise, facendole interrare accanto alla tomba di suo fratello Vincent.