Fino al 22 dicembre alla Cardi Gallery
La moda negli scatti di Irving Penn
Irving Penn, Black and White Vogue Cover (Jean Patchett), New York, 1950 | Courtesy Condé Nast
Samantha De Martin
24/08/2021
Milano - “Posso essere ossessionato da qualsiasi cosa se la guardo abbastanza a lungo. Questa è la maledizione di essere un fotografo”.
Ossessioni che Irving Penn ha trasformato nell’alfa e nell’omega delle sue composizioni, facendo della grazia il nucleo di una ricerca personale che pone gli indigeni accanto alle modelle di Vogue, le voluttuose nature morte al cospetto di Picasso.
Il fotografo, filosofo, umanista americano che ha catturato con il suo obiettivo storie diverse, raccontando di viaggi, incontri e ricerche antropologiche, sarà alla Cardi Gallery di Milano per condividere con il pubblico la complessità della sua opera.
Il percorso espositivo, in programma dal 9 settembre al 22 dicembre e in collaborazione con The Irving Penn Foundation, coinvolgerà i due piani della galleria, abbracciando la fotografia di moda, che ha reso celebre Penn, ma soprattutto il legame speciale con l’Italia, capitolo al quale sarà interamente dedicato il primo piano.
Irving Penn, Sophia Loren, New York, 1959 | Courtesy Condé Nast
L’esposizione, che accoglie lavori realizzati dal fotografo tra gli anni Quaranta e i Novanta, ripercorre nella quasi totalità la carriera artistica del maestro che, nel 1967, creò un piccolo studio fotografico da viaggio, con il quale era in grado di fotografare sullo stesso scenario in ogni condizione e parte del mondo.
Il figlio di migranti ebrei russi, che, in seguito agli studi di pittura, iniziò a lavorare come artista per la rivista di moda Harper’s Bazaar - all’epoca guidata dal suo ex insegnante, il leggendario Alexey Brodovitch - per poi passare, negli anni Quaranta, ad American Vogue, “cambiò radicalmente il modo in cui la gente vedeva il mondo, e la nostra percezione del bello”. Rompendo con le convenzioni, Penn utilizzò la fotografia come un artista, espandendo il potenziale creativo del mezzo in un’era in cui l’immagine fotografica era vista principalmente come mezzo di comunicazione.
Oltre 150 copertine realizzate per Vogue, editoriali all’avanguardia, celebrati per la loro semplicità formale, l’uso della luce caratterizzano la rivoluzione firmata dall’intellettuale in grado di plasmare l’etica nella sua immagine, rivendicando la dignità di tutti gli esseri umani, e non solo, semplicemente appellandosi alla loro unicità.
Irving Penn, Still Life with Triangle and Red Eraser, New York, 1985 | Courtesy The Irving Penn Foundation
L’appuntamento milanese dal titolo semplice, Irving Penn, riunisce lavori chiave che collocano l’opera del fotografo nel contesto di vari soggetti artistici, sociali e politici. Alcuni dei suoi contenuti più iconici, scattati in studio e in esterna, spaziano dalle accattivanti immagini delle star a impressioni del mondo naturale, dai rifiuti abbandonati in strada alle surreali nature morte, a testimonianza della sua costante ricerca di autenticità.
L’esposizione alla Cardi Gallery traccia così un itinerario attraverso l’ispirazione dell’artista, mettendo in evidenza la sua capacità di portare alla luce la bellezza di ambienti dall’estetica calma e minimalista attraverso un linguaggio visivo distillato, avvolto da una disarmante eleganza.
"La fotografia è solo lo stadio attuale della storia visiva dell’uomo" scriveva Penn. Una presa di coscienza che i visitatori potranno condividere in occasione della mostra, la prima opportunità offerta al pubblico milanese in oltre trent’anni di incontrare e comprendere la complessità dell’opera dell’artista americano.
Leggi anche:
• Irving Penn
• Cinque mostre per un'estate nel segno della fotografia
Ossessioni che Irving Penn ha trasformato nell’alfa e nell’omega delle sue composizioni, facendo della grazia il nucleo di una ricerca personale che pone gli indigeni accanto alle modelle di Vogue, le voluttuose nature morte al cospetto di Picasso.
Il fotografo, filosofo, umanista americano che ha catturato con il suo obiettivo storie diverse, raccontando di viaggi, incontri e ricerche antropologiche, sarà alla Cardi Gallery di Milano per condividere con il pubblico la complessità della sua opera.
Il percorso espositivo, in programma dal 9 settembre al 22 dicembre e in collaborazione con The Irving Penn Foundation, coinvolgerà i due piani della galleria, abbracciando la fotografia di moda, che ha reso celebre Penn, ma soprattutto il legame speciale con l’Italia, capitolo al quale sarà interamente dedicato il primo piano.
Irving Penn, Sophia Loren, New York, 1959 | Courtesy Condé Nast
L’esposizione, che accoglie lavori realizzati dal fotografo tra gli anni Quaranta e i Novanta, ripercorre nella quasi totalità la carriera artistica del maestro che, nel 1967, creò un piccolo studio fotografico da viaggio, con il quale era in grado di fotografare sullo stesso scenario in ogni condizione e parte del mondo.
Il figlio di migranti ebrei russi, che, in seguito agli studi di pittura, iniziò a lavorare come artista per la rivista di moda Harper’s Bazaar - all’epoca guidata dal suo ex insegnante, il leggendario Alexey Brodovitch - per poi passare, negli anni Quaranta, ad American Vogue, “cambiò radicalmente il modo in cui la gente vedeva il mondo, e la nostra percezione del bello”. Rompendo con le convenzioni, Penn utilizzò la fotografia come un artista, espandendo il potenziale creativo del mezzo in un’era in cui l’immagine fotografica era vista principalmente come mezzo di comunicazione.
Oltre 150 copertine realizzate per Vogue, editoriali all’avanguardia, celebrati per la loro semplicità formale, l’uso della luce caratterizzano la rivoluzione firmata dall’intellettuale in grado di plasmare l’etica nella sua immagine, rivendicando la dignità di tutti gli esseri umani, e non solo, semplicemente appellandosi alla loro unicità.
Irving Penn, Still Life with Triangle and Red Eraser, New York, 1985 | Courtesy The Irving Penn Foundation
L’appuntamento milanese dal titolo semplice, Irving Penn, riunisce lavori chiave che collocano l’opera del fotografo nel contesto di vari soggetti artistici, sociali e politici. Alcuni dei suoi contenuti più iconici, scattati in studio e in esterna, spaziano dalle accattivanti immagini delle star a impressioni del mondo naturale, dai rifiuti abbandonati in strada alle surreali nature morte, a testimonianza della sua costante ricerca di autenticità.
L’esposizione alla Cardi Gallery traccia così un itinerario attraverso l’ispirazione dell’artista, mettendo in evidenza la sua capacità di portare alla luce la bellezza di ambienti dall’estetica calma e minimalista attraverso un linguaggio visivo distillato, avvolto da una disarmante eleganza.
"La fotografia è solo lo stadio attuale della storia visiva dell’uomo" scriveva Penn. Una presa di coscienza che i visitatori potranno condividere in occasione della mostra, la prima opportunità offerta al pubblico milanese in oltre trent’anni di incontrare e comprendere la complessità dell’opera dell’artista americano.
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