Alla Fondazione Zeffirelli dal 28 maggio

Un nuovo volo su Solaris: Tarkovskij e i pittori russi

Fondazione Franco Zeffirelli | Un nuovo volo su Solaris
 

Francesca Grego

13/03/2018

Firenze - Una navicella spaziale è pronta ad atterrare su Firenze: è quella di Solaris (1972), capolavoro cinematografico di Andrej Tarkovskij in cui la fantascienza incontra le radici profonde, gli interrogativi cruciali dell’esistenza umana.
Nel suo Nuovo Volo dalla Russia alla Toscana, l’astronave è generosa dispensatrice di doni. Dal 28 maggio prossimo, insieme a significativi frammenti del film di Tarkovskij, porterà infatti negli spazi della Fondazione Franco Zeffirelli dipinti e sculture provenienti dall’importante collezione privata di Natalia Opaleva e dal Museo Anatolij Zverev di Mosca: un osservatorio privilegiato sul lavoro degli artisti che, nei decenni centrali del Novecento, trovarono il coraggio di proseguire le proprie ricerche senza allinearsi alle direttive del regime sovietico.
Se nella navicella del film si ammiravano storici capolavori della pittura occidentale al suono della musica di Bach, al Complesso Monumentale di San Firenze andrà in scena il dialogo tra il grande regista e i suoi contemporanei russi impegnati sul fronte delle arti visive.
 FOTO: Un nuovo volo su Solaris
Un progetto che viene da lontano, come raccontano Natalia Opaleva, direttore generale del Museo AZ nonché produttrice della mostra, e Polina Lobachevskaja, curatrice del Museo:
Un nuovo volo su Solaris è l’ultima parte della trilogia che abbiamo dedicato ad Andrej Tarkovskij e ai suoi contemporanei, artisti della così detta ‘arte non ufficiale’, tra il 2016 e il 2017.
Alla fine degli anni Cinquanta e Sessanta del ХХ secolo la Russia fu teatro di una grande rinascita delle arti figurative. Gli artisti inclusi nella collezione del Museo AZ hanno il merito di aver ricostruito il legame con le avanguardie di inizio Novecento, e nel contempo di aver inscritto l’arte russa nel contesto generale della cultura europea. Uno degli astri luminosi di questa generazione era Andrej Tarkovskij”.
 
Quali erano gli altri capitoli della Trilogia e come è nata la collaborazione con la Fondazione Zeffirelli?
“Il nostro primo progetto ‘Preveggenza’ era dedicato al film di Tarkovskij Stalker. È stato presentato all’Elettroteatro Stanislavskij di Mosca nel giugno del 2016, nel trentesimo anniversario dell’avaria alla centrale nucleare di Cernobyl. Nel film di Tarkovskij, come nelle opere di Pyotr Belenok presentate nella mostra, sono state anticipate, alcuni anni prima della catastrofe, le sue conseguenze, dimostrando ancora una volta che i grandi maestri hanno il dono di prevedere il futuro.
Nel secondo progetto ‘Salto nel passato’, realizzato nel Nuovo Spazio del Teatro delle Nazioni, abbiamo raccontato come due grandi artisti, Tarkovskij e Dmitrij Pavlinskij, trovarono contemporaneamente ispirazione nella storia della Russia antica. Ciascuno di loro ha dovuto immergersi nel passato per presentare al mondo il valore e l’unicità dell’arte russa. È stato proprio questo evento, costruito intorno al film di Tarkovskij Andrej Rublev, ad attirare l’attenzione dei nostri futuri partner della Fondazione Franco Zeffirelli. Ci hanno proposto di presentarlo a Firenze ma, dopo aver visto il palazzo con le opere del maestro Zeffirelli e la magnifica sala che ci è stata messa a disposizione, abbiamo deciso di creare un progetto espositivo concepito appositamente per questo spazio. Così è nato ‘Un nuovo volo su Solaris’. Presentandolo al raffinato pubblico italiano vorremmo parlare dei nostri eccezionali artisti - Anatolij Zverev, Dmitri Pavlinskij, Dmitri Krasnopevtsev, Lidia Masterkova, Ernst Neizvestnij - e continuare il dialogo tra la cultura russa e quella italiana”.
 
Cosa accomuna Andrej Tarkovskij e i pittori non conformisti come Anatolij Zverev? Come dialogheranno tra loro nello spazio espositivo del Complesso di San Firenze?
“Andrej Tarkovskij, Anatolij Zverev e altri esponenti dell’arte russa non ufficiale avevano tutti una spiccata personalità: ognuno di loro era dotato di forte carattere e di pensiero indipendente. Ciò che li univa era l’amore per la libertà: il rispetto per l’individuo, l’impossibilità di sottomettersi alla censura e di esistere inquadrati nell’ideologia.
Nello spazio espositivo fiorentino i protagonisti e le loro opere si inseriranno tutti in una media installazione contemporanea che l’ideatrice e curatrice Polina Lobachevskaja, il responsabile dell’allestimento Gennadij Sinev, il media-artistAlexandr Dolghin e la collezionista Natalia Opaleva dedicano al film Solaris”.

In Solaris l’arte sembra rappresentare una delle poche ancore di salvezza di fronte al caos e alla perdita di tutti i punti fermi. Nell’epoca del “nuovo volo” può ancora avere questa funzione?
“Questa domanda svela il principale paradosso della nostra epoca: a che cosa attribuire valore e attualità proprio adesso? Avremmo potuto celebrare valori eterni non soggetti al tempo. Era quella l’arte che difendeva Andrej Tarkovskij: l’antichità greca, il Rinascimento, la grande letteratura classica. Al contrario, l’arte russa della metà del ХХ secolo che presentiamo a Firenze è complessa, piena di contraddizioni e di ambiguità. Pone delle domande non solo su ciò che è bello ed eterno, ma anche sull’imperfezione della vita, sulla sete di libertà, sul tragico, sulla forza e sulla debolezza umana. Rappresenta sempre una drammatica ricerca, che non può prescindere dal dubbio. Probabilmente quest’arte non si misura con le leggi dell’eternità. Però è viva, emozionante, moderna. Ed è in questo che consiste per noi il suo valore.
 
Cosa rappresentano nella Russia contemporanea Zverev e Tarkovskij?
“Andrej Tarkovskij è un classico riconosciuto del cinema che ha dato al mondo una serie di capolavori ed è ormai entrato nella storia della cinematografia mondiale.
Anatolij Zverev è un vero artista del popolo, diventato famoso già prima della sua morte. Tutta Mosca lo conosceva e lo amava, quasi in ogni famiglia c’è una traccia lasciata da Zverev, un suo disegno, un paesaggio, il ritratto della padrona di casa o di un animale domestico. Le sue opere erano apprezzate nel giro dei collezionisti e dei pittori, ma anche tra medici e diplomatici. È conosciuto e ricordato ancora adesso da tanta gente che visita il Museo AZ. Speriamo che nel prossimo futuro anche l’opera di Tarkovskij possa avere un suo museo”.
 
Quali sono i prossimi obiettivi del Museo AZ? C’è ancora l’Italia nel suo futuro?
“Quest’anno festeggiamo i primi tre anni del Museo. Per l’occasione stiamo preparando la mostra ‘Zverev Gala’, che vedrà esposte 287 opere dell’artista. Ma il nome stesso ‘AZ Museum’ sottolinea che il nostro interesse ha un respiro più ampio: non solo Zverev, ma anche altri eccellenti interpreti della seconda metà del Novecento, uniti dal concetto di ‘arte non ufficiale’.
Quello con la Fondazione Franco Zeffirelli è il nostro primo progetto internazionale, siamo molto orgogliosi di questa collaborazione e speriamo che le nostre strade si incrocino anche in futuro
Oltre a custodire una vasta collezione, il Museo è impegnato in attività di ricerca sulle opere dei nostri artisti e sull’epoca a cui appartengono. In questo contesto presenta buone prospettive la collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha un programma dedicato allo studio dell’arte russa”.
 
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