Giuditta Sin rievoca le Muse di Boldini
Dal 30 Maggio 2019 al 30 Maggio 2019
Ferrara
Luogo: Palazzo dei Diamanti
Indirizzo: Corso Ercole I d'Este 21
Orari: 11 - 14
Curatori: Barbara Vincenzi
Enti promotori:
- White Paper Art
- La Stanza di Lucrezia
- Blood Brothers
- Sangue Blu Event
E-Mail info: lastanzadilucrezia@outlook.it
Sito ufficiale: http://https://sites.google.com/view/lastanzadilucrezia/conferenze-reading-eventi/tableau-vivant-boldini
Per le strade del centro storico di Ferrara si aggira una vera Musa di Boldini. Vestita in abito da sera nero ricamato, con l’ampio cappello ornato di nastri e piume di struzzo, e ombrellino nero, in stile Belle Époque. La modella dai tratti delicati, la corporatura esile e la pelle bianchissima, è Gabriella Giuditta Infelise in arte Giuditta Sin.
Protagonista di una performance itinerante, tra Piazza Castello e Via Ercole I D’Este, fino al Palazzo dei Diamanti, la curatrice Barbara Vincenzi e il fotografo Vittorio Colamussi, seguono la musa venuta in vista alla mostra Boldini e la moda, per omaggiare il pittore a cui si è ispirata per il suo happening a sorpresa.
L’abito indossato da Giuditta Sin si ispira alla marchesa Casati, non solo nelle forme, ma nell’iconografia che ne rappresenta tutt’oggi: nel desiderio di divenire lei stessa un'opera d'arte e fonte poetica di molti artisti.
Nata a Chicago e residente ormai da anni a Roma Giuditta inizia dalla danza classica, prosegue il suo percorso con spettacoli di burlesque. Via via sia avvicina sempre più all’arte che interpreta come musa e modella; in questo ambito ha da poco indossato i panni di Paolina Borghese ispirando l'artista Angelo Cricchi nel suo video casting su Canova. I diversi atti performativi che ha concepito in questi ultimi anni, la mettono in relazione, come lei stessa specifica, con l’arte pura e i Tableau vivant. Si è esibita in vari Festival, da New York a New Orleans a Berlino, oltre che in molte città italiane.
Intervista di Barbara Vincenzi
Le chiedo perché rievocare una Musa di Boldini?
La sua risposta è semplice: si sente affine al periodo storico che va dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Trenta de Novecento. Lasso di tempo in cui si immedesima maggiormente per stile ed eleganza. Giuditta Sin considera Boldini alla stregua di un fotografo di moda odierno. Il pittore ferrarese è difatti noto nella Parigi di fin de siècle, per aver ritratto le élite cosmopolite alla moda, tanto da rendersi interprete di un’epoca e da celebrarne ambizioni e raffinato narcisismo, e Giuditta sembra proprio incarnare le donne che Boldini ha celebrato nei suoi dipinti.
Le chiedo cosa vuol suscitare nei suoi happening?
Mi risponde che le sue performance sono create per destabilizzare con delicatezza e meravigliare il pubblico. L’abito indossato e la modella, si fanno portavoce di messaggi che vogliono richiamare all’eleganza e alla bellezza, sottendendo a significati più profondi: in un’epoca in cui la bellezza è frutto di chirurgia estetica e di sovrastrutture mediatiche, Giuditta Sin vuole restituire la femminilità di un passato recente, fatta di raffinatezza, di guanti di seta, cappellini e abiti armoniosi e aggraziati.
In tutte le sue performance evita l’aggressività, per regalarci un linguaggio estetico che mira alla sensibilità e al fascino femminile. L’arte pura, è dunque per lei uno stato di grazia: entrare in un ruolo storico o in un’azione artistica, ha sempre a che fare con la destrutturazione di qualcosa di esistente, e Giuditta Sin sceglie di sfiorare lo spettatore attraverso il bello, la carezza, per sorprendere positivamente.
Attento e scrupoloso il fotografo Vittorio Colamussi riesce a cogliere l’essenza della musa: le foto fermano le pose accattivanti di Giuditta davanti ai dipinti e i suoi tableaux vivant diventano, scatto dopo scatto, quadri nel quadro.
Si ringraziano per il supporto l’associazione White Paper Art e la galleria ferrarese La Stanza di Lucrezia, i Blood Brothers e Sangue Blu Event.
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