Design People Milano - Patrizia Moroso. Fumetti, design, arte e farfalle

© Ph. Alessandro Paderni | Patrizia Moroso

 

Dal 20 Giugno 2019 al 20 Giugno 2019

Milano

Luogo: Triennale Milano

Indirizzo: viale Emilio Alemagna 6

Orari: ore 20.30



Patrizia Moroso è un unicum, una figura rara e inconfondibile nel panorama
internazionale del design e della cultura artistica.

Agostino Moroso e Diana Mansutti nel 1952 fondano vicino a Udine
l’azienda di imbottiti che porta il nome di famiglia. Patrizia viene al mondo
pochi anni dopo, in questa fiduciosa e intraprendente Italia del dopoguerra
che porterà al boom economico e ai capolavori del design degli anni ’60.
A vent’anni si trasferisce a Bologna dove si iscrive alla nuova e lungimirante
facoltà di Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo, il DAMS degli
anni d’oro, che nel 1975 chiama Umberto Eco a insegnare semiotica. Suoi
compagni di studi e di vita sono, tra gli altri, Andrea Pazienza, Igort e gli
artisti del collettivo Valvoline le cui attività spaziano tra fumetto, arte, design,
pittura, moda, musica.
Dopo un periodo sabbatico di viaggi e lavori entra nell’azienda di famiglia a
metà degli anni ottanta, assieme al fratello Roberto, e sul fertile DNA
friulano di buona manifattura semi-artigianale, Patrizia innesta i semi del
design e della cultura internazionale.
Con i suoi grandi occhi d’acqua aperti sul mondo, Patrizia si fa portatrice di
segni e messaggi nuovi, incontra progettisti di forte personalità e per prima
ne intuisce il non comune potenziale.

Già nel 1988 a Londra, nella mitica Chalk Farm, inizia a lavorare con Ron
Arad, allora artista del metallo che per lei firma la sua prima collezione di
sedute imbottite. Dieci anni dopo scopre la giovane Patricia Urquiola, che
lavorava presso rinomati studi milanesi, le dà l’opportunità di disegnare i
primi prodotti col suo nome e, di fatto, l’avvia a quella carriera che oggi la
riconosce come star mondiale del design.
Nel frattempo, durante uno shooting di lavoro, Patrizia incontra un fotografo
di origine senegalese con il quale in seguito si sposerà e dalla cui unione
nascono tre figli, due maschi e una femmina, uno più bello dell’altro! E non
è un caso che la futura casa di famiglia, a Udine, venga poi disegnata
dall’Urquiola, perché tra le due ‘patrizie’ si stabilisce nel tempo un’amicizia
inossidabile.
Con tenacia e sorrisi Patrizia in trent’anni di attività genera una sorta di
ecosistema Moroso, una glocal reality, un ‘Friulmondo’ in grado di far
dialogare la sperduta località di Cavalicco di Tavagnacco con tutti i
continenti.
Attorno a lei, nel Friuli ricco di storia, aziende e design, nell’arco degli anni
si forma una rete di grafici, fotografi, scenografi, letterati che seguono la
comunicazione e in contemporanea è sempre Patrizia a scegliere e gestire i
44 designer internazionali che coi loro progetti danno vita a un’azienda
inimitabile.
Senza dimenticare l’arte, il Premio Moroso e altre storie ancora… che con
la testa, il cuore e il sorriso Patriza ci racconterà!

Patrizia Moroso. Art-director della Moroso S.p.a., azienda di famiglia specializzata nella
produzione di divani, poltrone e complementi d’arredo, entra operativamente nel
management alla metà degli anni ottanta e in pochi anni trasforma l’azienda in un brand
leader del design internazionale.
Dotata di spiccato spirito creativo ed innovativo Patrizia ha nel suo dna una curiosità
insaziabile per tutte le forme artistiche che la porta ad essere in anticipo sui tempi. Già dal
1988 inizia a lavorare con Ron Arad che per lei firma la sua prima collezione di imbottiti;
risale invece al 1999 l’inizio della collaborazione con Patricia Urquiola, oggi star
dell’architettura e del design internazionale. Nel 2004 quella con Tord Boontje, oggi
direttore didattico del Royal College di Londra, mentre nel 2007 è la volta di Tokujin
Yoshioka nominato poco dopo designer dell’anno a Miami Basel.
Inoltre dal 2003 inizia a realizzare l’idea di collaborare con l’arte contemporanea,
l’installazione site specific dell’artista Michael Lin (allora ancora poco conosciuto) segna
l’inizio di questa nuova ricerca. Segue nel 2006 un lavoro con Tobias Reberger, consacrato
poi dalla Biennale arte di Venezia del 2009 con il Leone d’oro, e nel 2010 la più recente
con Francesco Simeti e Andrea Sala.

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