Rocco Genovese. Moduli e miti
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© Pitrone | Rocco Genovese, Artemide, 1977
Dal 28 Marzo 2014 al 11 Maggio 2014
Agrigento
Luogo: FAM - Fabbriche Chiaramontane
Indirizzo: piazza San Francesco 1
Orari: da martedì a domenica 10-13 / 16-20
Curatori: Marco Meneguzzo
Enti promotori:
- Comune di Agrigento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0922 27729
E-Mail info: melagrasso@tiscali.it
Sito ufficiale: http://www.ottocentosiciliano.it
Inaugurata alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento la mostra di scultura “Rocco Genovese. Moduli e Miti” (28 marzo > 11 maggio 2014), antologica a cura di Marco Meneguzzo dedicata allo scultore originario di Trapani ma romano d’adozione, la cui vicenda umana e professionale è stata bruscamente interrotta a soli 55 anni nel 1981.
“Una mostra – spiega Meneguzzo – che è una sorta di risarcimento alla memoria di Rocco Genovese, artista scomparso anzitempo, prima cioè che il suo linguaggio espressivo potesse essere elaborato e maturato da critica e pubblico. Genovese – aggiunge il curatore - elabora un tipo di scultura d’avanguardia in cui moduli geometrici purissimi da forme architettoniche diventano forme plastiche. Assistiamo alla conquista della tridimensionalità in cui la forma è sostanza che cresce in verticale. Siamo dinanzi all’ ”Essenza della scultura” che si fa colonna, albero, paesaggio: il ritorno al mito con un occhio moderno al movimento che, qui nella Valle dei Templi, rimandano alle colonne dei templi e alle sculture classiche. Di moduli è anche composto il ciclopico Telamone (480 a.C.) custodito nel Museo Archeologico di Agrigento”. La mostra di Genovese inaugura il cartellone 2014 delle Fabbriche Chiaramontane che avrà come secondo appuntamento quello con Ignazio Moncada (24 maggio > 27 luglio 2014) a cura di Francesco Tedeschi.
Quella di Rocco Genovese (Trapani 1925 – Roma 1981) è stata una sfortunata e prematura scomparsa che ha influenzato la percezione del linguaggio espressivo di Genovese la cui produzione sperimentale, già negli anni Sessanta/Settanta, aveva raccolto gli elogi della migliore critica d’arte romana. Da Enrico Crispolti a Filiberto Menna, da Maurizio Fagiolo dell’Arco a Lorenza Trucchi, a Luigi Paolo Finizio, a Emilio Villa in molti si erano accorti dell’attitudine plastica di Rocco Genovese – che frequentò a Roma Burri e il Gruppo Origine - e di questa “ipotesi di scultura dai tratti contemporaneamente tradizionali e nuovi, e comunque autonomi”, come spiega nel saggio il curatore Meneguzzo. Che aggiunge: “Morire giovani è un affronto insopportabile per il mondo dell’arte che non ha ancora messo a registro la tua produzione. Se a ciò si aggiunge poi un’esistenza appartata, un apprendistato prolungato e meditato, una vita da scultore (ben diversa da quella del pittore, se non altro per la quantità delle opere), si comprende bene perché la figura e l’arte di Genovese siano conosciute molto meno di quanto meriterebbero”. In mostra, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dal 28 marzo e fino all’11 maggio, sono una trentina di sculture in legno (mogano e pioppo multistrato) e in polimetacrilato colorato (la fortunata e pionieristica intuizione di Genovese), tre quadri e una serie di disegni e progetti a rilievo realizzati fra il 1962 e il 1979 e in prestito alle FAM dalla collezione privata degli eredi (i figli Manlio e Pino, quest’ultimo raffinato “interlocutore” di paesaggi con installazioni di Land Art), collezionisti privati e da enti pubblici, come il Comune di Anzio. Opere di Genovese, tra l’altro, sono state acquisite o donate a musei civici e privati. Dopo i temi astratti della prima produzione, Genovese si è spostato lentamente su posizioni formalmente più tradizionali, con sculture che, sin dal nome, evocano le figure della grecità e del mito - Dorico, Demetra, Ellenica, Pan – proprio mentre i suoi contemporanei cedono alla dissoluzione della forma. “Un andamento controcorrente – aggiunge Meneguzzo – quello di Genovese, certamente legittimo ma che forse gli ha alienato l’attenzione dei novatori, senza spingerlo nel novero dei custodi della tradizione”.
Alla mostra di Rocco Genovese alle FAM di Agrigento, organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, è dedicato un catalogo (Silvana Editoriale) con il saggio del curatore Marco Meneguzzo docente dell’Accademia di Brera a Milano e una raccolta di interventi critici. L’evento, che ha il patrocinio del Comune di Agrigento, è sostenuto da sponsor privati: Elenka, Benessere & Bellessere e Nuova Sport Car. Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Chiusi i lunedì (compreso quello di Pasqua).
Aperti nei seguenti rossi di calendario: Domenica di Pasqua (20 aprile), 25 Aprile e 1° Maggio.
“Una mostra – spiega Meneguzzo – che è una sorta di risarcimento alla memoria di Rocco Genovese, artista scomparso anzitempo, prima cioè che il suo linguaggio espressivo potesse essere elaborato e maturato da critica e pubblico. Genovese – aggiunge il curatore - elabora un tipo di scultura d’avanguardia in cui moduli geometrici purissimi da forme architettoniche diventano forme plastiche. Assistiamo alla conquista della tridimensionalità in cui la forma è sostanza che cresce in verticale. Siamo dinanzi all’ ”Essenza della scultura” che si fa colonna, albero, paesaggio: il ritorno al mito con un occhio moderno al movimento che, qui nella Valle dei Templi, rimandano alle colonne dei templi e alle sculture classiche. Di moduli è anche composto il ciclopico Telamone (480 a.C.) custodito nel Museo Archeologico di Agrigento”. La mostra di Genovese inaugura il cartellone 2014 delle Fabbriche Chiaramontane che avrà come secondo appuntamento quello con Ignazio Moncada (24 maggio > 27 luglio 2014) a cura di Francesco Tedeschi.
Quella di Rocco Genovese (Trapani 1925 – Roma 1981) è stata una sfortunata e prematura scomparsa che ha influenzato la percezione del linguaggio espressivo di Genovese la cui produzione sperimentale, già negli anni Sessanta/Settanta, aveva raccolto gli elogi della migliore critica d’arte romana. Da Enrico Crispolti a Filiberto Menna, da Maurizio Fagiolo dell’Arco a Lorenza Trucchi, a Luigi Paolo Finizio, a Emilio Villa in molti si erano accorti dell’attitudine plastica di Rocco Genovese – che frequentò a Roma Burri e il Gruppo Origine - e di questa “ipotesi di scultura dai tratti contemporaneamente tradizionali e nuovi, e comunque autonomi”, come spiega nel saggio il curatore Meneguzzo. Che aggiunge: “Morire giovani è un affronto insopportabile per il mondo dell’arte che non ha ancora messo a registro la tua produzione. Se a ciò si aggiunge poi un’esistenza appartata, un apprendistato prolungato e meditato, una vita da scultore (ben diversa da quella del pittore, se non altro per la quantità delle opere), si comprende bene perché la figura e l’arte di Genovese siano conosciute molto meno di quanto meriterebbero”. In mostra, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dal 28 marzo e fino all’11 maggio, sono una trentina di sculture in legno (mogano e pioppo multistrato) e in polimetacrilato colorato (la fortunata e pionieristica intuizione di Genovese), tre quadri e una serie di disegni e progetti a rilievo realizzati fra il 1962 e il 1979 e in prestito alle FAM dalla collezione privata degli eredi (i figli Manlio e Pino, quest’ultimo raffinato “interlocutore” di paesaggi con installazioni di Land Art), collezionisti privati e da enti pubblici, come il Comune di Anzio. Opere di Genovese, tra l’altro, sono state acquisite o donate a musei civici e privati. Dopo i temi astratti della prima produzione, Genovese si è spostato lentamente su posizioni formalmente più tradizionali, con sculture che, sin dal nome, evocano le figure della grecità e del mito - Dorico, Demetra, Ellenica, Pan – proprio mentre i suoi contemporanei cedono alla dissoluzione della forma. “Un andamento controcorrente – aggiunge Meneguzzo – quello di Genovese, certamente legittimo ma che forse gli ha alienato l’attenzione dei novatori, senza spingerlo nel novero dei custodi della tradizione”.
Alla mostra di Rocco Genovese alle FAM di Agrigento, organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, è dedicato un catalogo (Silvana Editoriale) con il saggio del curatore Marco Meneguzzo docente dell’Accademia di Brera a Milano e una raccolta di interventi critici. L’evento, che ha il patrocinio del Comune di Agrigento, è sostenuto da sponsor privati: Elenka, Benessere & Bellessere e Nuova Sport Car. Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Chiusi i lunedì (compreso quello di Pasqua).
Aperti nei seguenti rossi di calendario: Domenica di Pasqua (20 aprile), 25 Aprile e 1° Maggio.
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