Sara Berti
Dal 03 Ottobre 2021 al 24 Ottobre 2021
Zola Predosa | Bologna
Luogo: Ca’ la Ghironda – Sala delle Colonne
Indirizzo: Via Leonardo da Vinci 19, Ponte Ronca
Curatori: Laura Martinelli e Aurelia Nicolosi
S’inaugura domenica 3 ottobre alle ore 16.00 presso Ca la Ghironda – Sala delle Colonne di Ponte Ronca di Zola Predosa (Bo) la personale a cura di Laura Martinelli e Aurelia Nicolosi dell’artista bolognese di nascita e formazione Sara Berti che oggi vive e lavora in Ungheria, tanto che nel 2011 ha rappresentato l'arte italiana in Ungheria al padiglione Italia nel Mondo della 54.Biennale di Venezia.
La ricerca della Berti si focalizza sulla profondità e ineluttabilità di certi legami quali: il corpo e la mente, il visibile e l’invisibile, l’arte antica e quella contemporanea di cui le opere in mostra sono una sintesi dettagliata e privilegiata. Occorre, infatti, prestare uno sguardo attento alla lettura delle sculture, pitture e dei lavori realizzati con tecnica mista per scorgerne tutti i simboli e i rimandi al passato e al presente.
«Sara Berti – scrive Laura Martinelli, una delle due curatrici della mostra - ci racconta attraverso le sue opere un’unione costante tra corpo e anima, un legame profondo tra il visibile e l’invisibile, tra quello che vedono gli occhi rievocando la memoria e quello che sente l’anima attraverso i sentimenti, avvalendosi di forti richiami alla tradizione antica come l’utilizzo della sezione aurea, il principio applicato all’uomo vitruviano di Leonardo. Seguendo il percorso artistico di Sara Berti si percepisce fin dagli esordi l’esigenza dell’artista di tracciare nelle sue opere una linea di unione tra l’arte contemporanea e quella del passato: che questo debba avvenire con un richiamo tematico o la forma di un dettaglio non importa, ma ci deve essere perché tutte le opere sono lo specchio di Sara e Sara è così, alla ricerca di un equilibrio tra quello che sta vivendo e quello che vuole portare di sé dal passato. È molto interessante percepire il cambiamento dell’artista negli anni, vedere come i soggetti diventino più piccoli, più leggeri, come per poterli portare con sé nei suoi viaggi e nei suoi spostamenti tra un paese e l’altro. Se potessimo scomodare Aby Warburg e creare una nuova tavola di Mnemosyne con le ultime opere dell’artista troveremmo richiami alle tradizioni araba, turca e occidentale mischiati a stoffe, scotch e ad un utilizzo del colore evocativo. Nelle opere più recenti dell’artista le linee dei corpi si confondono diventando tutt’uno con gli sfondi arrivando a creare geometrie nuove, senza mai perdere il senso di leggerezza e di libertà e cercando una sorta di gioco con l’osservatore, mantenendo però sempre un equilibrio perfetto tra forme e anima».
La scelta dei materiali e delle tecniche di lavorazione degli stessi, oltre ai soggetti hanno un’importanza centrale nella ricerca dell’artista che riesce a creare delle stratificazioni asciutte di tradizioni e culture che ha avuto modo di conoscere vista la sua grande passione per i viaggi che dal 2008 l’ha portata a vivere a Budapest, a Berlino, poi a Izmir (Turchia), a Sharjah (Emirati Arabi Uniti) e di nuovo nel paese magiaro.
«Sara Berti – continua Aurelia Nicolosi, altra curatrice della mostra - è una giovane e talentuosa artista italiana, che è espressione di un’arte militante, testimonianza di positive contaminazioni, di un’elevazione spirituale che oltrepassa le frontiere e i limiti temporali per assurgere a valore universale. Le opere di Sara sono il frutto di una costante ricerca e maturazione in campo creativo, espressivo, culturale: spaziano dalla classicità (omaggio alla nostra preziosa tradizione scultorea) alla sperimentazione, con una variazione di materiali (bronzo, resine, plastica, metalli) che rendono le sculture delle opere vive, frutto di una radicata passione, di un’acuta osservazione e di una attenta sperimentazione. A contatto con le tradizioni di Paesi come la Germania, l’Ungheria, la Turchia e gli Emirati Arabi, vicini come aree d’influenza, ma lontane per quanto riguarda il concetto e l’evoluzione della rappresentazione iconografica, gli spunti e le riflessioni sono stati molteplici, si sono stratificati, fino a sublimare in composizioni straordinarie e accattivanti.
Il grido di dolore di Niccolò dell’Arca, la tensione emotiva dell’espressionismo tedesco, le costruzioni geometriche e le illusioni ottiche di Victor Vasarely, i motivi decorativi delle architetture e della manifattura araba, sono percepibili all’interno di un cammino che giunge fino all’impossibilità di modellare in fonderia, trovando un’alternativa ugualmente valida nella pittura e nel segno su carta. La mostra, così, vuole ripercorrere, un cammino complesso, irto di difficoltà, ma anche di grandi soddisfazioni, come la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, che segna uno dei tanti traguardi raggiunti precocemente, ai quali in futuro se ne aggiungeranno sicuramente degli altri, ugualmente prestigiosi e di indiscusso valore».
La mostra, organizzata in collaborazione con Fund4Art, è visitabile fino al 24 ottobre 2021 ed è patrocinata dal Comune di Zola Predosa – Assessorato alla Cultura, da Associazione Culturale - FM e da Ca’ la Ghironda – ModernArtMuseuem, dal Consolato On. Ungheria in Bologna e dall’ACIUER (Associazione Culturale ItaloUngherese Emilia Romagna).
La ricerca della Berti si focalizza sulla profondità e ineluttabilità di certi legami quali: il corpo e la mente, il visibile e l’invisibile, l’arte antica e quella contemporanea di cui le opere in mostra sono una sintesi dettagliata e privilegiata. Occorre, infatti, prestare uno sguardo attento alla lettura delle sculture, pitture e dei lavori realizzati con tecnica mista per scorgerne tutti i simboli e i rimandi al passato e al presente.
«Sara Berti – scrive Laura Martinelli, una delle due curatrici della mostra - ci racconta attraverso le sue opere un’unione costante tra corpo e anima, un legame profondo tra il visibile e l’invisibile, tra quello che vedono gli occhi rievocando la memoria e quello che sente l’anima attraverso i sentimenti, avvalendosi di forti richiami alla tradizione antica come l’utilizzo della sezione aurea, il principio applicato all’uomo vitruviano di Leonardo. Seguendo il percorso artistico di Sara Berti si percepisce fin dagli esordi l’esigenza dell’artista di tracciare nelle sue opere una linea di unione tra l’arte contemporanea e quella del passato: che questo debba avvenire con un richiamo tematico o la forma di un dettaglio non importa, ma ci deve essere perché tutte le opere sono lo specchio di Sara e Sara è così, alla ricerca di un equilibrio tra quello che sta vivendo e quello che vuole portare di sé dal passato. È molto interessante percepire il cambiamento dell’artista negli anni, vedere come i soggetti diventino più piccoli, più leggeri, come per poterli portare con sé nei suoi viaggi e nei suoi spostamenti tra un paese e l’altro. Se potessimo scomodare Aby Warburg e creare una nuova tavola di Mnemosyne con le ultime opere dell’artista troveremmo richiami alle tradizioni araba, turca e occidentale mischiati a stoffe, scotch e ad un utilizzo del colore evocativo. Nelle opere più recenti dell’artista le linee dei corpi si confondono diventando tutt’uno con gli sfondi arrivando a creare geometrie nuove, senza mai perdere il senso di leggerezza e di libertà e cercando una sorta di gioco con l’osservatore, mantenendo però sempre un equilibrio perfetto tra forme e anima».
La scelta dei materiali e delle tecniche di lavorazione degli stessi, oltre ai soggetti hanno un’importanza centrale nella ricerca dell’artista che riesce a creare delle stratificazioni asciutte di tradizioni e culture che ha avuto modo di conoscere vista la sua grande passione per i viaggi che dal 2008 l’ha portata a vivere a Budapest, a Berlino, poi a Izmir (Turchia), a Sharjah (Emirati Arabi Uniti) e di nuovo nel paese magiaro.
«Sara Berti – continua Aurelia Nicolosi, altra curatrice della mostra - è una giovane e talentuosa artista italiana, che è espressione di un’arte militante, testimonianza di positive contaminazioni, di un’elevazione spirituale che oltrepassa le frontiere e i limiti temporali per assurgere a valore universale. Le opere di Sara sono il frutto di una costante ricerca e maturazione in campo creativo, espressivo, culturale: spaziano dalla classicità (omaggio alla nostra preziosa tradizione scultorea) alla sperimentazione, con una variazione di materiali (bronzo, resine, plastica, metalli) che rendono le sculture delle opere vive, frutto di una radicata passione, di un’acuta osservazione e di una attenta sperimentazione. A contatto con le tradizioni di Paesi come la Germania, l’Ungheria, la Turchia e gli Emirati Arabi, vicini come aree d’influenza, ma lontane per quanto riguarda il concetto e l’evoluzione della rappresentazione iconografica, gli spunti e le riflessioni sono stati molteplici, si sono stratificati, fino a sublimare in composizioni straordinarie e accattivanti.
Il grido di dolore di Niccolò dell’Arca, la tensione emotiva dell’espressionismo tedesco, le costruzioni geometriche e le illusioni ottiche di Victor Vasarely, i motivi decorativi delle architetture e della manifattura araba, sono percepibili all’interno di un cammino che giunge fino all’impossibilità di modellare in fonderia, trovando un’alternativa ugualmente valida nella pittura e nel segno su carta. La mostra, così, vuole ripercorrere, un cammino complesso, irto di difficoltà, ma anche di grandi soddisfazioni, come la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, che segna uno dei tanti traguardi raggiunti precocemente, ai quali in futuro se ne aggiungeranno sicuramente degli altri, ugualmente prestigiosi e di indiscusso valore».
La mostra, organizzata in collaborazione con Fund4Art, è visitabile fino al 24 ottobre 2021 ed è patrocinata dal Comune di Zola Predosa – Assessorato alla Cultura, da Associazione Culturale - FM e da Ca’ la Ghironda – ModernArtMuseuem, dal Consolato On. Ungheria in Bologna e dall’ACIUER (Associazione Culturale ItaloUngherese Emilia Romagna).
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