A Roma un intervento a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro

La Morte di Adone sotto una nuova luce. L'affresco del Domenichino torna a Palazzo Farnese

Domenichino (Domenico Zampieri), Morte di Adone, affresco staccato, Roma, Palazzo Farnese | Foto: © Edoardo Loliva (2022) | Courtesy ICR-Istituto Centrale per il Restauro
 

Samantha De Martin

15/03/2022

Roma - Scesa con drammatico slancio dal cocchio dorato trainato da due cigni, le mani disperate tese verso il cielo, Venere raggiunge l’amato Adone che un cinghiale ha ferito a morte.
Cupido, due putti alati e il fedele cane del giovane morente assistono alla scena, incastonata dal pennello del Domenichino all’interno di un paesaggio collinare, tra i ciuffi d’erba e, in primo piano, l’anemone generato dal sangue della vittima.
Da ieri l’affresco staccato raffigurante la Morte di Adone è tornato a brillare a Palazzo Farnese, nella Sala delle Firme nell’appartamento dell’Ambasciatore di Francia, dopo aver recuperato l’originaria cromia grazie all’intervento a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), interamente finanziato, progettato ed eseguito dall’ICR, d’intesa con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.


Domenichino (Domenico Zampieri), Morte di Adone, Particolare dopo il restauro, affresco staccato, Roma, Palazzo Farnese | Foto: © Edoardo Loliva (2022) | Courtesy ICR-Istituto Centrale per il Restauro

“In questo periodo di guerra in Ucraina in cui si distrugge tanto oggi vediamo l’importanza della conservazione del patrimonio e della civiltà” ha sottolineato l’ambasciatore Christian Masset accogliendo nuovamente l’opera che, insieme agli altri due affreschi di questo ciclo, “rendono Palazzo Farnese quasi una pagina di storia dell’arte della pittura del Seicento bolognese’’, come ha ribadito la soprintendente Daniela Porro.

Dal Casino della Morte a Palazzo Farnese
In effetti l’opera è parte di un ciclo di tre affreschi realizzati dall’artista bolognese tra il 1603 e il 1604 nel cosiddetto Casino della Morte, un piccolo edificio fatto costruire dal cardinale Odoardo Farnese quale intima dépendance del monumentale palazzo di famiglia. Adagiato sulla sponda del Tevere, e così denominato per la sua vicinanza alla chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, il Casino era accessibile direttamente dal palazzo principale tramite l’arco che attraversa ancora oggi via Giulia. A decorarlo fu l’équipe di artisti diretta da Annibale Carracci, già impegnata nella realizzazione di numerose imprese decorative per la famiglia Farnese, prima fra tutte la celebre galleria del palazzo. È grazie ad Annibale che il giovane Domenichino riceve l’incarico di realizzare i tre affreschi per le volte delle due sale del piano terreno e della loggia che si apriva sul giardino.


Domenichino (Domenico Zampieri), Morte di Adone, Particolare dopo il restauro, affresco staccato, Roma, Palazzo Farnese | Foto: © Edoardo Loliva (2022) | Courtesy ICR-Istituto Centrale per il Restauro

La Morte di Adone faceva capolino proprio da qui, assieme agli altri soggetti narrati da Ovidio nelle Metamorfosi, Narciso alla fonte e Apollo e Giacinto. Gli affreschi del fervente fautore del classicismo rimasero ad abbellire il Casino della Morte fino al 1817, quando, su iniziativa del marchese Fuscaldo, erede delle proprietà Farnese, questi capolavori vennero distaccati da Pietro Palmaroli, uno dei più importanti restauratori europei del primo Ottocento, e, complice anche il loro cattivo stato di conservazione, trasferiti a Palazzo Farnese, in una sala adiacente alla Galleria dei Carracci.
Palmaroli aveva elaborato una variante metodologica rispetto alle consuete tecniche dello stacco a massello o dello strappo, che consentiva di rimuovere gli affreschi conservando un sottile strato dell’intonaco originale, facendo sì che il dipinto mantenesse le caratteristiche materiche proprie dell’affresco. Oggi i tre capolavori si trovano riuniti nella Sala delle Firme nell’appartamento dell’Ambasciatore.
L’intervento appena concluso sulla Morte di Adone segue quello, sempre a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro, avvenuto nel 2018 sul Narciso alla Fonte.


Domenichino (Domenico Zampieri), Morte di Adone, Particolare dopo il restauro, affresco staccato, Roma, Palazzo Farnese | Foto: © Edoardo Loliva (2022) | Courtesy ICR-Istituto Centrale per il Restauro

L'affresco ritrova i suoi antichi colori
Il restauro relativo alla Morte di Adone è stato eseguito nella ex chiesa di Santa Marta al Collegio Romano, adibita a laboratorio ICR, anche per allievi della Scuola dell’Istituto. 
Lo strato preparatorio originale dell’affresco è risultato composto da una malta di calce e pozzolana e la pellicola pittorica ha presentato una tavolozza ampia, con l’impiego di pigmenti preziosi.
Al suo arrivo in santa Marta, l’opera mostrava alcune deformazioni permanenti, gravemente fratturate. In corrispondenza di queste zone, oggetto di precedenti interventi di restauro, i ritocchi si presentavano spessi, alterati e debordanti sulla pellicola pittorica originale. Un ampio rifacimento a tempera interessava parte della figura di Venere, mentre l’intera superficie dipinta era offuscata da estese ridipinture e fissativi imbruniti.

Il restauro, al quale ha preso parte un gruppo di tecnici che ha operato in modo interdisciplinare, si è quindi incentrato sul recupero dell’originaria cromia del dipinto murale, ristabilendone i corretti valori tonali attraverso metodiche selettive di pulitura.


Domenichino (Domenico Zampieri), Morte di Adone, Particolare dopo il restauro, affresco staccato, Roma, Palazzo Farnese | Foto: © Edoardo Loliva (2022) | Courtesy ICR-Istituto Centrale per il Restauro

L'opera del Domenichino eccezionalmente visibile al pubblico
L'affresco appena restaurato sarà visibile al pubblico a Palazzo Farnese in occasione delle celebrazioni del 14 luglio e delle giornate del patrimonio a settembre.
Il Salone delle Firme (dove oggi si trova l’affresco) non rientra negli spazi aperti al pubblico durante le visite guidate organizzate a Palazzo Farnese nel resto dell’anno.

 Leggi anche:
• Le Korai di Medma stampate in 3D "rivivono" all' École française de Rome