Accenture investe sull’arte: un milione di euro per una buona idea. Intervista al Segretario Generale della Fondazione

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17/12/2012

Il patrimonio artistico e culturale italiano, realtà immensa e sfaccettata, frutto di secoli di storia, non è una presenza impegnativa, perfino un po’ ingombrante, che chiede l’impiego di fondi per essere conservata, tutelata, preservata, difesa, ma una risorsa di enorme portata, una fonte praticamente inesauribile di civiltà, conoscenza, educazione, sviluppo. In una parola, è una ricchezza, anche in termini di economia e di occupazione. L’unico impegno che richiede è quello della valorizzazione, nel rispetto delle sue grandi potenzialità. Da questi presupposti nasce “Ars. Arte che realizza occupazione sociale”, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Italiana Accenture, che destina un milione di euro alla migliore idea progettuale capace di incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore dei beni culturali. Abbiamo chiesto a Bruno Ambrosini, Segretario Generale della fondazione, di parlarci dell’iniziativa.

“La Fondazione Italiana Accenture è un’organizzazione no profit nata per promuovere l’innovazione a favore della collettività. Innovazione intesa in tutte le sue forme: scientifica, tecnologica, manageriale. Le tre grandi aree in cui opera la fondazione sono lo sviluppo sostenibile, l’educazione dei giovani e la cultura digitale. In questo quadro generale, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale nazionale è sempre stata una delle priorità. Ne è un esempio, tra i progetti principali, quello denominato DAM (ndr: Digital Asset Management/Depositi Archivi e Magazzini) realizzato per la Scala di Milano, che ha permesso di rendere fruibili in forma digitale gli archivi storici del teatro. Oltre a costituire una memoria storica, la digitalizzazione può essere di grande aiuto anche per i nuovi allestimenti: se, per fare un esempio, si presentasse la necessità di creare nuove scenografie o nuovi costumi ispirandosi agli esemplari del passato, come quelli della Callas o della Tebaldi, basterebbe accedere all’archivio e consultare i disegni e i bozzetti che vi sono conservati. E ora c’è il progetto Ars al quale si può partecipare attraverso la piattaforma di crowdsourcing IdeaTre60.”

Come nasce la piattaforma?

“La fondazione Accenture inizialmente ha avuto un comitato consultivo formato da accademici e da esperti interni. I progetti quindi erano autoprodotti, nel senso che nascevano con un approccio tradizionale, tipico delle fondazioni di impresa. Nel 2009, riflettendo sugli obiettivi delle nostre azioni, ci siamo detti: dal momento che i nostri progetti sono indirizzati alla collettività, perché non chiedere alla collettività stessa di indicarci in quali ambiti e in quali direzioni operare. Così, a marzo del 2010, è nata IdeaTre60 (ndr: www.ideatre60.it), una piattaforma partecipativa in cui si mette in gioco l’intelligenza collettiva. E’ una sorte di social media che consente al pubblico il dibattito e il confronto ma anche il lancio di idee progettuali. Dopodiché la fondazione prende l’impegno di realizzare e sostenere le migliori. In questi due anni e mezzo dalla sua nascita su IdeaTre60 sono state proposte circa cento idee progettuali che hanno coinvolto circa milleduecento soggetti. Quelle realizzate sono sei e riguardano ambiti diversi, come ad esempio l’educazione alimentare, il risanamento ambientale e l’integrazione nel mondo del lavoro di persone con disagi mentali”

A chi si rivolge il progetto “Ars. Arte che realizza occupazione sociale”?

“A tutti, cittadini italiani e stranieri residenti in Italia di qualsiasi età purché maggiorenni, in forma singola o in forma aggregata. Noi ci auguriamo, comunque, che il concorso possa essere utile soprattutto a favorire l’occupazione giovanile. I progetti saranno valutati e selezionati sia da una giuria online che da un comitato tecnico, costituito da esperti. Tra le prerogative richieste alle idee progettuali ce ne sono alcune particolarmente importanti: la sostenibilità, l’utilizzazione delle nuove tecnologie, la capacità di fare sistema e quella di attrarre interesse anche al di là dei confini nazionali, la replicabilità, il coinvolgimento di categorie deboli e di persone con disagi sociali e magari la capacità di creare nuove competenze e nuove professionalità. La Fondazione Accenture investe una cifra importante per questa iniziativa, una cifra che impegna gran parte delle risorse a disposizione per il prossimo anno ed è naturale quindi che tenga particolarmente a che il progetto vincente, quello che riceverà il contributo finanziario, il supporto e la consulenza dei nostri esperti per finalizzare il business plan, abbia tutte le potenzialità, tecniche e manageriali, per essere effettivamente realizzato, per funzionare e camminare poi con le proprie gambe e magari per ottenere ulteriori finanziamenti da parte di terzi. A questo proposito, un altro nostro auspicio è che tra tutti i progetti che saranno presentati e illustrati sulla piattaforma IdeaTre60 ce ne siano altri, oltre quello vincente, che possano attrarre l’attenzione di finanziatori per andare a compimento”.

Tutto lascia immaginare che, visto l’ambito in cui si colloca l’iniziativa, vale a dire un ambito che risente come pochi altri della crisi economica, ci sarà una risposta molto grande da parte del pubblico.

“E’ assolutamente così. In questi ultimi anni c’è stata una diminuzione evidente delle risorse messe a disposizione per il welfare da parte dello Stato. Proprio per questo è importante l’intervento dei privati, che non devono sostituirsi allo Stato ma lavorare in cooperazione per promuovere iniziative come la nostra. I settori di interesse sono tanti, dall’educazione alla sanità, non solo quello artistico. Per quanto riguarda il nostro concorso di idee, la risposta finora è stata veramente positiva. Basti pensare che nei primi tre giorni che sono seguiti alla presentazione ufficiale dell’iniziativa, durante gli Stati Generali del Volontariato Culturale che si sono tenuti lo scorso 3 dicembre, abbiamo avuto oltre 6000 pagine visitate sul sito di IdeaTre60. Questo dà la misura dell’interesse suscitato”.

Nicoletta Speltra















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