Enrico Greci docet
Dal 04 Luglio 2015 al 13 Settembre 2015
Latina
Luogo: Multisala Cinema Oxer
Indirizzo: viale Nervi 124
Orari: tutti i giorni 18 - 24
Curatori: Fabio D'Achille, Enrico Greci
Enti promotori:
- MAD Museo d'Arte Diffusa
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 393.3242424
E-Mail info: eventi@madarte.it
Sito ufficiale: http://www.madarte.it
Con la collettiva “Enrico Greci docet”, che sarà inaugurata sabato 4 luglio alle 19, prosegue la Rassegna CineMAD, con cui il Museo d’Arte Diffusa di Fabio D’Achille trasforma gli ambienti del Multisala Cinema Oxer di Viale Pier Luigi Nervi in una Galleria d’Arte Contemporanea ed evidenzia ancora una volta lo stretto connubio tra le diverse arti, in questo caso quella visiva e quella cinematografica. Innumerevoli, infatti, film ispirati alle vite di artisti o con scene in cui la fotografia e l’inquadratura rimandano a celebri dipinti e, a sua volta, il linguaggio cinematografico influenza tanta arte contemporanea, dalla pittura alla fotografia, sia nei temi che negli espedienti formali. Lo stesso Enrico Greci è noto per i suoi quadri con soggetti ripresi dai maggiori esponenti e attori della storia del cinema.
Dopo la mostra degli studenti del Liceo Artistico, inaugurata lo scorso anno, l’Oxer accoglie le opere di un’altra scuola, la CreatiVita di Greci. Esporranno gli allievi/artisti Annarita Tommasini, Bruna Baffa Scinelli, Tony Nasta, Chiara Spagnoli, Matilde Cianfoni, Mariella Torrice, Gianni Lanza, Rita Laurenti e Simonetta Rocca.
La collettiva a cura di Fabio D’Achille ed Enrico Greci resterà aperta al pubblico fino al 13 settembre 2015.
“Artisti si nasce o si diventa?” potrebbe chiedersi un visitatore di una mostra di allievi di una scuola di disegno e pittura. Si pone qui tutta una serie di problematiche da sempre indagate dalla Letteratura Artistica, dalla Critica d’Arte e prima ancora dagli artisti stessi.
Se il talento è qualcosa d’innato, è innegabile l’importanza della sua coltivazione attraverso lo studio e l’osservazione delle opere del passato, l’apprendimento delle tecniche, l’applicazione negli esercizi di stile: senza l’acquisizione di tutto ciò sarebbe impensabile la liberazione dell’estro individuale e l’espressione della creatività insita in ognuno sin dalla nascita. Non fu forse Picasso ad affermare “A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”? E solo dopo anni di studio e di Accademia vi riuscì e approdò a un linguaggio a dir poco sovversivo - il Cubismo- che aprì le porte all’Estetica dell’Avanguardia.
CreatiVita, questo il nome della scuola di Enrico Greci, lì a ribadire il ricongiungimento tra la vitale energia creativa e l’uomo, due elementi che, sebbene indissolubili, paradossalmente tendono a scindersi nel tempo, con il graduale passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Poco importa allora soffermarsi sulla descrizione delle tecniche e dei soggetti delle opere degli artisti/allievi; affascinante invece osservare come si svolga il processo che va dall’apprendimento di schemi tecnici acquisiti all’espressione istintiva del sé, ossia all’atto creativo vero e proprio. “Enrico Greci docet” trova dunque la sua ragion d’essere in quanto permette di assistere all’embrionale (ri)emergere della creatività, alla manifestazione dell’unicità personale attraverso il mezzo artistico.
Annarita Tommasini svela la natura del rapporto tra micro e macrocosmo, tra l’uno e il tutto, tra il particolare e l’universale, rapporto su cui –sembra dirci l’artista- si fonda l’essere.
Bruna Baffa Scinelli c’immerge in un lirismo bucolico legato ad antichi valori rupestri, in un’arcadica quiete di contro la frenesia metropolitana. La poetica lirica, delicata, pacata, è restituita invece da Mariella Torrice in una silenziosa e quasi schiva fragilità. All’opposto troviamo il dramma, il dolore, la sofferenza urlata e disperata che Gianni Lanza esterna con un realismo accentuato che s’impone prepotentemente allo sguardo grazie alla monumentalità ottenuta con una potente volumetria chiaroscurale, tipica delle più alte produzioni di un Mantegna o di un Signorelli, i cui fermenti troveranno la loro piena esplosione nella pittura michelangiolesca. Anche in Tony Nasta è presente una forte e cruda componente drammatica, legata però all’incisione nordeuropea dalle linee dure e secche, osservabile nella tensione che attraversa o meglio impregna ogni singolo tendine e muscolo sino a una deformazione del corpo.
Matilde Cianfoni sembra voler arrivare al cuore di ogni cosa attraverso un occhio indagatore e scrutatore, un’oggettività quasi scientifica dove poco importa il soggetto del quadro, poiché la rappresentazione è incentrata su un’analisi obiettiva.
Rita Laurenti, attraverso il connubio tra l’osservazione dettagliata delle espressioni dell’uomo ed elementi che ne identificano la provenienza geografica e sociale, intende forse comunicare la convivenza tra l’universalità delle emozioni e le peculiarità di ogni cultura.
Simonetta Rocca pare porci di fronte a un enigma accattivante e inquietante, c’immerge in un’atmosfera cupa e ammaliante dov’è difficile stabilire se tra concreto e immaginario, onirico e reale vi sia connubio o separazione; l’occhio ondeggia e si barcamena in un vano tentativo di decifrazione.
I lavori di Chiara Spagnoli sono impregnati di un’energia vitale che consente all’artista di scavare nei meandri dell’inconscio esplorandone anche gli aspetti più conturbanti. Spiazzante l’ironia con cui crea una commistione tra iconografia Pop e Iperrealismo, che apre interrogativi e spunti di discussione sul rapporto tra serialità e individuo, tra massificazione omologante e identità della persona.
È evidente dunque che “Enrico Greci docet” non è l’esposizione di una Scuola o Movimento Artistico, né tantomeno una carrellata di prove stilistiche o una sfilata di opere che illustrano le diverse tecniche artistiche, ma una mostra tutt’altro che didascalica, che afferma che l’estro creativo va stimolato, incoraggiato e alimentato anche con lo studio affinché si svincoli da ogni tipo di canone. E qui si concretizza il carattere Postmoderno dell’esposizione: senza distruzione non può esserci costruzione, e l’innovazione non può prescindere dalla conoscenza di regole e dallo studio del passato”. (Laura Cianfarani)
Enrico Greci
Diplomato all'Accademia di Belle Arti, vive e lavora a Latina.
Ha collaborato alla realizzazione di Sol Lewitt Wall Drawings e, con l'Associazione per l'Arte Contemporanea Zerynthia, ha assistito lo scenografo Ugo De Ana alla realizzazione di Lucrezia Borgia Scala di Milano. Ha realizzato molti progetti grafici, vanta diverse mostre personali e collettive.
Ultime esposizioni: Figurazione, Galleria Vista, Roma; Caratteri Diversi, Galleria Rosso Cinabro, Palombara Sabina (RM); Openart 2010, Sale Bramante Piazza del Popolo, Roma; è stato selezionato per il Concorso Internazionale Trofeo Città di New York 2010.
Ha collaborato con alcuni tra i maggiori esponenti dell’Arte Contemporanea: Michelangelo Pistoletto, Carla Accardi, Mario Merz.
Dopo la mostra degli studenti del Liceo Artistico, inaugurata lo scorso anno, l’Oxer accoglie le opere di un’altra scuola, la CreatiVita di Greci. Esporranno gli allievi/artisti Annarita Tommasini, Bruna Baffa Scinelli, Tony Nasta, Chiara Spagnoli, Matilde Cianfoni, Mariella Torrice, Gianni Lanza, Rita Laurenti e Simonetta Rocca.
La collettiva a cura di Fabio D’Achille ed Enrico Greci resterà aperta al pubblico fino al 13 settembre 2015.
“Artisti si nasce o si diventa?” potrebbe chiedersi un visitatore di una mostra di allievi di una scuola di disegno e pittura. Si pone qui tutta una serie di problematiche da sempre indagate dalla Letteratura Artistica, dalla Critica d’Arte e prima ancora dagli artisti stessi.
Se il talento è qualcosa d’innato, è innegabile l’importanza della sua coltivazione attraverso lo studio e l’osservazione delle opere del passato, l’apprendimento delle tecniche, l’applicazione negli esercizi di stile: senza l’acquisizione di tutto ciò sarebbe impensabile la liberazione dell’estro individuale e l’espressione della creatività insita in ognuno sin dalla nascita. Non fu forse Picasso ad affermare “A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”? E solo dopo anni di studio e di Accademia vi riuscì e approdò a un linguaggio a dir poco sovversivo - il Cubismo- che aprì le porte all’Estetica dell’Avanguardia.
CreatiVita, questo il nome della scuola di Enrico Greci, lì a ribadire il ricongiungimento tra la vitale energia creativa e l’uomo, due elementi che, sebbene indissolubili, paradossalmente tendono a scindersi nel tempo, con il graduale passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Poco importa allora soffermarsi sulla descrizione delle tecniche e dei soggetti delle opere degli artisti/allievi; affascinante invece osservare come si svolga il processo che va dall’apprendimento di schemi tecnici acquisiti all’espressione istintiva del sé, ossia all’atto creativo vero e proprio. “Enrico Greci docet” trova dunque la sua ragion d’essere in quanto permette di assistere all’embrionale (ri)emergere della creatività, alla manifestazione dell’unicità personale attraverso il mezzo artistico.
Annarita Tommasini svela la natura del rapporto tra micro e macrocosmo, tra l’uno e il tutto, tra il particolare e l’universale, rapporto su cui –sembra dirci l’artista- si fonda l’essere.
Bruna Baffa Scinelli c’immerge in un lirismo bucolico legato ad antichi valori rupestri, in un’arcadica quiete di contro la frenesia metropolitana. La poetica lirica, delicata, pacata, è restituita invece da Mariella Torrice in una silenziosa e quasi schiva fragilità. All’opposto troviamo il dramma, il dolore, la sofferenza urlata e disperata che Gianni Lanza esterna con un realismo accentuato che s’impone prepotentemente allo sguardo grazie alla monumentalità ottenuta con una potente volumetria chiaroscurale, tipica delle più alte produzioni di un Mantegna o di un Signorelli, i cui fermenti troveranno la loro piena esplosione nella pittura michelangiolesca. Anche in Tony Nasta è presente una forte e cruda componente drammatica, legata però all’incisione nordeuropea dalle linee dure e secche, osservabile nella tensione che attraversa o meglio impregna ogni singolo tendine e muscolo sino a una deformazione del corpo.
Matilde Cianfoni sembra voler arrivare al cuore di ogni cosa attraverso un occhio indagatore e scrutatore, un’oggettività quasi scientifica dove poco importa il soggetto del quadro, poiché la rappresentazione è incentrata su un’analisi obiettiva.
Rita Laurenti, attraverso il connubio tra l’osservazione dettagliata delle espressioni dell’uomo ed elementi che ne identificano la provenienza geografica e sociale, intende forse comunicare la convivenza tra l’universalità delle emozioni e le peculiarità di ogni cultura.
Simonetta Rocca pare porci di fronte a un enigma accattivante e inquietante, c’immerge in un’atmosfera cupa e ammaliante dov’è difficile stabilire se tra concreto e immaginario, onirico e reale vi sia connubio o separazione; l’occhio ondeggia e si barcamena in un vano tentativo di decifrazione.
I lavori di Chiara Spagnoli sono impregnati di un’energia vitale che consente all’artista di scavare nei meandri dell’inconscio esplorandone anche gli aspetti più conturbanti. Spiazzante l’ironia con cui crea una commistione tra iconografia Pop e Iperrealismo, che apre interrogativi e spunti di discussione sul rapporto tra serialità e individuo, tra massificazione omologante e identità della persona.
È evidente dunque che “Enrico Greci docet” non è l’esposizione di una Scuola o Movimento Artistico, né tantomeno una carrellata di prove stilistiche o una sfilata di opere che illustrano le diverse tecniche artistiche, ma una mostra tutt’altro che didascalica, che afferma che l’estro creativo va stimolato, incoraggiato e alimentato anche con lo studio affinché si svincoli da ogni tipo di canone. E qui si concretizza il carattere Postmoderno dell’esposizione: senza distruzione non può esserci costruzione, e l’innovazione non può prescindere dalla conoscenza di regole e dallo studio del passato”. (Laura Cianfarani)
Enrico Greci
Diplomato all'Accademia di Belle Arti, vive e lavora a Latina.
Ha collaborato alla realizzazione di Sol Lewitt Wall Drawings e, con l'Associazione per l'Arte Contemporanea Zerynthia, ha assistito lo scenografo Ugo De Ana alla realizzazione di Lucrezia Borgia Scala di Milano. Ha realizzato molti progetti grafici, vanta diverse mostre personali e collettive.
Ultime esposizioni: Figurazione, Galleria Vista, Roma; Caratteri Diversi, Galleria Rosso Cinabro, Palombara Sabina (RM); Openart 2010, Sale Bramante Piazza del Popolo, Roma; è stato selezionato per il Concorso Internazionale Trofeo Città di New York 2010.
Ha collaborato con alcuni tra i maggiori esponenti dell’Arte Contemporanea: Michelangelo Pistoletto, Carla Accardi, Mario Merz.
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