Rosa Didonna. La Sibilla Eritrea federiciana di Leverano

Dal 04 Luglio 2015 al 10 Luglio 2015
Leverano | Lecce
Luogo: Torre Federiciana
Indirizzo: centro storico
Enti promotori:
- Comune di Leverano
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 1843201
E-Mail info: info@globalartweb.org
Sito ufficiale: http://https://www.facebook.com/events/391918037662978/
La Sibilla che Rosa Didonna mette in scena si riferisce all’area Eritrea.
Secondo la tradizione, il titolo di Sibilla era attribuito alle donne capaci di interpretare la parola divina.
Consacratasi Sacerdotessa nell’Arte, Rosa Didonna assume la forza di un mito che dà vita al rinnovato interesse mediante l’insegnamento dell’arte di scrittura a leggiadre fanciulle.
Nulla sembra interrompere i giorni lontani della leggenda, quando il tetto merlato della torre cittadina si trasformò, come naturale conseguenza degli sferzanti zefiri e delle copiose piogge, in un giardino fiorito e rigoglioso, nel quale spiccava per dimensioni una bella pianta di zangune. Ancor oggi si rammenta il prodigio avvenuto in un giorno dedicato alla festività principale dell’anno, quando un asino fu condotto sulla sommità della torre per estirpare la piccola oasi pensile. Non appena il povero asino giunse sul posto, strabuzzò gli occhi e abbozzò un sorriso.
Pur colti da stupore, gli astanti, tra i quali il sindaco, non prestarono subito particolare importanza allo strano evento, ma ben presto compresero cosa stesse realmente accadendo al povero animale: infatti, l’asino smise all’improvviso di sferrare calci ragliando e, anziché trottare per addentare con avidità “lu zangune”, vacillò sul letto erboso della torre e si accasciò al suolo fino a spegnersi sull’arbusto tanto ambito.
Sibilla trasforma l’incantesimo di quel giorno in un magico stato di felicità. La leggendaria e nobile poetessa errante narra per i cittadini un acrostico scritto su foglie di zangune in onore dell’asino, rinnovando nella performance il richiamo alla liberazione ambita dall’asino nel tempo della leggenda.
Nel simbolico abbraccio rigenerante di una pala d’altare si concretizza la felicità nella profezia della Sibilla Eritrea federiciana .
Tra tutte le torri che svettano nella penisola salentina, una in particolare racchiude nella sua forma geometrica una raffinata eleganza. È la torre federiciana che da oltre 700 anni vigila imponente su Leverano (Lecce) la torre, realizzata nel XIII secolo, fa parte di un articolato sistema difensivo messo a punto da Federico II durante la dominazione sveva per monitorare la vicina costa ionica minacciata dalle incursioni piratesche.
La torre è un parallelepipedo a base quadrata ed è accessibile solo dal lato opposto alla piazza. Proprio su questa facciata, alcuni anni fa, è stata affiancata una scala in muratura per agevolare l’accesso al piano primo. Si tratta di una vera e propria “turris specula”, in grado di mettere in comunicazione non solo i capisaldi affacciati lungo le rive dell’Adriatico ma anche l’entroterra, grazie ad un alzato di ben trenta metri.
Secondo la tradizione, il titolo di Sibilla era attribuito alle donne capaci di interpretare la parola divina.
Consacratasi Sacerdotessa nell’Arte, Rosa Didonna assume la forza di un mito che dà vita al rinnovato interesse mediante l’insegnamento dell’arte di scrittura a leggiadre fanciulle.
Nulla sembra interrompere i giorni lontani della leggenda, quando il tetto merlato della torre cittadina si trasformò, come naturale conseguenza degli sferzanti zefiri e delle copiose piogge, in un giardino fiorito e rigoglioso, nel quale spiccava per dimensioni una bella pianta di zangune. Ancor oggi si rammenta il prodigio avvenuto in un giorno dedicato alla festività principale dell’anno, quando un asino fu condotto sulla sommità della torre per estirpare la piccola oasi pensile. Non appena il povero asino giunse sul posto, strabuzzò gli occhi e abbozzò un sorriso.
Pur colti da stupore, gli astanti, tra i quali il sindaco, non prestarono subito particolare importanza allo strano evento, ma ben presto compresero cosa stesse realmente accadendo al povero animale: infatti, l’asino smise all’improvviso di sferrare calci ragliando e, anziché trottare per addentare con avidità “lu zangune”, vacillò sul letto erboso della torre e si accasciò al suolo fino a spegnersi sull’arbusto tanto ambito.
Sibilla trasforma l’incantesimo di quel giorno in un magico stato di felicità. La leggendaria e nobile poetessa errante narra per i cittadini un acrostico scritto su foglie di zangune in onore dell’asino, rinnovando nella performance il richiamo alla liberazione ambita dall’asino nel tempo della leggenda.
Nel simbolico abbraccio rigenerante di una pala d’altare si concretizza la felicità nella profezia della Sibilla Eritrea federiciana .
Tra tutte le torri che svettano nella penisola salentina, una in particolare racchiude nella sua forma geometrica una raffinata eleganza. È la torre federiciana che da oltre 700 anni vigila imponente su Leverano (Lecce) la torre, realizzata nel XIII secolo, fa parte di un articolato sistema difensivo messo a punto da Federico II durante la dominazione sveva per monitorare la vicina costa ionica minacciata dalle incursioni piratesche.
La torre è un parallelepipedo a base quadrata ed è accessibile solo dal lato opposto alla piazza. Proprio su questa facciata, alcuni anni fa, è stata affiancata una scala in muratura per agevolare l’accesso al piano primo. Si tratta di una vera e propria “turris specula”, in grado di mettere in comunicazione non solo i capisaldi affacciati lungo le rive dell’Adriatico ma anche l’entroterra, grazie ad un alzato di ben trenta metri.
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