Intervista al presidente Antonio Coppola
Apre a Vicenza la Fondazione Coppola. E il Torrione medievale diventa scrigno di arte contemporanea
Veduta della mostra La Torre, Neo Rauch, Rosa Loy. Fondazione Coppola, Vicenza. Foto: © Francesco Castagna
Samantha De Martin
17/05/2019
Vicenza - “Per un collezionista ogni opera è un ricettacolo di memorie ed emozioni. È impossibile rinunciare a una qualsiasi di queste esperienze. L’arte del collezionare è un’attività che può essere coinvolgente e assorbire i nostri sentimenti più profondi. Ed è per questo che rinunciare a un’opera è un po’ come negare che queste esperienze tutte distinte tra di loro siano avvenute. Perciò per me è impossibile selezionare un gruppo ristretto di opere alle quali sono legato quasi in uguale misura”.
Ne è convinto Antonio Coppola, imprenditore vicentino, collezionista di arte contemporanea nonché presidente della Fondazione che porta il suo nome, e risponde così quando gli chiediamo quale sia la sua opera preferita, all’interno della sua collezione composta da un centinaio di lavori di artisti contemporanei.
Il 5 maggio scorso ha aperto i battenti la Fondazione Coppola in una sede d’eccezione, il Torrione di Vicenza, e con una mostra inaugurale d’effetto, la prima personale in Italia degli artisti Neo Rauche Rosa Loy.
Il progetto nasce per volontà di questo mecenate che ha acquistato e donato il Torrione medievale al Comune di Vicenza in cambio di un usufrutto di trent’anni, lo ha sottoposto a un meticoloso lavoro di restauro a cura dello studio UP3 Architetti Associati sotto l’attenta supervisione della Soprintendenza, restituendo, infine, alla città un bene pubblico diventato oggi un polo per l’arte contemporanea.
“Nonostante abbia un ottimo rapporto con la mia città - spiega Coppola - ho impiegato un po’ a far capire che un imprenditore può essere interessato anche a dare un contributo che esula dalla propria professione. Il Torrione è un simbolo che collega il presente alla storia. È un pretesto nobile per parlare di arte contemporanea in un posto nel quale meno te lo aspetteresti. Entri in un luogo imponente, e diciamo pure maestoso, che si ‘stacca’ dalla vita di tutti i giorni, per salire là dove puoi osservare il presente con un certo distacco. Una volta dentro avviene qualcosa di magico. Ti isoli dal presente, torni al passato e guardi di nuovo al presente da un punto di vista privilegiato sia fisicamente che allegoricamente”.
E in effetti, con i suoi 42 metri d’altezza, questo edificio sorto nel XII secolo come casa-torre - ampliato da Ezzelino da Romano, abbattuto dopo la morte del “tiranno” e poi ricostruito più grande con le fattezze di Castello a metà del Trecento, per essere venduto, nel Seicento, dalla Serenissima ai Valmarana - il Torrione regala uno sguardo a 360 gradi che abbraccia la Basilica Palladiana, il Duomo, i campanili.
Il percorso museale si snoda lungo tutto il corpo architettonico. Ad ogni livello sono stati installati pannelli illuminanti che esaltano volumi e spazi dell'edificio accogliendo le opere illuminate con un sistema a led.
Classe 1959, una formazione negli Stati Uniti, tra Harvard e Boston, membro onorario del Centennial Committee di Armory Show (New York), Antonio Coppola colleziona arte contemporanea, in particolar modo opere di pittori, da circa una decina d’anni: lavori di Uri Aran, Nina Canell, Haroon Mirza, Muntean & Rosenblum, Rosa Barba, Daniel Pitìn, Nicola Samorì, Markus Schinwald, Eva Kotatkova, Natahlie Djurberg e di molti altri artisti di rilievo nel panorama internazionale.
L’attività della Fondazione da lui presieduta sarà focalizzata sugli artisti della collezione ma non solo, nel tentativo di presentare opere di giovani emergenti, ma anche di artisti affermati, che hanno partecipato a esposizioni nazionali o all’estero ricevendo talvolta notevoli riconoscimenti.
Alle mostre si affiancheranno, presso la Fondazione, anche altre attività, come reading di poesia, eventi e visite guidate per le scuole.
“Ci saranno due mostre all’anno - spiega Coppola - più qualche piccolo show. Non c’è un calendario preciso. Stiamo definendo proprio in questi giorni la prossima esposizione”.
Poi spiega il perché della scelta incentrata su Neo Rauch e Rosa Loy, primi artisti ad essere esposti all'interno del Torrione con una serie di opere inedite, esposte fino al 31 agosto, appositamente pensate per questi spazi.
“Desideravo partire con uno statement importante. Rauch è uno dei pittori di riferimento nel panorama mondiale. Loy è un’esponente di spicco della scuola di Lipsia. Mi piaceva l’idea di invitarli per dare un segnale forte: si possono fare mostre rilevanti anche in periferia o in piccole città. Non bisogna per forza essere nelle grandi metropoli per far succedere le cose”. La mostra - il cui titolo, La Torre, vuole essere un richiamo alla potenza simbolica dell’edificio - si articola lungo i sei piani del complesso medievale, offrendo un dialogo tra le opere dei due artisti, un confronto tra le due poetiche e percorso di progressione dello spettatore verso l’ultimo piano. La figura della torre come elemento evocativo e rimando al racconto appare, inoltre, in molti dipinti di Neo Rauch e funge da richiamo all’immaginario popolare e fiabesco che da sempre alimenta le visioni dell’artista.
Figura di congiunzione tra diverse generazioni di artisti, punto di riferimento per i pittori che hanno fatto parte della Nuova Scuola di Lipsia, il pittore tedesco ha saputo rielaborare il suo linguaggio figurativo attraverso la contaminazione di diverse culture, dalle illustrazioni dei manifesti di propaganda della Germania Est alla cultura Pop, dal realismo energetico di artisti come Max Beckmann e Otto Dix alla concitazione narrativa dei grandi teleri di maestri rinascimentali come Tintoretto e Rubens.
Apparentemente più disteso, ma altrettanto onirico e ambiguo, è il linguaggio figurativo della moglie di Rauch, Rosa Loy, caratterizzato dalla figura del doppio femminile e dalla relazione enigmatica tra due figure che si muovono all’interno di un paesaggio intimo e familiare, dentro una casa o un giardino.
La mostra ospitata dalla Fondazione Coppola, patrocinata dal Comune di Vicenza e dal Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, si potrà visitare dal mercoledì alla domenica dalle 11 alle 18. Si consiglia la prenotazione, dal momento che la particolare conformazione architettonica del Torrione pone limiti di accesso.
Per informazioni www.fondazionecoppola.org/
Ne è convinto Antonio Coppola, imprenditore vicentino, collezionista di arte contemporanea nonché presidente della Fondazione che porta il suo nome, e risponde così quando gli chiediamo quale sia la sua opera preferita, all’interno della sua collezione composta da un centinaio di lavori di artisti contemporanei.
Il 5 maggio scorso ha aperto i battenti la Fondazione Coppola in una sede d’eccezione, il Torrione di Vicenza, e con una mostra inaugurale d’effetto, la prima personale in Italia degli artisti Neo Rauche Rosa Loy.
Il progetto nasce per volontà di questo mecenate che ha acquistato e donato il Torrione medievale al Comune di Vicenza in cambio di un usufrutto di trent’anni, lo ha sottoposto a un meticoloso lavoro di restauro a cura dello studio UP3 Architetti Associati sotto l’attenta supervisione della Soprintendenza, restituendo, infine, alla città un bene pubblico diventato oggi un polo per l’arte contemporanea.
“Nonostante abbia un ottimo rapporto con la mia città - spiega Coppola - ho impiegato un po’ a far capire che un imprenditore può essere interessato anche a dare un contributo che esula dalla propria professione. Il Torrione è un simbolo che collega il presente alla storia. È un pretesto nobile per parlare di arte contemporanea in un posto nel quale meno te lo aspetteresti. Entri in un luogo imponente, e diciamo pure maestoso, che si ‘stacca’ dalla vita di tutti i giorni, per salire là dove puoi osservare il presente con un certo distacco. Una volta dentro avviene qualcosa di magico. Ti isoli dal presente, torni al passato e guardi di nuovo al presente da un punto di vista privilegiato sia fisicamente che allegoricamente”.
E in effetti, con i suoi 42 metri d’altezza, questo edificio sorto nel XII secolo come casa-torre - ampliato da Ezzelino da Romano, abbattuto dopo la morte del “tiranno” e poi ricostruito più grande con le fattezze di Castello a metà del Trecento, per essere venduto, nel Seicento, dalla Serenissima ai Valmarana - il Torrione regala uno sguardo a 360 gradi che abbraccia la Basilica Palladiana, il Duomo, i campanili.
Il percorso museale si snoda lungo tutto il corpo architettonico. Ad ogni livello sono stati installati pannelli illuminanti che esaltano volumi e spazi dell'edificio accogliendo le opere illuminate con un sistema a led.
Classe 1959, una formazione negli Stati Uniti, tra Harvard e Boston, membro onorario del Centennial Committee di Armory Show (New York), Antonio Coppola colleziona arte contemporanea, in particolar modo opere di pittori, da circa una decina d’anni: lavori di Uri Aran, Nina Canell, Haroon Mirza, Muntean & Rosenblum, Rosa Barba, Daniel Pitìn, Nicola Samorì, Markus Schinwald, Eva Kotatkova, Natahlie Djurberg e di molti altri artisti di rilievo nel panorama internazionale.
L’attività della Fondazione da lui presieduta sarà focalizzata sugli artisti della collezione ma non solo, nel tentativo di presentare opere di giovani emergenti, ma anche di artisti affermati, che hanno partecipato a esposizioni nazionali o all’estero ricevendo talvolta notevoli riconoscimenti.
Alle mostre si affiancheranno, presso la Fondazione, anche altre attività, come reading di poesia, eventi e visite guidate per le scuole.
“Ci saranno due mostre all’anno - spiega Coppola - più qualche piccolo show. Non c’è un calendario preciso. Stiamo definendo proprio in questi giorni la prossima esposizione”.
Poi spiega il perché della scelta incentrata su Neo Rauch e Rosa Loy, primi artisti ad essere esposti all'interno del Torrione con una serie di opere inedite, esposte fino al 31 agosto, appositamente pensate per questi spazi.
“Desideravo partire con uno statement importante. Rauch è uno dei pittori di riferimento nel panorama mondiale. Loy è un’esponente di spicco della scuola di Lipsia. Mi piaceva l’idea di invitarli per dare un segnale forte: si possono fare mostre rilevanti anche in periferia o in piccole città. Non bisogna per forza essere nelle grandi metropoli per far succedere le cose”. La mostra - il cui titolo, La Torre, vuole essere un richiamo alla potenza simbolica dell’edificio - si articola lungo i sei piani del complesso medievale, offrendo un dialogo tra le opere dei due artisti, un confronto tra le due poetiche e percorso di progressione dello spettatore verso l’ultimo piano. La figura della torre come elemento evocativo e rimando al racconto appare, inoltre, in molti dipinti di Neo Rauch e funge da richiamo all’immaginario popolare e fiabesco che da sempre alimenta le visioni dell’artista.
Figura di congiunzione tra diverse generazioni di artisti, punto di riferimento per i pittori che hanno fatto parte della Nuova Scuola di Lipsia, il pittore tedesco ha saputo rielaborare il suo linguaggio figurativo attraverso la contaminazione di diverse culture, dalle illustrazioni dei manifesti di propaganda della Germania Est alla cultura Pop, dal realismo energetico di artisti come Max Beckmann e Otto Dix alla concitazione narrativa dei grandi teleri di maestri rinascimentali come Tintoretto e Rubens.
Apparentemente più disteso, ma altrettanto onirico e ambiguo, è il linguaggio figurativo della moglie di Rauch, Rosa Loy, caratterizzato dalla figura del doppio femminile e dalla relazione enigmatica tra due figure che si muovono all’interno di un paesaggio intimo e familiare, dentro una casa o un giardino.
La mostra ospitata dalla Fondazione Coppola, patrocinata dal Comune di Vicenza e dal Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, si potrà visitare dal mercoledì alla domenica dalle 11 alle 18. Si consiglia la prenotazione, dal momento che la particolare conformazione architettonica del Torrione pone limiti di accesso.
Per informazioni www.fondazionecoppola.org/
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