Dal 18 febbraio al 4 giugno a Palazzo Ducale
A Venezia le visioni di Hieronymus Bosch
																									Jheronimus Bosch, Trittico dei Santi Eremiti, 1493 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia
															
							Francesca Grego
16/02/2017
							Venezia -  A 500 anni dalla morte di Hieronymus Bosch, Venezia celebra il maestro fiammingo con una grande mostra. In scena i suoi unici tre lavori conservati in Italia: il Martirio di Santa Liberata, le Quattro Visioni dell’Aldilà e i Tre Santi Eremiti, appartenenti alle collezioni delle Gallerie dell’Accademia e recentemente riportati all’antico splendore da importanti interventi di restauro. 
Meraviglia e ricerca procedono di pari passo: all’irresistibile fascinazione per gli universi surreali di Bosch, il progetto unisce nuove acquisizioni sui suoi rapporti con l’arte e la cultura italiana, sulle origini e il significato delle opere di un artista enigmatico che non ha mai smesso di suscitare curiosità.
Jheronimus Bosch e Venezia non è solo un omaggio alla fantasia e alla perizia di un originalissimo interprete del Rinascimento europeo, ma anche un’immersione nel gusto cinquecentesco per l’onirico e il bizzarro, che trovò una delle sue massime espressioni nella collezione del cardinale veneziano Domenico Grimani. Visioni inquietanti, paesaggi che sembrano frutto di allucinazioni, creature immaginarie dalle forme grottesche furono ricercati lungo tutto il secolo e oltre per la loro capacità di suscitare stupore e fornire spunti di discussione nei cenacoli eruditi.

Agli spettacolari capolavori boschiani si aggiungono perciò circa 50 opere coeve, fra cui dipinti, incisioni, sculture e rari manoscritti miniati. Straordinari disegni e bulini di Albrecht Dürer, Pieter Bruegel, Lucas Cranach si accompagnano a fogli del corpus grafico leonardesco e al celebre Sogno di Marcantonio Raimondi, al Satiro che beve di Andrea Briosco detto il Riccio e al Calamaio in forma di mostro marino di Severo da Calzetta, piccoli oggetti mostruosi richiestissimi per ornare gli studioli dell’epoca. E poi dipinti dei numerosi epigoni di Bosch, che riempirono l’Europa ormai barocca di una pletora di visioni infernali e creature deformi, oggi in arrivo da importanti musei di Bruxelles, Vienna e Basilea.
Al termine del percorso, un’installazione di realtà aumentata invita il pubblico a immergersi negli anfratti dell’Inferno e del Paradiso delle Visioni dell’Aldilà, per un emozionante incontro ravvicinato con l’artista e con le sue chimere.
Allestita a Palazzo Ducale presso gli Appartamenti del Doge, la mostra sarà visitabile dal 18 febbraio al 4 giugno.
Vedi anche:
• Jheronymus Bosch e Venezia
• Guida d'arte di Venezia
						
						Meraviglia e ricerca procedono di pari passo: all’irresistibile fascinazione per gli universi surreali di Bosch, il progetto unisce nuove acquisizioni sui suoi rapporti con l’arte e la cultura italiana, sulle origini e il significato delle opere di un artista enigmatico che non ha mai smesso di suscitare curiosità.
Jheronimus Bosch e Venezia non è solo un omaggio alla fantasia e alla perizia di un originalissimo interprete del Rinascimento europeo, ma anche un’immersione nel gusto cinquecentesco per l’onirico e il bizzarro, che trovò una delle sue massime espressioni nella collezione del cardinale veneziano Domenico Grimani. Visioni inquietanti, paesaggi che sembrano frutto di allucinazioni, creature immaginarie dalle forme grottesche furono ricercati lungo tutto il secolo e oltre per la loro capacità di suscitare stupore e fornire spunti di discussione nei cenacoli eruditi.

Agli spettacolari capolavori boschiani si aggiungono perciò circa 50 opere coeve, fra cui dipinti, incisioni, sculture e rari manoscritti miniati. Straordinari disegni e bulini di Albrecht Dürer, Pieter Bruegel, Lucas Cranach si accompagnano a fogli del corpus grafico leonardesco e al celebre Sogno di Marcantonio Raimondi, al Satiro che beve di Andrea Briosco detto il Riccio e al Calamaio in forma di mostro marino di Severo da Calzetta, piccoli oggetti mostruosi richiestissimi per ornare gli studioli dell’epoca. E poi dipinti dei numerosi epigoni di Bosch, che riempirono l’Europa ormai barocca di una pletora di visioni infernali e creature deformi, oggi in arrivo da importanti musei di Bruxelles, Vienna e Basilea.
Al termine del percorso, un’installazione di realtà aumentata invita il pubblico a immergersi negli anfratti dell’Inferno e del Paradiso delle Visioni dell’Aldilà, per un emozionante incontro ravvicinato con l’artista e con le sue chimere.
Allestita a Palazzo Ducale presso gli Appartamenti del Doge, la mostra sarà visitabile dal 18 febbraio al 4 giugno.
Vedi anche:
• Jheronymus Bosch e Venezia
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