57ma Biennale di Venezia
Un Mondo Magico al Padiglione Italia
Biennale di Venezia |
Adelita Husni-Bey, Postcards of Desert
Francesca Grego
23/03/2017
Venezia - Tre grandi installazioni – ambientale, scultorea e video - dialogheranno con gli spazi monumentali del Padiglione Italia all’Arsenale nella 57ma edizione della Biennale di Venezia.
A legarle, l’attrazione per il magico e il fantastico condivisa dai giovani autori Giorgio Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey e Roberto Cuoghi. Artisti diversi tra loro per formazione e linguaggio artistico, ma vicini tra loro per sguardo cosmopolita e fascia d’età (sono tutti nati fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta).
Accomunati dalla “fascinazione per il potere trasformativo dell'immaginazione”, come spiega la curatrice Cecilia Alemani, i tre “creano nelle loro opere universi paralleli in cui abbondano riferimenti al magico, al fantastico e al favolistico, dando forma a complesse cosmologie personali".
Nulla a che fare con le solite immagini di streghe e incantesimi, né con tentazioni di fuga nell’irrazionale, come potrebbe suggerire il riferimento del titolo al libro dell’antropologo Ernesto De Martino (Il Mondo Magico, per l’appunto). Si tratta invece di una nuova esperienza della realtà, in cui “la magia è uno strumento attraverso il quale abitare il mondo in tutta la sua ricchezza e molteplicità”, aggiunge la Alemani.
Sono tre opere recenti a presentare gli artisti, il cui lavoro per la prossima Biennale è ancora top secret.
Un’installazione del 2010 (Untitled), per Giorgio Andreotta Calò, che riflette sulle trasformazioni del paesaggio allagando il proprio studio di Amsterdam e portando l’acqua al livello che avrebbe raggiunto se non fossero esistite le dighe.
Insieme alla rovina, l’acqua è uno dei fili conduttori della ricerca di Andreotta Calò, che intrattiene un legame speciale con la Laguna Veneta. Nelle architetture di Venezia, sua città natale, l’artista rintraccia un presagio di fine imminente, come negli scheletri di vecchie fabbriche, che nella sua opera acquistano il senso di relitti del passato.
“Un po’ sciamano, un po’ archeologo e antropologo”, Roberto Cuoghi si fa rappresentare da una miriade di granchi di ceramica, emblemi della sua attrazione per il tema della metamorfosi. Dopo aver sperimentato i mezzi espressivi più vari, dalla pittura all’animazione e all’installazione sonora, si concentra ora su sculture che incrociano tecniche tradizionali e nuove tecnologie, riproducendo quel mix di arcaico e futuristico che è una costante della sua opera.
Postcards of Desert è invece il video di Adelita Husni-Bey, artista italo libica basata a New York, che in questo progetto mostra tutto il suo interesse verso i processi di creazione collettiva. Sotto la sua regia, per tre settimane i bambini di una scuola parigina hanno governato da soli un’isola da loro stessi realizzata all’interno di un’aula, mettendo in evidenza le dinamiche che portano allo stabilirsi di relazioni di potere, emarginazione e solidarietà di gruppo.
Leggi anche:
- Biennale 2017: Viva Arte Viva!
- Nel Padiglione Francia l'arte incontra la musica
A legarle, l’attrazione per il magico e il fantastico condivisa dai giovani autori Giorgio Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey e Roberto Cuoghi. Artisti diversi tra loro per formazione e linguaggio artistico, ma vicini tra loro per sguardo cosmopolita e fascia d’età (sono tutti nati fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta).
Accomunati dalla “fascinazione per il potere trasformativo dell'immaginazione”, come spiega la curatrice Cecilia Alemani, i tre “creano nelle loro opere universi paralleli in cui abbondano riferimenti al magico, al fantastico e al favolistico, dando forma a complesse cosmologie personali".
Nulla a che fare con le solite immagini di streghe e incantesimi, né con tentazioni di fuga nell’irrazionale, come potrebbe suggerire il riferimento del titolo al libro dell’antropologo Ernesto De Martino (Il Mondo Magico, per l’appunto). Si tratta invece di una nuova esperienza della realtà, in cui “la magia è uno strumento attraverso il quale abitare il mondo in tutta la sua ricchezza e molteplicità”, aggiunge la Alemani.
Sono tre opere recenti a presentare gli artisti, il cui lavoro per la prossima Biennale è ancora top secret.
Un’installazione del 2010 (Untitled), per Giorgio Andreotta Calò, che riflette sulle trasformazioni del paesaggio allagando il proprio studio di Amsterdam e portando l’acqua al livello che avrebbe raggiunto se non fossero esistite le dighe.
Insieme alla rovina, l’acqua è uno dei fili conduttori della ricerca di Andreotta Calò, che intrattiene un legame speciale con la Laguna Veneta. Nelle architetture di Venezia, sua città natale, l’artista rintraccia un presagio di fine imminente, come negli scheletri di vecchie fabbriche, che nella sua opera acquistano il senso di relitti del passato.
“Un po’ sciamano, un po’ archeologo e antropologo”, Roberto Cuoghi si fa rappresentare da una miriade di granchi di ceramica, emblemi della sua attrazione per il tema della metamorfosi. Dopo aver sperimentato i mezzi espressivi più vari, dalla pittura all’animazione e all’installazione sonora, si concentra ora su sculture che incrociano tecniche tradizionali e nuove tecnologie, riproducendo quel mix di arcaico e futuristico che è una costante della sua opera.
Postcards of Desert è invece il video di Adelita Husni-Bey, artista italo libica basata a New York, che in questo progetto mostra tutto il suo interesse verso i processi di creazione collettiva. Sotto la sua regia, per tre settimane i bambini di una scuola parigina hanno governato da soli un’isola da loro stessi realizzata all’interno di un’aula, mettendo in evidenza le dinamiche che portano allo stabilirsi di relazioni di potere, emarginazione e solidarietà di gruppo.
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