A Reggio Emilia fino all'8 marzo 2020

What a Wonderful World: l'ornamento dall'antichità a Keith Haring

Roberto Marossi | Keith Haring, Untitled (Egypt), 1982, acrilico su carta, 100x130 cm. Milano, Collezione Consolandi 
 

Francesca Grego

20/11/2019

Reggio Emilia - Non solo bellezza ma un vero e proprio codice di comunicazione, presente nella vita dell'uomo fin dalla notte dei tempi: la lunga storia dell'ornamento va in scena a Reggio Emilia, in una mostra che riunisce natura e cultura, classicità e avanguardia, arte e vita quotidiana.
Arrivano da grandi collezioni come quelle del Victoria and Albert Museum di Londra, dell'Ermitage di San Pietroburgo, del Musée de Quai Branly di Parigi le opere in mostra fino all'8 marzo 2020 a Palazzo Magnani e ai Chiostri di San Pietro accanto ai prestiti degli Uffizi, della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, senza dimenticare esclusive raccolte private.

Il progetto complesso e ambizioso dei curatori Claudio Franzoni e Pierluca Nardoni tiene insieme duemila anni di storia indagando tra i significati profondi dell'ornamento, evidenziando motivi ricorrenti, esperienze locali e internazionali, trasformazioni, cesure e ritorni. In primo piano quell'intreccio di arte e vita quotidiana che pone la pratica della decorazione al cuore del nostro rapporto personale con la dimensione estetica. Sono oltre 200 gli oggetti testimoni di questa avventura: vasi attici e capitelli romanici, incisioni da Albrecht Dürer e Leonardo da Vinci, creazioni di William Morris e Alfons Mucha, per poi prendere il volo tra tendenze e sperimentazioni del Novecento con Pablo Picasso, Henri Matisse, Sonia Delaunay, Giacomo Balla, Maurits Kornelis Escher, Victor Vasarely, Andy Warhol, Keith Haring, Shirin Neshat e molti altri ancora.

Il viaggio prende il via dal mondo naturale, evidenziando come anche piante e animali rendano più appariscente il proprio aspetto in particolari circostanze, e dall'abitudine umana di adornare il proprio corpo fin dall'antichità. La natura resta una fonte di ispirazione capace di attraversare i secoli e le tendenze del momento, come testimonia l'affinità tra le decorazioni medievali e quelle ottocentesche del movimento inglese di Arts and Crafts. Uno spazio speciale è dedicato al contrasto, tra il XIX e il XX secolo, tra la fascinazione per l'ornamento di esperienze come quella dell'Art Nouveau e il rifiuto totale opposto dall'estetica modernista – da Adolf Loos a Le Corbusier – che si schiera a favore della pura funzionalità. Ma la forza dell'ornamento si insinua anche in culture visive apparentemente avverse, “contaminando”il Cubismo e il Futurismo, l'Astrattismo e perfino il Bauhaus. Nella seconda metà del secolo assistiamo perciò alla rivincita le forme decorative. Ma perché in questo ambito l'arte del Novecento ha attinto così spesso da culture lontane nello spazio e nel tempo? E quali sono i rapporti dell'ornamento con il regno immateriale della musica?
Per scoprirlo non resta che che visitarela mostra.

Frutto di un imponente lavoro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani (Marzia Faietti, Gerhard Wolf, Vanni Codeluppi, Marina Dacci e Walter Guadagnini), What a Wonderful World. La lunga storia dell'ornamento tra arte e natura è promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani e si avvale della collaborazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia Romagna, del Comune e della Provincia di Reggio Emilia.


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