Andy Warhol – LOVE POP – Icons and Masterpieces

Andy Warhol – LOVE POP – Icons and Masterpieces, Museo Civico di Palazzo Fulcis, Belluno

 

Dal 19 Aprile 2025 al 29 Giugno 2025

Belluno

Luogo: Museo Civico di Palazzo Fulcis

Indirizzo: Via Roma 28

Telefono per informazioni: +39 0437 913323

E-Mail info: prenotazionimuseo@comune.belluno.it

Sito ufficiale: http://www.andywarholbelluno.it


Aperta al pubblico sabato 19 aprile, resterà accessibile fino al 29 giugno prossimo la mostra “Andy Warhol – LOVE POP – Icons and Masterpieces”. Una monografica divulgativa che presenterà agli occhi dei visitatori una selezione di 117 soggetti selezionati, dall’ampio archivio della Collezione Rosini Gutman, per dare corpo ad un concept narrativo che si pone l’obiettivo non solo di documentare, ma anche di presentare un racconto più confidenziale dello spirito con cui Warhol ha vissuto, incarnato e influenzato la sua epoca e le generazioni a venire. “Ho conosciuto Andy Warhol nel 1975, ero appena un ragazzino, è stata una folgorazione che ha cambiato per sempre una parte importante della mia vita. È ogni volta una gioia per me spiega il curatore Granfranco Rosini - poter condividere più di cinquant’anni di studio sul campo. Le opere esposte, oltre che per il valore antologico, sono state scelte per i dettagli, gli aneddoti, i retroscena che ho avuto modo di conoscere direttamente grazie alle relazioni costruite direttamente con Warhol e i suoi collaboratori.” Il percorso espositivo in cui il visitatore andrà via via confrontandosi con le creazioni di Warhol, presenta non solo classici iconici, ma anche un’ampia selezione di soggetti scelti per raccontare l’evoluzione stilistica e tecnica dell’artista di Pittsburgh, approfondendo non solo la sua celebre produzione serigrafica, ma anche le tecniche meno note, i soggetti ricorrenti e le collaborazioni che hanno definito il suo linguaggio visivo. A differenza di altre mostre, che spesso cercano di catalogare l’immensità della produzione warholiana secondo criteri cronologici o tematici, questo percorso espositivo propone una vera e propria narrazione esperienziale.  La mostra è arrivata in terra bellunese grazie alla capillare azione di fundraising sul territorio condotta da Studio Suuing, che è riuscito a radunare attorno al progetto il sostegno di 24 imprese, in un’operazione definita, in conferenza stampa, di mecenatismo contemporaneo.
 
Un percorso espositivo che è anche un viaggio umano e tra epoche
La mostra prende forma come un racconto per immagini, costruito attorno al dialogo fra Warhol e i suoi contemporanei, fra memoria personale e storia dell’arte, fra unicità e ripetizione.  Non è la mostra delle gigantografie seriali, gli spazi di Palazzo Fulcis non lo consentono, ma piuttosto un racconto peculiare che si snoda, opera dopo opera, partendo dal punto di vista privilegiato di chi ha potuto conoscere personalmente Warhol e relazionarsi, negli anni, con il suo entourage e i suoi ambienti creativi.
Il risultato è una mostra dal tono autentico, emotivo, quasi confidenziale, che si riflette nell’allestimento e nella scelta dei pezzi esposti. L’obiettivo non è solo documentare, ma evocare lo spirito di Warhol, il suo sguardo sul mondo e la sua capacità di trasformare il quotidiano in icona.
 
E proprio in piena corrispondenza al concept con cui è stata creata la mostra, il percorso espositivo si apre con un documento di rara intensità simbolica: il programma originale per la messa funebre di Andy Warhol, celebrata il 1° aprile 1987 alla Cattedrale di San Patrizio a New York. Questo oggetto, selezionato come “soglia concettuale” della mostra, stabilisce fin da subito un tono riflessivo e profondo, ricollegandosi all’idea warholiana di Finzione come epitaffio esistenziale.
Al primo piano del museo, la mostra crea un raffinato dialogo con i grandi maestri del passato: tra le opere esposte spicca un omaggio al Rinascimento italiano, ispirato al San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello. Warhol isola un dettaglio del dipinto, trasformandolo in una visione astratta e potentemente pop, giocando con il colore e la forma per generare una nuova chiave di lettura iconografica.
Al secondo piano, prima di accedere al nucleo principale dell’esposizione, al terzo piano, il visitatore incontra un’elegante composizione floreale: un Kiku, crisantemo simbolo della Casa Imperiale giapponesepresentato in una versione realizzata per un catalogo, contenente opere uniche, creato in occasione di una importante mostra al Gendai Hanga Center di Tokyo; opera poi richiamata, al terzo piano, con l’esposizione di un’altrettanto unica versione con una protezione realizzata sempre con motivo in oro, su foglio trasparente. Questo passaggio introduce alla sala centrale, dove si articola la vera e propria costellazione warholiana curata da Rosini, un viaggio tra opere iconiche, memorabilia, ritratti e rarità, all’interno di una dimensione ideale che restituisce lo spirito vibrante e visionario della Factory.
 
 
Qualche anticipazione su alcune delle opere esposte al terzo piano
Nel cuore pulsante della mostra, situato al terzo piano di Palazzo Fulcis, si trovano alcune opere uniche su tela, vere gemme della produzione warholiana, selezionate anche per il legame personale tra l’artista e i soggetti ritratti o i collezionisti coinvolti. Una delle più suggestive, e davvero rara da vedere esposta, è il ritratto di Regina Schrecker, modella, stilista e musa di Warhol, che qui accoglie il pubblico con un’esplosione di colore e fascino pop.
Alle sue spalle, tra le altre opere, due magnifici ritratti di Liza Minnelli - altra grande amica di Warhol - completano un trittico di icone che raccontano non solo la storia dell’arte, ma anche quella dello spettacolo e della moda internazionale. L’esposizione è arricchita dalla copertina della rivista Interview e dalla cover dell’album della Carnegie Hall, che immortalano il carisma di Liza e il ruolo centrale di Warhol come catalizzatore della cultura pop.
Una menzione speciale va all’opera dedicata a Joseph Beuys, realizzata nel contesto della storica amicizia con Lucio Amelio, e a quella su Man Ray, altro grande innovatore dell’arte concettuale, qui rappresentato con una rara “Prova d’Artista” serigrafica proveniente dalla collezione personale di Giuliana Romani Adami, figura chiave anche nella vita del curatore.
Fanno parte della selezione, in mostra a Palazzo Fulcis (BL) fino al 29 giugno prossimo, anche icone assolute legate alla produzione di Warhol come la Sedia Elettrica, il Dollar Sign, le Campbell Soup, opere che incarnano i temi ricorrenti di Warhol: consumismo, bellezza, morte e desiderio. In mostra si trovano anche oggetti pop rari come il Campbell Soup Dress firmato, un Apron ottenuto da tessuti stampati con un errore cromatico, e la celebre Invitation Card dedicata a Marilyn Monroe utilizzata come invito per la mostra da Leo Castelli nel 1981.
In una delle teche, infine, spiccano il catalogo firmato da Warhol con disegno originale e l’Index Book con pop-up, che racchiudono lo spirito giocoso e irriverente di un artista che ha rivoluzionato per sempre il concetto stesso di opera d’arte.
 
 

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