Enchanted Bodies / Fetish for Freedom
Dal 07 Giugno 2018 al 09 Settembre 2018
Bergamo
Luogo: GAMeC
Indirizzo: via San Tomaso 53
Curatori: Bernardo Mosqueira
Sito ufficiale: http://www.gamec.it/it
Il 2018 segna un traguardo significativo nella storia della GAMeC: quest’anno cade, infatti, il quindicesimo anno dall’istituzione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize, l’importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30, ideato dalla Galleria nel 2003 con il sostegno della famiglia Bonaldi, nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi.
Sino dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra. Dal 2005 ha assunto cadenza biennale, alternando l’anno dell’assegnazione con quello della realizzazione del progetto vincitore, e ha visto l’affiancamento di un convegno – Qui. Enter Atlas – Simposio Internazionale di Curatori Emergenti – dedicato all’aggiornamento sulle strategie curatoriali, in ambito sia indipendente, sia istituzionale.
Un valore fermamente sostenuto dalla famiglia del collezionista, come sottolinea la figlia Giancarla Bonaldi: “L’amore per la cultura, la lungimiranza e la fiducia nel futuro sono sempre state alla base delle scelte di Lorenzo e della moglie Carla, sia nel lavoro che nelle passioni private, e proprio queste peculiarità hanno caratterizzato tutto il percorso del Premio. Grazie a iniziative come questa, tutti noi, famiglia e comunità, continuiamo a credere che sia possibile un mondo in cui scelte culturali così significative possano prevalere su quelle puramente economiche e in cui ai migliori vengano offerte opportunità concrete per raggiungere i propri obiettivi. E la risposta sempre entusiasta e competente dei giovani curatori è la migliore ricompensa al nostro impegno e alle nostre aspettative nel sostenere questa iniziativa”.
Il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte ha visto il coinvolgimento di artisti, critici, curatori, direttori di musei, collezionisti e realtà editoriali di settore provenienti da tutto il mondo, che hanno selezionato, ciascuno e per una sola edizione, un candidato chiamato a presentare un progetto di mostra inedito.
“Tanti giovani curatori hanno, nel corso di questi tre lustri, raccolto questa sfida e si sono messi in gioco con professionalità ed entusiasmo – ricorda Giancarla Bonaldi – e molti di loro hanno proprio qui, nella nostra città, dato il via a carriere di tutto rispetto nel mondo dell’arte”.
Tra questi, solo per citarne alcuni, November Paynter, vincitrice della prima edizione, attuale Director of Programs al Museum of Contemporary Art di Toronto; Andrea Viliani, vincitore della seconda edizione, Direttore del Museo MADRE di Napoli; Sam Korman, vincitore della settima edizione, Editore Associato della rivista ArtReview;Xiaoyu Weng, vincitrice dell'ottava edizione,
Curatore Associato d’Arte Cinese della Robert H. N. Ho Family Foundation del Guggenheim Museum di New York.
Il progetto Enchanted Bodies / Fetish for Freedom di Bernardo Mosqueira, fondatore e direttore dello spazio indipendente Solar dos Abacaxis di Rio de Janeiro, è stato premiato a maggio 2017 da una giuria internazionale che lo ha ritenuto “rispondente ai profondi mutamenti della società contemporanea e, al tempo stesso, in grado di leggere lo spazio espositivo in maniera assolutamente innovativa e insolita, mettendo lo spettatore al centro di un’esperienza attiva e in dialogo con le opere di numerosi artisti”.
Sviluppato indagando l'epistemologia e la cosmovisione della religione afro-brasiliana Candomblé, che riconosce la profonda influenza che gli oggetti possono avere sulla vita delle persone e su ciò che le circonda, la mostra esplora la possibilità umana di creare oggetti in grado di trasmettere un senso di libertà e di forza e pone in evidenza lacapacità tipica del corpo migrante di generare e trasmettere la propria cultura in Paesi diversi da quello di origine, divenendo al contempo fruitore delle culture con cui viene a contatto.
Dopo aver analizzato la permanenza e le trasformazioni del patrimonio africano nella cultura brasiliana in seguito alla diaspora e alla schiavitù, Mosqueira ha concepito un progetto che riunisce opere di 17 artisti internazionali diversi per provenienza, bagaglio culturale e ricerca artistica, ma accomunati dall’esperienza quotidiana della lontananza dal luogo di nascita, in quanto migranti temporanei, nomadi oppure profughi, deportati o esiliati: Abbas Akhavan, Tania Bruguera, Carolina Caycedo, Alia Farid, Meschac Gaba, Anawana Haloba, Rodrigo Hernández, Iman Issa, Tonico Lemos Auad, Maria Loboda, Daniel Steegmann Mangrané, Felipe Meres, Carlos Motta, Amalia Pica, Eric van Hove, Danh Vō e Haegue Yang.
Ciò che colpisce il visitatore, entrando nello spazio espositivo, è la posizione delle opere, disposte in modo da formare un’ellisse e circondate da stuoie di paglia tipiche degli spazi sacri della cultura afro-brasiliana. La disposizione dei lavori ricorda quella assunta dai partecipanti ai riti religiosi del Candomblé, e le stuoie stese sul pavimento offrono la possibilità di sostare nella sala e poterli contemplare senza limiti di tempo.
Mosqueira, infatti, ha immaginato lo Spazio Zero come uno spazio aperto che permette al visitatore di attivare un dialogo costruttivo con le opere esposte, portandolo al contempo a interrogarsi sulla possibile convivenza tra individui appartenenti a culture differenti. Anche in questo caso, l’ispirazione nasce dal Candomblé, che si è sviluppato quando gli schiavi provenienti da diverse nazioni africane – costretti a convivere – iniziarono a condividere le proprie conoscenze affinché la cultura di ciascuno potesse resistere alla violenza coloniale e sopravvivere nel tempo.
La mostra presenta lavori molto diversi tra loro – tra cui alcuni appositamente realizzati per l’occasione – che trattano tematiche universali, ricorrenti nella ricerca degli autori coinvolti nel progetto: migrazione, nazionalità, identità (Tania Bruguera, Meschac Gaba, Anawana Haloba, Eric van Hove, Danh Vō, Haegue Yang); il potere del linguaggio e della narrazione (Carolina Caycedo, Iman Issa, Tonico Lemos Auad, Maria Loboda, Carlos Motta Amalia Pica, Danh Vō); la trasformazione del corpo (Rodrigo Hernández, Daniel Steegmann Mangrané, Felipe Meres, Carlos Motta) e, naturalmente, la religione (Carolina Caycedo, Alia Farid, Carlos Motta, Haegue Yang). In particolare, questo tema – punto di partenza e fil rouge di tutto il progetto espositivo – è ravvisabile anche nella presenza di alcune piante di basilico, che completano l’allestimento: strettamente legate allo spirito più importante della religione Candomblé, Oxalá, queste piante intendono trasformare lo spazio in un luogo incantato, magnetico, per ricordare ai visitatori che il sacro può celarsi negli oggetti più comuni.
Opening 7 giugno h 19
Gli spazi della GAMeC saranno inoltre cornice di una serie di eventi collaterali dedicati a diverse fasce di pubblico.
Dalle 17:00 i Servizi Educativi offriranno ai giovanissimi appassionati d’arte contemporanea una preview speciale delle mostre riservata esclusivamente a loro, e la possibilità di partecipare a un laboratorio "diffuso" tra le sale espositive e il cortile esterno. L’attività è dedicata ai bambini dai 5 agli 11 anni e si snoderà anche nelle sale che negli ultimi anni hanno accolto le opere della Collezione, che dal 7 giugno cambieranno destinazione d’uso per ospitare una serie di attività promosse dai Servizi Educativi.
Sarà inoltre possibile prendere parte alle performance ideate da Tania Bruguera e Carolina Caycedo – artiste coinvolte nel progetto Enchanted Bodies / Fetish for Freedom – e da Myriam Lefkowitz, che coinvolgeranno attivamente il pubblico.
Durante la serata, il cortile del museo ospiterà l’evento Happening – After Opening, il party organizzato in collaborazione con GAMeC Cafè per festeggiare insieme la nuova programmazione, tra arte, happy hour e dj-set!
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