Lucerne con scene erotiche da necropoli di età romana. Tra ritualità della morte e piaceri della vita
Dal 29 Ottobre 2016 al 29 Ottobre 2016
San Giovanni in Persiceto | Bologna
Luogo: Sala proiezioni del Palazzo SS. Salvatore
Indirizzo: piazza Garibaldi 7
Enti promotori:
- Comune di San Giovanni in Persiceto
- Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 6812961
E-Mail info: bibliocroce@comunepersiceto.it
Sito ufficiale: http://www.archeobologna.beniculturali.it
C'è niente di più vitale e gioioso di due amanti uniti nell'estasi sessuale? Perché allora dovremmo stupirci di trovare nelle tombe romane lucerne con scene erotiche di tale potenza da far impallidire il kamasutra? Qui non si tratta di oscenità o lussuria: per i Romani il sesso era un aspetto della vita alla pari del gioco o del cibo, ed era quindi normale che i congiunti deponessero questi oggetti nelle tombe femminili a imperitura memoria dei momenti felici vissuti insieme.
Seguire la conferenza dell’archeologo della Soprintendenza, Donato Labate, significa viaggiare nella letizia, passando in rassegna alcune espressioni di un immaginario erotico che per i romani non si arrestava certo con la morte.
L’incontro proposto dal Comune di San Giovanni in Persiceto vuole illustrare la produzione e circolazione nel mondo romano di lucerne con scene erotiche rinvenute in contesti funerari di tutta Italia ma particolarmente frequenti in quelli regionali.
Sotto la guida di Labate il pubblico potrà conoscere usi, costumi e credenze legati alla sessualità nel mondo romano e ammirare alcuni esemplari di queste lucerne, simbolo del legame tra vita e morte, trovate nei corredi funebri che accompagnavano il defunto nel suo viaggio nell’aldilà.
Tra le più audaci e spettacolari, quella rinvenuta in una tomba di I sec. d.C. che raffigura un amplesso sul dorso di un asino (Modena, NoviSad) e quella con scena di sesso plurimo acrobatico, con iscrizione ironica, trovata a Cittanova (foto sopra).
Donato Labate
Laureato all’Università di Bologna con una tesi in Topografia dell’Italia Antica, ha condotto numerose ricerche archeologiche soprattutto in Emilia ed in Puglia. Come archeologo ha lavorato per 20 anni con il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. Dal 2005 lavora presso l'ex Soprintendenza Archeologica di Bologna, ora Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara .
È autore di circa 300 pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo. I suoi campi di interesse sono la topografia, la storia del popolamento antico, la produzione della ceramica e l’archeologia storica. Ha ideato e progettato il Museo della Ceramica di Fiorano ed il Museo delle Mummie di Roccapelago. Ha diretto e coordinato numerosi scavi tra i quali l’abitato dell’età del Bronzo di Montale e lo scavo del Parco Novi Sad di Modena, apportando un contributo importante alla loro valorizzazione. Nel Comune di San Giovanni in Persiceto ha diretto lo scavo della terramara della Crocetta.
Sabato 29 ottobre 2016 ore 16,30
Le indagini archeologiche condotte a Modena nell’area del Parco Novi Sad in occasione della realizzazione del parcheggio interrato, hanno messo in luce una ricca necropoli di età romana (I sec. a.C. - V sec. d.C.), ubicata nel suburbio di Mutina, con 290 tombe e 337 sepolture, due delle quali, ascrivibili al I secolo d.C., corredate di lucerne con scene erotiche.
Quella della Tomba 52 raffigura la scena abbastanza comune di un rapporto da tergo mentre quella della Tomba 152 (a destra) una rarissima scena di symplegma sul dorso di un asino itifallico. Quest’ultima quasi certamente proviene da una tomba femminile come suggerisce la presenza di un ago crinale in osso e di una probabile rocca a mano in ferro per la filatura.
Anche se rara, la presenza di instrumentum con scene erotiche in tombe femminili è testimoniata anche in altri contesti alto imperiali. Tanto per restare in ambito emiliano, in una tomba sempre nel modenese è stata rinvenuta una spintria con scena di phellatio, associata ad altri elementi di corredo, quali un ago crinale e pedine da gioco (Tomba 151, scavo Ferrovia Modena-Sassuolo), la Tomba 60 della necropoli di San Lazzaro a Reggio Emilia ha restituito, tra i vari oggetti del corredo come un ago crinale in osso e un anello (forse di fidanzamento) in bronzo, una lucerna con scena erotica con asino identica a quella della tomba di Novi Sad, mentre nella Tomba 12 della necropoli di Via Venturini, a Piacenza, è stata recuperata una lucerna con scena erotica (rapporto da tergo) associata a tre fusi in osso, una pedina da gioco, balsamari, incensieri su alto piede e altro ancora. L’analisi antropologica sui resti ossei della tomba piacentina ha rivelato trattarsi di una donna di età matura, tra i 40 e i 60 anni.
Al momento è indeterminato il sesso degli occupanti delle tombe a cremazione numero 52 di Novi Sad e numero 25 rinvenuta nel 1993 nella necropoli di Cittanova. Quest’ultima ha restituito un'altra inconsueta lucerna con una scena erotica: symplegma a quattro e per di più con iscrizione a commento (AD)IUVATE SODALES "aiutate(mi) compagni".
Anche di questa lucerna si conosce un solo inedito confronto da Forlimpopoli pervenuto da un recupero in contesto non funerario con iscrizione similare ADIUVATE ROGO SODALES "aiutate(mi) (vi) prego compagni".
L’iconografia della lucerna di Novi Sad, sembra derivare da una raffigurazione simile presente sulla ceramica aretina dell’atelier del ceramista P. Cornelius ma con due piccole varianti: la donna non masturba l’asino (come nell’esempio modenese) e quest’ultimo si ciba da un grande bacile-mangiatoia. La scena è stata interpretata come un symplegma fra Satiro e Ninfa a causa dell'ambientazione agreste. La scena della lucerna modenese è quindi da ritenere una rielaborazione umoristica derisoria e spregiudicata della scena, con Ninfa che masturba l’asino nell’atto di accoppiarsi con il Satiro.
La lucerna di Cittanova, con scena orgiastica o di sesso di gruppo, trova un confronto solo per quanto attiene l’iscrizione che compare associata alla rappresentazione di quattro amorini intenti a giocare con la clava di Ercole ed uno a bere da una coppa.
La scena, sulla base di confronti con altre fonti iconografiche, è da mettere in relazione al mito di Ercole ed Onfale, ovvero Ercole ebbro, vinto dall’amore, che abbandona la clava (in questo caso l’iscrizione ADIUVATE SODALES dovrebbe fare riferimento al sodalizio degli amorini finalizzato a far vincere Amore sulla Forza). La scena erotica della lucerna di Cittanova è forse da ritenere dissacrante, per il rimando con l’adiuvate sodales, al contesto raffinato di Ercole Ebbro ovvero della Forza che si piega ad Amore, reso, nella nostra lucerna, in senso umoristico: il personaggio sostenuto sulle braccia dei compagni, mentre la donna gli pratica la phellatio, chiede a questi di sostenerlo per evitare una rovinosa caduta. Una vignetta ironica, spudoratamente erotica, per stimolare lo stupore e strappare un sorriso.
La presenza di lucerne erotiche in contesti funerari, seppur femminili, se si esclude la valenza rituale connessa alla lucerna come elemento di corredo, è legata verosimilmente sia al rapporto affettivo di chi le ha possedute sia ai ricordi dei piaceri goduti in vita, preclusi indubbiamente nel mondo ultraterreno.
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