Antonello Ottonello. Bronzi

Antonello Ottonello, Bronzi

 

Dal 13 Giugno 2018 al 31 Agosto 2018

Cagliari

Luogo: MEM Mediateca del Mediterraneo

Indirizzo: via Goffredo Mameli 164

Orari: lunedì 9-13; dal martedì al sabato: 9-20; chiuso la domenica

Curatori: Musei Civici di Cagliari

Enti promotori:

  • Comune di Cagliari

E-Mail info: museicivici@comune.cagliari.it



La mostra personale di Antonello Ottonello "Bronzi" sarà inaugurata il giorno 13, alle ore 18.30, presso gli spazi adiacenti alla sala conferenze del primo piano della Mediateca del Mediterraneo di Cagliari. In occasione della mostra l'artista presenta la sua ultima produzione di bronzi dedicati al paesaggio minerario, tema che ha attraversato tutta la sua lunga carriera declinato in pitture, sculture, istallazioni. Curata dai Musei Civici di Cagliari, sotto il coordinamento dell'Arch. Paola Mura e presentata da Efisio Carbone, la mostra rientra nell'articolato programma di "Cagliari Paesaggio", progetto di valorizzazione ambientale e culturale che indaga il rapporto tra uomo e natura, alla sua seconda edizione. page1image3771520

Honneur aux maîtres ciseleurs!
(H. Berlioz, Benvenuto Cellini) page1image3763824page1image3763616 Ottonello ha la capacità di cantare un amore per tutta la vita. Il suo legame col mondo delle miniere, vissuto con grande empatia, si risolve in paesaggi di pietra che dalle peculiari viscere di un territorio votato allo sfruttamento del suolo si cristallizzano in forme assemblate, quasi fossero bassorilievi scolpiti dal vento. Quando a scorrere è l'acqua le opere si trasformano in grandi bacili, sacri lavacri su cui specchiarsi in assorte riflessioni. Dalle eroiche rappresentazioni di Sassu alle intime meditazioni di Ciusa Romagna, fino alle sperimentazioni antropologiche dei video di Casula, la miniera è stata tema cercato, voluto, invocato. Nel Sulcis, in particolare, ha regolato l'esistenza di intere generazioni mosse tra la sofferenza e l'amore, sentimenti contrastanti come la natura selvatica e ferita di questa parte dell'isola. Ottonello torna alla miniera con dodici fusioni in bronzo, bassorilievi tondi simili a grandi medaglie che attraggono e sorprendono per l'antica te nobile tecnica a fusione ormai sempre più rara nel mondo dell'arte. Sulla superficie i verdi del fragile scisto sono trasformati in spigolosità immutabili. Questi bronzi non rappresentano "immagini" ma lasciano immaginare rappresentazioni; ecco perché è facile che la pietra diventi luogo e il luogo punto privilegiato da cui contemplare il cielo attraversato da chiarori lunari. E.C.

Antonello Ottonello è nato a Cagliari il 13 giugno 1948. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Cagliari si è diplomato nel 1974 all'Accademia di Belle Arti di Roma. Le sue prime esperienze lavorative si sono svolte nel mondo del teatro, come scenografo, costumista e attore della compagnia di Mario Ricci. Negli stessi anni intraprende il suo percorso artistico che risente fortemente delle esperienze teatrali. Gli elementi principali delle prime opere sono le stesse tarlatane usate per le scenografie, talvolta di proporzioni gigantesche, a riecheggiare sipari, e intrise di colori accesi. Rientra in Sardegna nei primi anni '80. Nel 1989 la Galleria Comunale d'Arte di Cagliari, in occasione della riapertura a seguito dei lavori di ristrutturazione, dedica all’artista una personale delle sue Tarlatane. Lo stesso anno partecipa alla collettiva di grafica presso l'Hotel de Ville di Strasburgo, La memoire et les images. Nel 1992 Ottonello partecipa all'Expo di Siviglia, nell'ambito di Cerdeña Isla de Colores, con un opera ispirata al mondo minerario, cui sarà dedicata, nel 1993, la personale Ingurtosu. Da quel mondo attinge materiali (carbone, minerali, pietre) e suggestioni (gli edifici dell'archeologia industriale) che si traducono in opere di grande forza espressiva. Negli ultimi anni, la ricerca materica unita alla riflessione ecologista lo hanno portato a utilizzare (e, letteralmente, a ricercare) elementi espressivi della terra in cui vive, i colori naturali, le piante ma anche la sabbia, le polveri o gli scarti di miniera. Le tinte utilizzate contengono solo pigmenti naturali e le sue opere riflettono la preoccupazione per il rapido mutamento climatico, per la progressiva e inesorabile desertificazione. E allora dalle spaccature della terra emergono piante cactacee, le cui spine trafiggono la juta, in cuscini su cui nessuno potrà dormire, o riuniscono lembi di tele strappate.

Orario: lunedì 9-13; dal martedì al sabato: 9-20; chiuso la domenica 

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