Carmelo Nicotra. Le ragioni della leggerezza

Carmelo Nicotra, Im-possible to graft, 2017

 

Dal 28 Dicembre 2018 al 24 Gennaio 2019

Catania

Luogo: Spazio BOCS

Indirizzo: via Grimaldi 150

Orari: ingresso gratuito

Curatori: Lorenzo Bruni

Costo del biglietto: Visite su appuntamento

Telefono per informazioni: +39 328 866 47 36

E-Mail info: info@bebocs.it

Sito ufficiale: http://www.bebocs.it



Lo spazio BOCS di Catania presenta venerdì 28 dicembre alle ore 18,00 la mostra personale di Carmelo Nicotra a cura di Lorenzo Bruni. Il progetto è caratterizzato da tre nuove grandi sculture pensate per l'occasione che per le forme levigate, geometriche e i colori pastello sembrano interrogarsi sulla “eredità modernista”. Allo stesso tempo indagano le caratteristiche del ready made di natura “duchampiana” visto che nascono da elementi di mobili vintage senza cadere nell'idea di “presentare l'assente”. La conformazione delle singole sculture, che si situano in un equilibrio estenuante e innaturale tra oggetto nuovo e la ri-attivazione di un oggetto del quotidiano, provoca nell'osservatore una sensazione di inquietudine che influisce sulla percezione dell'ambiente circostante, ma anche sull'ipotetico ruolo che dovrebbe ricoprire l'opera d'arte in una società globale e immateriale che non produce più merci, bensì servizi.
    Carmelo Nicotra ha sviluppato una particolare attenzione alla scultura sociale a partire dall'osservazione della città di Favara vicino ad Agrigento, dove vive e lavora, in cui le case del centro storico abbandonate a sé stesse crollano rivelando le pareti interne colorate di rosa e azzurro che normalmente sono protette allo sguardo esterno, mentre nuove costruzione - a volte abusive - di stile eclettico nascono ovunque. Questo approccio lo porta ad attivare per la mostra a Catania un dialogo con il contenitore espositivo non soltanto per mezzo delle sue tre sculture, anche tramite tre nuovi interventi minimali quanto al limite con la dimensione performativa. Quello che emerge così riguarda una riflessione più ampia sul tempo e la temporalità delle forme nello spazio reale e la loro persistenza e influenza nella coscienza collettiva.
    La mostra allo spazio BOCS di Catania è stata ideata da Carmelo Nicotra per assolvere a due compiti ben precisi. Il primo è far emergere le linee guida che hanno caratterizzato fino ad adesso la sua ricerca oltre a individuare dei punti di svolta essenziali. Il secondo è quello di creare una attenzione inedita verso il contenitore architettonico di BOCS visto che dopo 10 anni di attività si sta preparando a lasciarlo per diventare altro. I due obbiettivi appena descritti sono stati affrontati dall'artista creando una intima interconnessione tra essi. Il risultato è una misurazione dello spazio fisico per mezzo di opere apparentemente minimaliste che rivelano la necessità di ripensare nel profondo le categorie estetiche con cui giudichiamo gli oggetti del quotidiano in quanto belli o kitsch. Di conseguenza la mostra provoca un forte strabismo tra doverla percepire come un'installazione unitaria oppure come un insieme di singole sculture autonome.
    Le singole opere proposte in mostra consistono nella rielaborazione di mobili vintage che si trasformano in sculture minimaliste. Formalmente la novità rispetto alle opere precedenti come quelle esposte alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel 2017 è che i mattoni da costruzione e il cemento non sono lasciati a vista. In questo caso i volumi sono perfettamente compatti e netti fino a far ipotizzare il processo opposto, ovvero che sculture minimaliste siano state trasformate in oggetti di arredamento. Ad esempio un volume rettangolare è caratterizzato in basso dalla base di una vetrinetta anni sessanta, mentre in alto da un lato in diagonale. In un altro caso un cilindro di un metro e venti si distanzia dal pavimento per mezzo di tre piedi di un tavolo, mentre la terza scultura consiste in una sorta di onda blu sorretta da una testata di un letto singolo. Quello che ottiene l'artista non sono i fantasmi dei mobili degli anni sessanta perché non ne ripropongono in toto i volumi, ma neanche si tratta di antropomorfizzare i volumi geometrici e trasformali in “caratteri psicologici” visto che mantengono una loro dimensione astratta. Quello che Carmelo Nicotra presenta sono degli ibridi che mettono ben in evidenza la distanza tra l'oggetto/immagine e l'oggetto/strumento.
    Installazione ambientate è un termine che sembra non appartiene alla ricerca di Carmelo Nicotra concentrato su elementi sculturali, mentre invece è un termine calzante per la mostra al BOCS in cui permette di far emergere una misurazione psichica dello spazio al di la della sua percezione propriamente fisica. Infatti le tre opere minimaliste stridono fortemente con l'ambiente in cemento lasciato grezzo, mettendo in evidenzia la relazione particolare che deve sempre esistere tra contenitore architettonico ed oggetto contenutovi. Tale approccio è amplificato da interventi minimi nell'ambiente, introducendo nell'esperienza della sua scoperta l'elemento attivo del tempo: il tempo degli oggetti, il tempo dello sguardo e quello della memoria. Il primo intervento consiste in una carta da affissioni non stampata e quindi bianca apposta sulla parete e sagomata in maniera tale da rimandare ad una colonna dei templi dorici. Il secondo è un piede di un tavolo che sostiene una base di una colonna decorativa in gesso che non sostiene niente se non sé stesso. Un terzo intervento nasce in relazione alla parete finale dell'ambiente che trasformato in una parete sensibile cambia totalmente la percezione del contenitore stesso.
    La domanda che pone Carmelo Nicotra con questa mostra è quale posizione possiamo adottare oggi verso il modernismo. Non si tratta solo di modificare volumi geometrici con mobili come vetrine o sgabelli creando così delle antropomorfizzazioni particolari umanizzando la geometria. Però non si tratta neanche di applicare delle regole razionali pure alla proliferazione casuale degli stili e dei prodotti da arredamento del passato. Tutto il progetto di Carmelo Nicotra riflette sulla antropomorfismo del minimalismo da una parte e sulla razionalizzazione del casuale dall'altra collocandosi, così, in una linea di confine inconsistente quanto entusiasmante. Infatti la soluzione a cui giunge non è quella del postmoderno bensì della necessità di ritrovare un nuovo modo di concepire il progetto, o meglio la sua interpretazione. Proprio da questo punto di vista particolare è possibile, sembra suggerire l'artista, ripensare a cosa intendiamo per bello nel momento che sono passati quasi cento anni dalla nascita della Bauhaus, cinquanta dall'uscita del film di Stanley Kubrick 2001- Odissea nello spazio (con il suo finale della stanza bianca settecentesca), quarantasei anni dalla pubblicazione del libro “Imparare da Las Vegas” dell'architetto Roberto Venturi che è stato lo strumento teorico con cui il post-moderno si voleva emancipare dal modernismo e trentanove anni dall'inaugurazione dell'architettura galleggiante a Venezia progettata da Aldo Rossi dal titolo “Teatro del mondo” che doveva essere un'esortazione al dialogo tra arte elitaria e cultura popolare, tra piazza e teatro, tra gesti spontanei di socialità e loro organizzazione in nuove categorie di valori.
    Lo stesso Carmelo Nicotra affronta la questione sulla trasformazione dell'oggetto del quotidiano o dell'oggetto minimalista oggi: “Non ho mai voluto calcare sull'umanizzare delle geometrie. Ho proprio un rigetto quando me lo dicono, lo sento lontano. La mia questione per questo ultimo lavoro è anche più leggera, se vogliamo, rispetto ai mattoni che è più irruente. Leggera nel senso che parla di forme come orpelli, decori, fasti architettonici che esaspero nel volume appoggiato su un oggetto rassicurante e graziato di interno. E c’è di base una critica sull’estetica edilizia e sul concetto di bello in questa forma di architettura spontanea. Critica che è allo stesso tempo ammirazione e ispirazione per me perché da queste ibridazioni edilizie spontanee ne resto affascinato. Questo credo sia un nocciolo importante...”.

Lorenzo Bruni

Carmelo Nicotra nasce ad Agrigento nel 1983, vive e lavora a Favara (AG).
Nel corso della sua esperienza di ricerca, l’artista ha individuato una precisa linea di indagine che parte dall’osservazione per arrivare alla registrazione e archiviazione delle dinamiche (sociali e politiche) che regolano la comunità in cui è cresciuto. In particolare, la sua attenzione si concentra sullo studio dei rapporti tra uomo e territorio, inteso come “luogo architettonico, sociale e antropologico”.
Con l’intento di scrivere una sorta di storia visiva della Favara contemporanea, attenta al dato estetico quanto a quello contenutistico, la ricerca artistica di Carmelo Nicotra sperimenta più mezzi (pittura, scultura, installazione, disegno, audio, video e graphic design) e si estende fino a includere lo studio della lingua (il dialetto del posto), delle tradizioni locali, del patrimonio orale, delle usanze e credenze popolari. Allo stesso tempo, la sua produzione mostra un nitido interesse nei confronti della cronaca quotidiana (ad esempio, rispetto ai mutamenti sociali e architettonici di un contesto urbano), indagata con un approccio quasi scientifico, e trasferita con un linguaggio che alterna immediatezza comunicativa e poetica concettuale.
 
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