Caterina Tosoni. DubleVision

DubleVision di Caterina Tosoni, Palazzo Pretorio, Certaldo (FI) I Ph. Antonio D'Ambrosio

 

Dal 20 Luglio 2024 al 15 Settembre 2024

Certaldo | Firenze

Luogo: Palazzo Pretorio

Indirizzo: Piazzetta del Vicariato

Orari: 10.00-13.00 / 14.30-19.00

Curatori: Francesca Parri

Enti promotori:

  • Comune di Certaldo
  • Patrocinio di Regione Toscana

Costo del biglietto: intero 5 Euro, ridotto 4 Euro, disponibili gratuità

Telefono per informazioni: +39 0571 661219

Sito ufficiale: http://www.comune.certaldo.fi.it


Negli spazi storici di Palazzo Pretorio a Certaldo Alto (FI) prosegue, fino al 15 settembre 2024, la mostra personale DoubleVision dell'artista Caterina Tosoni (Milano, 1961), che da oltre vent'anni indaga il rapporto uomo-natura, alla ricerca di possibili forme di integrazione e contaminazione per una convivenza "pacifica".

Sabato 20 luglio, ore 11.00, visita guidata condotta da Caterina Tosoni   
L'esposizione, curata da Francesca Parri con un testo critico di Gianni Resti, è patrocinata dal Consiglio regionale della Toscana. Il coordinamento e il progetto di allestimento sono curati da Exponent; la mostra è realizzata in collaborazione con la Galleria D'Arte Nozzoli.

Sabato 20 luglio 2024, alle ore 11.00, in occasione di Mercantia - Festival Internazionale del Quarto Teatro, l'artista condurrà personalmente una visita guidata alla mostra per introdurre i visitatori alle proprie opere e alla propria ricerca. Le persone interessate, in possesso del regolare biglietto d'ingresso, potranno partecipare gratuitamente; non è richiesta la prenotazione.

Il titolo della personale - Double Vision - si riferisce alla dimensione duale uomo-natura, che viviamo costantemente nella nostra quotidianità. «La ricerca e il progresso - dichiara Caterina Tosoni - dovrebbero rispettare l'ambiente, in una relazione complementare e non prevaricante, improntata sull'equilibrio e sull'armonia».

«Seconda mostra della rassegna CertaldoArte24 - spiega la curatrice Francesca Parri - DoubleVision va ad ambientarsi in modo armonioso nelle sale di Palazzo Pretorio, creando un netto contrasto con il passato e allo stesso tempo un dialogo profondo con un luogo antico e ricco di storia. Colore, materia, rigore, caos e stupore sono le prime sensazioni che scaturiscono alla vista delle opere, intrise dal forte messaggio dell'artista per il rispetto per l'ambiente e all'invito a connettersi con la natura».

Con un passato da illustratrice, legato alle principali case editrici italiane, e una ricerca pittorica focalizzata sulle contraddizioni del paesaggio industriale delle grandi periferie, l'artista dai primi anni Duemila inserisce nei suoi dipinti elementi plastici di vario tipo. Un gesto apparentemente semplice, che dichiara tuttavia la volontà di travalicare la superficie bidimensionale del quadro, inaugurando una ricerca nuova, che si sposta su un piano decisamente scultoreo.

Tosoni sceglie la plastica - protagonista del sistema di produzione industriale moderno - non solo come elemento simbolico per condurre una riflessione attualissima sull'inquinamento globale, ma anche come elemento compositivo. La plastica è dunque eletta a materiale di lavoro, al pari del colore da stendere o della creta da modellare. Raccogliendo gli oggetti di plastica dispersi nell'ambiente, l'artista dimostra di interagire con il proprio tempo e di abitarlo esteticamente nella maniera più responsabile e sociale possibile.

I riferimenti estetici della sua indagine scultorea sono da ricercare nella poetica dell'objet trouvé (le sculture meta-meccaniche di Jean Tinguely, le compressioni di César, le accumulazioni di Arman), declinata però in modo nuovo. Gli oggetti scelti da Tosoni non solo mantengono la loro integrità e la loro memoria d'uso, facendosi portatori di molteplici rimandi simbolici, ma generano una precisa grammatica oggettuale, un linguaggio complesso e multiforme di cui l'artista si serve sperimentandone le infinite possibilità combinatorie.

Il percorso espositivo, allestito al primo piano di Palazzo Pretorio, si articola attraverso una trentina di opere, realizzate dal 2008 al 2024, e quattro installazioni site-specific, rimodulate per gli spazi di Certaldo. Il susseguirsi dei lavori nelle sale non segue un ordine cronologico, ma tematico, sviluppato per affinità e assonanze.

Se nella prima grande sala viene approfondito il tema dell'inquinamento delle acque, con Isole di oggetti (Red island, 2015; Blue island, 2015) che sembrano emergere da un mare di plastica colorata e l'installazione site-specific di una fontanella (Nuova fonte, 2018), che attraverso l'impiego di un secchio da cantiere celebra la fatica del lavoro, invitando a non disperdere neanche una goccia d'acqua, nella successiva stanza sono esposte alcune Mappe, cartine geografiche in cui diversi oggetti ricostruiscono minuziosamente la topografia dei luoghi, per riflettere su quanto il paese di nascita determini le opportunità riservate ad ogni individuo, sebbene tutti viviamo sulla stessa Terra e nella stessa Galassia (2016). Viene quindi posto all'attenzione del pubblico il presente dell'arte nell'era della plastica con una colonna (Le due civiltà, 2016) e due mezzi busti di Beethoven (Ricomposizione, 2011) e del David di Michelangelo (Scomposizione, 2011). Lavori caratterizzati dal meccanismo dell'immagine doppia: da un lato la riproduzione di un'opera classica in materiale plastico e cemento, dall'altro un assemblaggio di oggetti in chiave pop, teso a restituire le modificazioni culturali delle forme anatomiche e del concetto di bellezza dalla classicità al contemporaneo. Un focus è dedicato a tronchi e sezioni di tronchi nei quali l'artista ha inserito alcuni oggetti (Metamorfosi vegetale, 2009; Metamorfosi vegetale, 2017): qui naturale e vegetale si intersecano e si compenetrano, innescando una sorta di trasformazione genetica che induce il legno ad accettare la plastica tra le sue fibre e la plastica ad assumerne gli stessi valori cromatici. Quasi un invito al cambiamento e alla metamorfosi, unica speranza per il futuro. Sono inoltre esposte tre opere inedite della serie Rivelazione, realizzate in acciaio Corten, materiale plastico e smalto. L'acciaio, inciso con il laser, lascia intravvedere alcuni oggetti di plastica: squarci di colore acceso bucano la superficie, evidenziando una contrapposizione di forze, tra relazione e auto-protezione. Un grande pannello documenta, inoltre, l'intervento artistico-ambientale realizzato da Caterina Tosoni al Parco Rivolta a Bresso (MI). Il percorso della mostra è completato da tre ulteriori installazioni dedicate all'Umanità calpestata (2013) da tutte le guerre, all'illusoria Trasformazione minerale (2018) dei ciottoli di un fiume in palline di polistirolo, fino a Il soffio del drago (2021), che come un'idrovora aspira e rigetta oggetti di plastica dalla profondità della terra.

Con la sua ricerca, l'artista non intende demonizzare la plastica - oggetto dell'ingegno umano e materiale del secolo, capace di dare rappresentazione alla quotidianità - ma sottolineare l'importanza di un corretto smaltimento, nel rispetto dell'ambiente e di tutte le forme di vita, alla ricerca di una possibile situazione di integrazione e equilibrio.

L'esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Pacini Editore, disponibile nel bookshop di Palazzo Pretorio, con i saluti istituzionali di Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana, e Giacomo Cucini, sindaco di Certaldo.

Caterina Tosoni nasce a Milano nel 1961. Dopo il liceo artistico, interessata ad approfondire lo studio dell’anatomia umana, si iscrive ad un corso biennale di disegno anatomo-chirurgico. Nel 1982 inizia la sua carriera d’illustratrice, lavorando per importanti case editrici come Garzanti, Mondadori, Rusconi, Fabbri Editori, Peruzzo ma anche per il Touring Club italiano e la rivista Selezione dal Reader’s Digest. Negli anni Novanta si accosta alla pittura con un approccio completamente nuovo, che la spinge ad indagare il paesaggio della periferia industriale milanese facendone emergere le contraddizioni. Nei primi anni Duemila la riflessione sul paesaggio industriale, unita all’indagine sul rapporto uomo-natura, conduce Tosoni ad inserire sulla superficie pittorica elementi plastici di vario tipo. Le opere di Caterina Tosoni sono state esposte in numerose mostre personali e collettive. La sua prima personale, Euritmia, si svolge nel 2009 allo spazio Tashi Delek di Milano. Nel 2012 è invitata allo Spazio Oberdan di Milano, dove presenta Mutazioni Plastiche, una mostra personale a cura di Milo Goj, con catalogo e testi critici curati da Luca Beatrice. Nel 2016 è chiamata a partecipare alla mostra I materiali della pittura presso lo spazio espositivo Il Frantoio di Capalbio, dove allestisce una sala con opere e installazioni inedite. Negli ultimi anni la ricerca di nuovi linguaggi spinge Caterina Tosoni a confrontarsi con l’arte ambientale, progettando installazioni ed opere monumentali come Metamorfosi in blu, un intervento artistico-ambientale realizzato per l’edizione 2016 del progetto Terravecchia, nel borgo di Frasso Telesino (BN). Nello stesso anno, espone nel Palazzo Comunale di Cremona con Sinfonie Plastiche. Nel febbraio 2017 è invitata a partecipare alla prima edizione di MADE IN FORTE. Percorsi d’arte e di luce, una rassegna di scultura ambientale contemporanea, che ha coinvolto dieci artisti internazionali chiamati a realizzare sculture e installazioni per le vie del centro di Forte dei Marmi. Nell’aprile dello stesso anno Tosoni realizza per Guzzini l’opera monumentale Intrecci di luce, esposta all'interno dell’Orto Botanico di Brera in occasione del Fuori Salone milanese, a cura della rivista Interni. Nel 2018 ha realizzato un grande progetto artistico-ambientale, Linfa plastica, all’interno del parco Rivolta a Bresso (MI). A novembre 2018 partecipa a Paratissima Torino con la grande installazione site-specific Metamorfosi Ambientale, offrendo un’esperienza multisensoriale mediante una base sonora creata appositamente, unendo la registrazione di suoni presenti in natura con suoni prodotti da elementi plastici. Nel 2019 partecipa a Transiti, a cura di Raffaella A. Caruso, collettiva promossa dal Consiglio regionale del Piemonte a Palazzo Lascaris, Torino. Nello stesso anno è entrata a far parte della collezione permanente del Museo del Parco di Portofino, centro internazionale di scultura all’aperto. A dicembre 2019 è protagonista a Milano dell’installazione pubblica Green Christmas. È presente in collezioni museali pubbliche e private, tra cui il Museo civico Parisi - Valle di Maccagno, il Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio e il Copelouzos Family Art Museum di Atene. Vive e lavora a Milano.


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