Dall'Eremo all'Europa. Camaldoli a colloquio con la storia
Dall'Eremo all'Europa. Camaldoli a colloquio con la storia
Dal 11 May 2013 al 22 June 2013
Firenze
Luogo: Biblioteca Nazionale Centrale
Indirizzo: piazza Cavalleggeri 1
Orari: da lunedì a giovedì 9-13/ 15-19; venerdì 15-19
Curatori: Silvia Alessandri, Claudio Ubaldo Cortoni, Lucia Milana, Maria Letizia Sebastiani, Diana Toccafondi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 055 24919256
E-Mail info: manifestazioni.culturali@bncf.firenze.sbn.it
Sito ufficiale: http://www.bncf.firenze.sbn.it
Inaugura venerdì 10 maggio (ore 16, Rotonda Magliabechi) presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze la mostra «Dall'Eremo all'Europa. Camaldoli a colloquio con la storia». Inserita nell'ambito del Festival d'Europa, la mostra conclude le celebrazioni per i mille anni dalla fondazione dell'Eremo di Camaldoli.
Enti organizzatori sono, accanto alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Soprintendenza Archivistica per la Toscana, la Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi.
Nella storia e per la storia, attraverso documenti spesso inediti, si evidenzia la vocazione europeista della congregazione camaldolese e si disegna il suo ruolo di fucina intellettuale, spesso sorprendente per il profano, ma anche per lo studioso, dati i molti documenti inediti. Suddiviso in tre sezioni, “Dalla stabilitas loci al vasto mondo”, “Tra vita attiva e vita contemplativa”, “A colloquio con la storia”, il percorso espositivo accompagna il visitatore dalla vita quotidiana stanziale allo studio del mondo. Manoscritti e opere a stampa della Nazionale, documenti autografi dall'archivio e dalla biblioteca dell'Eremo, oggetti liturgici, vasi della spezieria, fotografie d'epoca, anche accostando materiali di epoche diverse, per penetrare quel rapporto fra il sacro e il mondo oggetto della riflessione camaldolese.
Il facsimile del celeberrimo Mappamondo di Fra Mauro (1450 circa) domina la prima sezione. Uno dei pezzi più importanti in mostra è il “De Vita solitaria” di Francesco Petrarca, completo di quell'Inserto romualdino che fu praticamente commissionato dal generale dei camaldolesi al Petrarca. Ma tutta l'esposizione vive di spunti continui. Ci sono le memorie manoscritte di Angelo Calogerà (1737), così importanti nell'ottica europea, il carteggio che il camaldolese Guido Grandi, illustre cattedratico all'ateneo pisano, scambiò con Newton e Leibniz (con epistole autografe originali degli scienziati), oppure, sorprendente, Albertino Bellenghi, consultore dell'Indice, che recensisce l'opera proto-evoluzionista di Erasmus Darwin, nonno di Charles, accettandola senza problemi. Ecco il manoscritto cartaceo del Libro I “Della Costituzione naturale delle nazioni” (1775-1779 ), citato da Marx nel “Capitale”. Avvicinandoci ai nostri giorni, ecco il memoriale con cui Timoteo Chimenti ricorda la cresima e la comunione dei figli di Mussolini, impartita all'Eremo, o il registro della visita di Umberto di Savoia. In periodo bellico, l'extra territorialità di Camaldoli ne farà deposito della quadreria degli Uffizi. Naturalmente non manca il celebre “Codice di Camaldoli” (1943-44), usato come traccia della Costituzione da parte dei cattolici. Lettere di Giovanni Montini, futuro Paolo VI, di Aldo Moro, la lettera autografa con cui Carlo Carretto, che parte per il deserto abbracciando I piccoli fratelli del Vangelo, certifica la nascita delle correnti nella DC e, importantissima, la lettera autografa con cui Dossetti sancisce il proprio ritiro dalla vita pubblica. Come non ricordare, infine, la lettera che Giorgio La Pira indirizzò nel 1954 a Don Anselmo Giabbani: “Perché vengo a Camaldoli? Domandi a una cerva perché va alla fonte: per bere!”
Enti organizzatori sono, accanto alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Soprintendenza Archivistica per la Toscana, la Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi.
Nella storia e per la storia, attraverso documenti spesso inediti, si evidenzia la vocazione europeista della congregazione camaldolese e si disegna il suo ruolo di fucina intellettuale, spesso sorprendente per il profano, ma anche per lo studioso, dati i molti documenti inediti. Suddiviso in tre sezioni, “Dalla stabilitas loci al vasto mondo”, “Tra vita attiva e vita contemplativa”, “A colloquio con la storia”, il percorso espositivo accompagna il visitatore dalla vita quotidiana stanziale allo studio del mondo. Manoscritti e opere a stampa della Nazionale, documenti autografi dall'archivio e dalla biblioteca dell'Eremo, oggetti liturgici, vasi della spezieria, fotografie d'epoca, anche accostando materiali di epoche diverse, per penetrare quel rapporto fra il sacro e il mondo oggetto della riflessione camaldolese.
Il facsimile del celeberrimo Mappamondo di Fra Mauro (1450 circa) domina la prima sezione. Uno dei pezzi più importanti in mostra è il “De Vita solitaria” di Francesco Petrarca, completo di quell'Inserto romualdino che fu praticamente commissionato dal generale dei camaldolesi al Petrarca. Ma tutta l'esposizione vive di spunti continui. Ci sono le memorie manoscritte di Angelo Calogerà (1737), così importanti nell'ottica europea, il carteggio che il camaldolese Guido Grandi, illustre cattedratico all'ateneo pisano, scambiò con Newton e Leibniz (con epistole autografe originali degli scienziati), oppure, sorprendente, Albertino Bellenghi, consultore dell'Indice, che recensisce l'opera proto-evoluzionista di Erasmus Darwin, nonno di Charles, accettandola senza problemi. Ecco il manoscritto cartaceo del Libro I “Della Costituzione naturale delle nazioni” (1775-1779 ), citato da Marx nel “Capitale”. Avvicinandoci ai nostri giorni, ecco il memoriale con cui Timoteo Chimenti ricorda la cresima e la comunione dei figli di Mussolini, impartita all'Eremo, o il registro della visita di Umberto di Savoia. In periodo bellico, l'extra territorialità di Camaldoli ne farà deposito della quadreria degli Uffizi. Naturalmente non manca il celebre “Codice di Camaldoli” (1943-44), usato come traccia della Costituzione da parte dei cattolici. Lettere di Giovanni Montini, futuro Paolo VI, di Aldo Moro, la lettera autografa con cui Carlo Carretto, che parte per il deserto abbracciando I piccoli fratelli del Vangelo, certifica la nascita delle correnti nella DC e, importantissima, la lettera autografa con cui Dossetti sancisce il proprio ritiro dalla vita pubblica. Come non ricordare, infine, la lettera che Giorgio La Pira indirizzò nel 1954 a Don Anselmo Giabbani: “Perché vengo a Camaldoli? Domandi a una cerva perché va alla fonte: per bere!”
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