Enza Bruscolini. Tra sogno e realtà
Dal 18 Gennaio 2014 al 02 Febbraio 2014
Genova
Luogo: SATURA art gallery - Palazzo Stella
Indirizzo: piazza Stella
Orari: da martedì a sabato 15.30-19
Curatori: Elena Colombo
Telefono per informazioni: +39 010 2468284
E-Mail info: info@satura.it
Sito ufficiale: http://www.satura.it
S’inaugura sabato 18 gennaio 2014 alle ore 17 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Tra sogno e realtà” di Enza Bruscolini a cura di Elena Colombo.
I paesaggi di Enza Bruscolini reinterpretano la visione fotografica della luce. Lo sguardo che si apre sulle scene bucoliche annulla le ombre scure per concentrarsi sull’accostamento di masse di colore che suggeriscono i contorni botanici, sfumandoli. I campi sembrano ispirati al periodo francese di Vincent Van Gogh, appena prima che il valore emozionale della pennellata prendesse il sopravvento sulla composizione. In questi lavori non c’è l’inversione della scala cromatica, né il vortice di segni che imprimono movimento. La prospettiva, che fugge all’orizzonte di cespugli, è una mediazione tra l’energia dell’artista olandese e l’interezza delle rappresentazioni di Paul Gauguin. Le regole convenzionali sono stravolte in nome della centralità funzionale di ogni singolo elemento, in senso teatrale. Dominano le tonalità calde, sia nell’ambiente agreste sia nelle architetture liguri. La classica dicotomia Natura / Cultura elabora il legame dell’Uomo con il territorio. L’individuo è sempre sottinteso, nelle strutture lineari o nelle silhouette che – riprendendo ancora il discorso post-impressionista – inserisce i dipinti in un tempo sospeso: i personaggi sono immersi nel gioco di complementari; la solidità degli edifici e le suddivisioni della superficie rievocano la brillante precisione di Lorenzo Mattotti, velata della nostalgia per la tradizione italiana, oltrepassando il concetto di un’attualità limitante. Gli spazi aperti, in contrapposizione con la tortuosità dei vicoli, sono un espressione soggettiva del mondo che passa per il ciclico alternarsi delle stagioni. Dalla forza dei gialli che sembrano riempire l’occhio in una giornata estiva, si scivola – in maniera quasi impercettibile – nel candore avvolgente dell’inverno. Da Paul Signac a Childe Hassam, i pittori di fine Ottocento utilizzavano il bianco per nebulizzare i bagliori, diurni e notturni. Bruscolini legge questo approccio in modo piano, secondo una declinazione più naïf, nella quale la percezione è data da una saturazione estremizzata, racchiusa nell’accostamento di volumi schematici, intuitivi, semplificati e descrittivi, senza il peso della ricerca simbolica.
I paesaggi di Enza Bruscolini reinterpretano la visione fotografica della luce. Lo sguardo che si apre sulle scene bucoliche annulla le ombre scure per concentrarsi sull’accostamento di masse di colore che suggeriscono i contorni botanici, sfumandoli. I campi sembrano ispirati al periodo francese di Vincent Van Gogh, appena prima che il valore emozionale della pennellata prendesse il sopravvento sulla composizione. In questi lavori non c’è l’inversione della scala cromatica, né il vortice di segni che imprimono movimento. La prospettiva, che fugge all’orizzonte di cespugli, è una mediazione tra l’energia dell’artista olandese e l’interezza delle rappresentazioni di Paul Gauguin. Le regole convenzionali sono stravolte in nome della centralità funzionale di ogni singolo elemento, in senso teatrale. Dominano le tonalità calde, sia nell’ambiente agreste sia nelle architetture liguri. La classica dicotomia Natura / Cultura elabora il legame dell’Uomo con il territorio. L’individuo è sempre sottinteso, nelle strutture lineari o nelle silhouette che – riprendendo ancora il discorso post-impressionista – inserisce i dipinti in un tempo sospeso: i personaggi sono immersi nel gioco di complementari; la solidità degli edifici e le suddivisioni della superficie rievocano la brillante precisione di Lorenzo Mattotti, velata della nostalgia per la tradizione italiana, oltrepassando il concetto di un’attualità limitante. Gli spazi aperti, in contrapposizione con la tortuosità dei vicoli, sono un espressione soggettiva del mondo che passa per il ciclico alternarsi delle stagioni. Dalla forza dei gialli che sembrano riempire l’occhio in una giornata estiva, si scivola – in maniera quasi impercettibile – nel candore avvolgente dell’inverno. Da Paul Signac a Childe Hassam, i pittori di fine Ottocento utilizzavano il bianco per nebulizzare i bagliori, diurni e notturni. Bruscolini legge questo approccio in modo piano, secondo una declinazione più naïf, nella quale la percezione è data da una saturazione estremizzata, racchiusa nell’accostamento di volumi schematici, intuitivi, semplificati e descrittivi, senza il peso della ricerca simbolica.
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