Franco Dallegri. Spazi aperti
Dal 24 Febbraio 2018 al 07 Marzo 2018
Genova
Luogo: SATURA art gallery
Indirizzo: piazza Stella 5/1
Orari: da martedì a sabato ore 15-19
Curatori: Flavia Motolese
Telefono per informazioni: +39 010 2468284
E-Mail info: ufficiostampa@satura.it
Sito ufficiale: http://satura.it
S’inaugura sabato 24 febbraio 2018 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale “Spazi aperti” di Franco Dallegri a cura di Flavia Motolese. La mostra resterà aperta fino al 7 marzo 2018 con orario 15:00 – 19:00 dal martedì al sabato.
C’è una carica ancestrale e suasiva nelle forme dell’artista Franco Dallegri: linee fluide e morbide definiscono volumetrie dinamiche ed essenziali, contraddistinte da una spiccata pulizia visiva, ottenuta mediante un’economia organizzativa che abolisce il superfluo e colloca in una struttura compositiva armonica una pluralità di significati e di forme. L’attenzione rivolta alla realtà fenomenica - colta nelle sue varie manifestazioni - viene declinata e trasposta in chiave astratta e rigorosamente nitida.
Questa mostra vede un’ulteriore evoluzione del lavoro dell’artista che prosegue quel processo di indagine del reale volto alla sua trasposizione nell’opera d’arte. Se, infatti, il percorso è iniziato con una rappresentazione figurativa poi evolutasi in una sempre maggiore sintesi espressiva, ora per l’artista è esigenza primaria rielaborare in un linguaggio unitario tutti i risultati raggiunti in precedenza fino ad intraprendere un passaggio dalla pittura alla scultura.
La ricerca di Dallegri è sempre stata caratterizzata da un’attenta e pertinente analisi del mondo oggettivo, delle sue possibilità rappresentative e dallo studio delle tecniche dei maestri dell’arte moderna e contemporanea: fondamentale in questa fase la lezione di Henry Moore e Alexander Archipenko. L’indagine delle regole che governano i rapporti tra figure e tra loro e lo spazio circostante, la resa armonica dei colori e dei volumi e dei piani prospettici.
Il percorso intrapreso sembra testimoniare una consapevolezza sempre maggiore delle capacità offerte dall’arte come mezzo conoscitivo della realtà: Dallegri matura un linguaggio plastico in cui i volumi tendono ad articolarsi in un'apertura spaziale, sviluppando così un senso costruttivo della forma, rispetto alle opere precedenti in cui predominava la componente cromatica e compositiva.
La proiezione dell’oggetto reale è transitata dall’opera bidimensionale ad una nuova incarnazione tangibile nello spazio reale attraverso la sua riconversione in scultura. L’artista dopo aver sviluppato la rappresentazione pittorica fino a giungere all’astrazione pura, è ritornato ad una figurazione stilizzata su cui ha innestato, in maniera via via sempre più consistente l’applicazione di materiali in rilievo sulla superficie pittorica. In parallelo, la figura umana rappresentata si è evoluta introducendo spiccatamente il tema della spazialità e delle volumetrie, anticipando la sperimentazione scultorea. L’intuizione determinante di Dallegri è stata indagare lo spazio tra due figure o quello tra le varie parti in cui è articolata una figura: il vuoto smette di essere tale e diventa anch’esso elemento attivo, spazio latente carico di potenzialità e di ritmo.
Affascinato dalla materia, inizia una fase di sperimentazione con la terracotta, che gli ha permesso di padroneggiare la tecnica attraverso lo studio e la realizzazione di opere ispirate a quelle di maestri come Auguste Rodin, fino ad approdare a risultati originali in cui la scultura, molto dinamica, si struttura in un alternarsi di vuoti e pieni, concavi e convessi. La figura presenta forme plastiche e sinuose, ma prive di dettagli naturalistici, avendo raggiunto un alto grado di astrazione.
I volumi giocano continuamente su un equilibrio di pieni e vuoti, puntando sulla compresenza di istanze-binomi come moderno e arcaico, organicità e astrazione. Ed è proprio la conciliazione di questi opposti l’elemento probabilmente più affascinante della produzione di questo artista.
Spazi aperti non solo perché svelano una dinamica complessa oltre la volumetria classica, che considera solo i pieni, ma soprattutto per le possibilità di generare un’infinita sequenza di rimandi spaziali.
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