La cucina italiana. Cuoche a confronto
Dal 26 Marzo 2015 al 19 Luglio 2015
Genova
Luogo: Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco
Indirizzo: via Garibaldi 11
Orari: da martedì a venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30, lunedì chiuso. Dal 3 aprile da martedì a giovedì 9-19; venerdì 9-21; sabato 9-19; domenica 9.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 010 2759185 / 010 275918
E-Mail info: museidistradanuova@comune.genova.it
Sito ufficiale: http://www.museidigenova.it
Certamente una delle opere più conosciute dei Musei di Strada Nuova e della stessa pittura genovese del XVII secolo, La cuoca di Bernardo Strozzi ritrae una garzona intenta a spennare un’oca tra altro pollame e con due tacchini appesi alle sue spalle, nella cucina di una dimora aristocratica genovese del Seicento.
Per la sua immediatezza comunicativa e per i caratteri quasi emblematici che lo contraddistinguono, il dipinto di Palazzo Rosso permane una delle immagini più di frequente utilizzate per illustrare la copertina di libri di ricette culinarie: l’abbondanza e la varietà dei volatili destinati a essere imbanditi e il pentolone sul fuoco rimandano chiaramente al cibo e alla cucina, sicché non stupisce affatto la fortuna ottenuta dalla tela.
L’opera è una mirabile sintesi delle diverse influenze che nei primi decenni del Seicento costituivano il tessuto della pittura locale: da un lato la moda fiamminga per le rappresentazioni di cucine, mercati, dispense, che aveva trovato esempi, già alla metà del Cinquecento, in dipinti di pittori come Aertsen e Beuckelaer, documentati nelle collezioni delle famiglie genovesi (due tavole di questi artisti sono ora a Palazzo Bianco); dall’altro la nuova attenzione per il genere della natura morta, a motivo della presenza in città di pittori, ancora provenienti dalle Fiandre, come Jan Roos o Giacomo Liegi; in ultimo, il primo affermarsi di quel naturalismo di matrice lombarda e caravaggesca che costituiva l’altro polo di aggiornamento della scuola locale.
Questa tela è esempio delle qualità migliori del pittore: pennellata materica, “gustoso e soave… manipolar delle tinte”, “coloriti pastosi e robusti”, come scrivono le fonti.
Dal punto di vista iconografico, è chiara la volontà di misurarsi con la rappresentazione di soggetti popolari, mostrando un’adesione alla realtà ancora sconosciuta ai pittori genovesi; non è escluso, tuttavia, che al di là di questo significato immediato possa celarsi nel dipinto un’allegoria dei quattro elementi.
La fortuna che tale soggetto ebbe già ai tempi dello Strozzi è attestata dalla ripresa da parte del pittore della stessa composizione, con alcune varianti, nella tela oggi conservata alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Il confronto diretto tra le due opere, in prima mondiale esposte una accanto all’altra, costituirà un momento importante di riflessione sull’arte del Cappuccino e sulla cronologia delle due tele, ma sarà anche un vero e proprio confronto fra due cuoche “gemelle”.
Attorno a questo confronto saranno raccolte altre opere di scuola fiamminga e italiana, provenienti dagli Uffizi e dalla Galleria Estense, che costituiscono diretti precedenti di questo nuovo gusto: dalle opere di Francesco Bassano e di Vincenzo Campi che rappresentano cucine e cuoche, anche accanto a scene sacre pur sempre ambientate in spazi domestici con analoghi elementi di natura morta e pollame appeso in bella vista; alle nature morte di Jacopo Chimenti che solo su questi ultimi dettagli si concentrano.
Una moda, quella delle scene di genere legate alla cucina e alle cuoche, che continuerà per tutto il Seicento e ancora nel Settecento, ad opera di artisti che assecondarono le richieste della committenza di alta e media nobiltà realizzando sul tema quadri di medio e piccolo formato (da Giacomo Liegi ad Anton Maria Vassallo fino ad Alessandro Magnasco).
Oltre agli aspetti meramente artistici la mostra, e il catalogo, toccano tutta una serie di argomenti – usi alimentari, la fortuna del tacchino, l’organizzazione e i ruoli di una cucina nel passato… - che costituisco tutti addentellati del tema scelto per l’Expo universale di Milano del 2015: Nutrire il pianeta. Energia per la vita.
Inoltre
3 e 17 aprile; 8 e 16 maggio; 5 e 19 giugno - ore 19.30
Palazzo Rosso
La cuoca... si Strozzi!
Spettacolo scritto e diretto da Miriam Formisano e interpretato da Sarah Pesca.
Per la sua immediatezza comunicativa e per i caratteri quasi emblematici che lo contraddistinguono, il dipinto di Palazzo Rosso permane una delle immagini più di frequente utilizzate per illustrare la copertina di libri di ricette culinarie: l’abbondanza e la varietà dei volatili destinati a essere imbanditi e il pentolone sul fuoco rimandano chiaramente al cibo e alla cucina, sicché non stupisce affatto la fortuna ottenuta dalla tela.
L’opera è una mirabile sintesi delle diverse influenze che nei primi decenni del Seicento costituivano il tessuto della pittura locale: da un lato la moda fiamminga per le rappresentazioni di cucine, mercati, dispense, che aveva trovato esempi, già alla metà del Cinquecento, in dipinti di pittori come Aertsen e Beuckelaer, documentati nelle collezioni delle famiglie genovesi (due tavole di questi artisti sono ora a Palazzo Bianco); dall’altro la nuova attenzione per il genere della natura morta, a motivo della presenza in città di pittori, ancora provenienti dalle Fiandre, come Jan Roos o Giacomo Liegi; in ultimo, il primo affermarsi di quel naturalismo di matrice lombarda e caravaggesca che costituiva l’altro polo di aggiornamento della scuola locale.
Questa tela è esempio delle qualità migliori del pittore: pennellata materica, “gustoso e soave… manipolar delle tinte”, “coloriti pastosi e robusti”, come scrivono le fonti.
Dal punto di vista iconografico, è chiara la volontà di misurarsi con la rappresentazione di soggetti popolari, mostrando un’adesione alla realtà ancora sconosciuta ai pittori genovesi; non è escluso, tuttavia, che al di là di questo significato immediato possa celarsi nel dipinto un’allegoria dei quattro elementi.
La fortuna che tale soggetto ebbe già ai tempi dello Strozzi è attestata dalla ripresa da parte del pittore della stessa composizione, con alcune varianti, nella tela oggi conservata alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Il confronto diretto tra le due opere, in prima mondiale esposte una accanto all’altra, costituirà un momento importante di riflessione sull’arte del Cappuccino e sulla cronologia delle due tele, ma sarà anche un vero e proprio confronto fra due cuoche “gemelle”.
Attorno a questo confronto saranno raccolte altre opere di scuola fiamminga e italiana, provenienti dagli Uffizi e dalla Galleria Estense, che costituiscono diretti precedenti di questo nuovo gusto: dalle opere di Francesco Bassano e di Vincenzo Campi che rappresentano cucine e cuoche, anche accanto a scene sacre pur sempre ambientate in spazi domestici con analoghi elementi di natura morta e pollame appeso in bella vista; alle nature morte di Jacopo Chimenti che solo su questi ultimi dettagli si concentrano.
Una moda, quella delle scene di genere legate alla cucina e alle cuoche, che continuerà per tutto il Seicento e ancora nel Settecento, ad opera di artisti che assecondarono le richieste della committenza di alta e media nobiltà realizzando sul tema quadri di medio e piccolo formato (da Giacomo Liegi ad Anton Maria Vassallo fino ad Alessandro Magnasco).
Oltre agli aspetti meramente artistici la mostra, e il catalogo, toccano tutta una serie di argomenti – usi alimentari, la fortuna del tacchino, l’organizzazione e i ruoli di una cucina nel passato… - che costituisco tutti addentellati del tema scelto per l’Expo universale di Milano del 2015: Nutrire il pianeta. Energia per la vita.
Inoltre
3 e 17 aprile; 8 e 16 maggio; 5 e 19 giugno - ore 19.30
Palazzo Rosso
La cuoca... si Strozzi!
Spettacolo scritto e diretto da Miriam Formisano e interpretato da Sarah Pesca.
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