BITUME PHOTOFEST - YOUNG TALENTS EDITION
Dal 02 Ottobre 2021 al 31 Ottobre 2021
Lecce
Luogo: Museo Castromediano
Indirizzo: Viale Gallipoli 31
Orari: per accedere alla mostra all’interno del Museo Castromediano occorrerà prenotarsi attraverso l’app IO PRENOTO (ioprenotoapp.com). Per partecipare all’opening del 2 ottobre e all’incontro con gli artisti, basta inviare una mail
Curatori: Andrea Laudisa e collettivo Positivo Diretto
Enti promotori:
- Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
E-Mail info: positivodiretto@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.bitumephotofest.it
“Ripartiamo consapevoli di nuove attenzioni verso il nostro settore e con l’obiettivo di diventare un ponte tra due spazi che spesso non sono separati solo da muri fisici ma anche mentali: gli spazi museali e l’esterno.” (Andrea Laudisa, Positivo Diretto). Bitume Photofest negli anni si è fatto amare per l’approccio street, informale e innovativo e la fruizione di opere fotografiche in grande formato per le strade della città. Gli eventi formativi ed espositivi messi in campo negli anni sono stati riconosciuti come buona prassi europea condividendo un percorso con istituzioni museali in tutta Italia, in Spagna e in Grecia. Quest’anno, con il supporto della Provincia di Lecce e l’ospitalità del Polo Bibliomuseale, il festival è pronto a rinnovare il suo principale obiettivo, l’accessibilità dell’arte contemporanea ad un pubblico più vasto, progettando esposizioni outdoor in grado di stimolare e incuriosire i passanti.
Eleonora Agostini, Roberto Boccaccino, Alessandro Calabrese, Giorgio Di Noto, Piero Percoco, Alessia Rollo, Federica Sasso, Alba Zari, sono gli autori (giovani, ma tutti con riconoscimenti internazionali all’attivo) protagonisti di questa edizione del festival, che sempre più vuole dare voce a ricerche artistiche vaste e stratificate, che deragliano spesso e felicemente dal linguaggio prettamente fotografico, per abbracciare una visione sfaccettata e vitale della materia visuale.
Le installazioni saranno ospitate dal Polo Bibliomuseale, e in particolare dal Museo Castromediano, recentemente rinnovato, disposte esternamente lungo il perimetro del Museo, pensate per essere fruite da passanti, visitatori, turisti e cittadini, per poi abitare diversi spazi del Museo.
La mostra sarà visitabile su prenotazione dal prossimo 2 ottobre, giorno dell’opening, che conterà la presenza degli artisti ospiti, fino a fine ottobre. Durante la serata si svolgerà un talk che coinvolgerà tutti gli artisti presenti.
Domenica 3 ottobre gli autori saranno a disposizione per una lettura portfolio a cui accedere gratuitamente, su prenotazione.
Studio, ricerca, ibridazione tra fotografia e altre forme espressive, linguaggi trasversali, capacità di arrivare a pubblici diversi, da Instagram ai Musei; queste le componenti principali dei progetti in mostra che spaziano da temi di ricerca esistenziali ed intimi connessi all’album di famiglia e al ruolo degli spazi domestici, alle sperimentazioni grafico-poetiche con le mappe digitali, alla ricerca concettuale partendo dalle immagini “disperse” e “invisibili” del “deep web”, a caleidoscopici ed acidi paesaggi antropologici contemporanei che riscrivono l’immaginario di una terra e ai ripensamenti e cortocircuiti operati su antichi rituali attraverso una profonda ricerca sugli archivi e la storia. “Questi autori non rappresentano il futuro della fotografia italiana, sono il presente, un presente che è indice vitale ed energetico della giovane fotografia italiana, un presente che va sostenuto, incoraggiato, mostrato, tanto per strada quanto nei musei.” (Andrea Laudisa, Positivo Diretto)
Dalle interviste di alcuni degli autori in mostra:
“A Blurry Aftertaste nasce da una volontà di riesaminare e riconsiderare lo spazio domestico e le dinamiche all’interno della bolla familiare, partendo dalla casa in cui sono cresciuta. Quando ho iniziato questo progetto stavo cominciando il mio secondo anno del Master in fotografia a Londra. In quel periodo, sono tornata a casa per motivi di salute e ho passato molto tempo in quello spazio senza potermi veramente muovere. Come conseguenza ho iniziato a riesaminare la mia esperienza all’interno della casa, a lavorare con quello che avevo a disposizione e con le persone che ne facevano parte. Ci sono vari motivi che mi hanno spinta a cominciare questo lavoro e sicuramente uno di questi è stato quello di cercare un modo per tenere vivo quello spazio e vicine le persone che lo abitano.” (Eleonora Agostini, in mostra con “A Blurry Aftertaste”)
“The Iceberg è un progetto che cerca di coniugare due tipi di ricerche: una che possiamo definire iconografica, relativa alle immagini che vengono condivise nel dark web, questo non-luogo di internet in cui può si può navigare e operare in totale anonimità. (…) Parallelamente a questo ho sperimentato degli inchiostri invisibili che rivelano la stampa solo sotto la luce uv. Questa di idea di invisibilità, di sotterraneità delle immagini mi sembrava perfetta per essere rappresentata e "mostrata" attraverso questo procedimento. (…) La luce uv necessaria per vedere le stampe, è la luce che ha dato vita alle prime stampe fotografiche.”
(Giorgio Di Noto, in mostra con “The Iceberg”)
“Quello che ho fatto è stato interrogare il motore di ricerca uplodando fotografie realizzate da me negli anni precedenti; mettere da parte quest’ultime e servirmi delle centinaia di immagini presenti in rete, ipoteticamente/matematicamente, simili alle mie in accordo con l’algoritmo presente all’interno del software. Queste sono state stampate singolarmente su dei fogli di acetato A4, per poi essere scansionate a gruppi, dando vita a quel che sono le opere finali visibili in mostra. (...) Nel mio caso c’era l’intenzione di sovvertire una sorta di status quo personale indotto dalla fotografia italiana, ancora molto legata, fino a qualche anno fa, quasi esclusivamente alla fotografia di paesaggio. (…) questo lavoro nasce anche come monito e riflessione riguardo l’iper prolificazione di immagini che ha visto protagonista la nostra vita con l’avvento dei vari Facebook e soprattutto Instagram.”
(Alessandro Calabrese, in mostra con “A Failed Entertainment”)
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