Sayaka Ganz. Danze della Natura
Dal 31 Marzo 2013 al 26 Maggio 2013
Cecina | Livorno
Luogo: Fondazione Culturale Hermann Geiger
Indirizzo: piazza Guerrazzi 32
Orari: tutti i giorni 16-20
Curatori: Alessandro Schiavetti
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0586 635011
Sito ufficiale: http://www.fondazionegeiger.org
La mostra Sayaka Ganz. Danze della Natura è organizzata dalla Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina (Livorno) e curata da Alessandro Schiavetti, direttore artistico della Fondazione. È la prima personale in Italia di Sayaka Ganz, artista di origini giapponesi e di fama internazionale, nata a Yokohama, ma residente da diversi anni negli Stati Uniti.
Sayaka recupera e classifica un universo di plastica ritrovando agli oggetti una nuova funzione, eminentemente estetica, come parte costitutiva di meravigliose opere figurative. La sua arte “si fa” con oggetti in plastica di uso quotidiano, reperti anonimi e banali del nostro presente che sono stati gettati via. Rottura o obsolescenza tecnologica condannano a un tempo d’esistenza effimero i prodotti della società industriale, società dei consumi.
Questo processo creativo è influenzato sia dalla cultura giapponese che dalla vita vissuta: secondo le antiche credenze shintoiste anche gli oggetti hanno un’anima e ai bambini giapponesi viene insegnato che gli oggetti buttati via prima del tempo nella notte piangono nel cestino dei rifiuti. Sayaka ha trascorso la sua infanzia in Giappone, poi all’età di 9 anni si è trasferita in Brasile con i genitori. Tornata di nuovo in patria a 13 anni, si è spostata in seguito a Hong Kong per poi decidere di studiare arte all’Università dell’Indiana, negli Stati Uniti, dove tuttora vive. Questi trasferimentQuesto spostarsi i continui hanno spinto l’artista a ricercare intorno a lei un senso di appartenenza e un ambiente armonico: dare nuova vita ad elementi di scarto, trasformandoli in una forma organica che sembra in movimento, dona a Sayaka un senso di pace e serenità poiché questo processo le dimostra che ogni pezzo, apparentemente ormai inutile e senza legami con ciò che lo circonda, può trovare un proprio equilibrio, una propria collocazione. Ogni oggetto trascende la sua originaria funzione, dando origine ad una figura animale che sembra viva.
Per le sue sculture l’artista si lascia ispirare dalla forma degli oggetti stessi e dal mondo naturale, realizzando alla fine un’unione tra l’universo artificiale dei prodotti umani e quello della natura.
L’artista studia inizialmente l’aspetto dell’animale da realizzare, poi crea per prima cosa un’armatura in fili di acciaio saldati sulla quale successivamente fissa i vari utensili di plastica, fino a quando l’insieme degli oggetti non assume la forma di un animale in movimento, dalle gamme cromatiche incredibili e dalle forme filamentose.
Da quando esattamente cento anni fa, nel 1913, Marchel Duchamp esponeva la celebre “Ruota di bicicletta”, l’oggetto “tale e quale”, l’extra artistico, è entrato prepotentemente nel mondo dell’arte. Da quel giorno, parafrasando la celebre affermazione di Angela Vettese, l’arte “si è fatta con tutto”: infiniti sono stati e sono i materiali possibili e il loro modo d’impiego.
Quella di Sayaka Ganz è arte dell’accumulo, arte del riciclo e scultura squisitamente figurativa a un tempo; per lei l’oggetto è, al tempo stesso, rappresentativo di un vissuto esistenziale non concluso ed elemento discreto che si combina, cristallizzandosi in forme suggestive e naturalistiche.
Il percorso espositivo comprende sei grandi gruppi di sculture di animali e “Luminariales”, realizzati dall’artista in collaborazione con Jim Merz, sempre recuperando e assemblando coloratissimi contenitori in plastica.
Sayaka recupera e classifica un universo di plastica ritrovando agli oggetti una nuova funzione, eminentemente estetica, come parte costitutiva di meravigliose opere figurative. La sua arte “si fa” con oggetti in plastica di uso quotidiano, reperti anonimi e banali del nostro presente che sono stati gettati via. Rottura o obsolescenza tecnologica condannano a un tempo d’esistenza effimero i prodotti della società industriale, società dei consumi.
Questo processo creativo è influenzato sia dalla cultura giapponese che dalla vita vissuta: secondo le antiche credenze shintoiste anche gli oggetti hanno un’anima e ai bambini giapponesi viene insegnato che gli oggetti buttati via prima del tempo nella notte piangono nel cestino dei rifiuti. Sayaka ha trascorso la sua infanzia in Giappone, poi all’età di 9 anni si è trasferita in Brasile con i genitori. Tornata di nuovo in patria a 13 anni, si è spostata in seguito a Hong Kong per poi decidere di studiare arte all’Università dell’Indiana, negli Stati Uniti, dove tuttora vive. Questi trasferimentQuesto spostarsi i continui hanno spinto l’artista a ricercare intorno a lei un senso di appartenenza e un ambiente armonico: dare nuova vita ad elementi di scarto, trasformandoli in una forma organica che sembra in movimento, dona a Sayaka un senso di pace e serenità poiché questo processo le dimostra che ogni pezzo, apparentemente ormai inutile e senza legami con ciò che lo circonda, può trovare un proprio equilibrio, una propria collocazione. Ogni oggetto trascende la sua originaria funzione, dando origine ad una figura animale che sembra viva.
Per le sue sculture l’artista si lascia ispirare dalla forma degli oggetti stessi e dal mondo naturale, realizzando alla fine un’unione tra l’universo artificiale dei prodotti umani e quello della natura.
L’artista studia inizialmente l’aspetto dell’animale da realizzare, poi crea per prima cosa un’armatura in fili di acciaio saldati sulla quale successivamente fissa i vari utensili di plastica, fino a quando l’insieme degli oggetti non assume la forma di un animale in movimento, dalle gamme cromatiche incredibili e dalle forme filamentose.
Da quando esattamente cento anni fa, nel 1913, Marchel Duchamp esponeva la celebre “Ruota di bicicletta”, l’oggetto “tale e quale”, l’extra artistico, è entrato prepotentemente nel mondo dell’arte. Da quel giorno, parafrasando la celebre affermazione di Angela Vettese, l’arte “si è fatta con tutto”: infiniti sono stati e sono i materiali possibili e il loro modo d’impiego.
Quella di Sayaka Ganz è arte dell’accumulo, arte del riciclo e scultura squisitamente figurativa a un tempo; per lei l’oggetto è, al tempo stesso, rappresentativo di un vissuto esistenziale non concluso ed elemento discreto che si combina, cristallizzandosi in forme suggestive e naturalistiche.
Il percorso espositivo comprende sei grandi gruppi di sculture di animali e “Luminariales”, realizzati dall’artista in collaborazione con Jim Merz, sempre recuperando e assemblando coloratissimi contenitori in plastica.
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