Due artiste tra tradizione e sperimentazione. Gabriella Capodiferro e Nicola Sene

Opera di Gabriella Capodiferro

 

Dal 12 Marzo 2022 al 31 Marzo 2022

Mantova

Luogo: Galleria Arianna Sartori

Indirizzo: Via Ippolito Nievo 10

Orari: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso Domenica e Festivi

Curatori: Arianna Sartori


La Galleria “Arianna Sartori” di Mantova presenta la mostra “Due artiste tra tradizione e sperimentazione. Gabriella Capodiferro e Nicola Sene”, presentata dal critico d’arte Enzo Di Martino.
L’esposizione, curata da Arianna Sartori, si inaugura Sabato 12 marzo alle ore 17.00 alla presenza delle artiste, e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 31 marzo 2022.

Nicola Sene e Gabriella Capodiferro 
Una esperienza nell’Atelier Aperto di Venezia
 
di Enzo di Martino
 
L’incontro di due artiste, osservate nel momento della loro piena maturità ideativa ed espressiva, peraltro negli ultimi anni impegnate assieme, si potrebbe dire fianco a fianco, in una inedita e sorprendente esplorazione dei linguaggi della grafica d’arte, quelli tradizionali e quelli cosiddetti sperimentali.
In un confronto che ha avuto diversi e ripetuti incontri all’interno dell’Atelier Aperto a Venezia, disvelando, in particolare nell’orizzonte ideativo e nei confini espressivi dell’utilizzo degli innovativi procedimenti incisori caratterizzati dall’impiego, in questa occasione, di materie e materiali assolutamente inconsueti nella tradizione storica.
Collegando storicamente, nella continuità maturata negli ultimi cinquanta anni, le straordinarie esperienze di personalità, in certi momenti attivi anche a Venezia, quali Stanley Hayter, del mitico Atelier 17 di Parigi e New York; Emilio Vedova, il cui grande studio era considerato lo spazio della sperimentazione; Henri Goetz, al quale si deve l’introduzione del carborundum in sostituzione dell’acquatinta; Johnny Friedlaender, noto per la sua stampa a più colori sulla stessa matrice.
Tutti partecipi del convegno internazionale e della grande mostra, nel 1991, direttamente sotto l’egida organizzativa della Biennale di Venezia, producendo infine l’ormai famosa “Dichiarazione di Venezia” che, da quel momento, regolamenta in tutto il mondo la chiarezza processuale e le obbligate indicazioni tecnico-formali della grafica d’arte.
Aggiungendo a quel gruppo di grandi maestri la figura di Riccardo Licata che, per alcuni decenni, è stato l’insostituibile tramite di conoscenze tecnico-teoriche e di esperienze espressive tra Parigi e Venezia.

Nicola Sene
Docente da 50 anni di tecniche dell’incisione tradizionali e delle sperimentazioni più avanzate nella grafica d’arte, Sene ha significativamente scelto di presentare in questa occasione mantovana solo opere xilografiche, cioè il più antico e storico procedimento incisorio, come a volersi distanziare dalla frequentazione quotidiana dei procedimenti e dei materiali definiti sperimentali.
Forse anche per distinguere nettamente gli esiti formali del suo lavoro, nel quale affiorano evidenti tendenze figurative, da quelli della sua collega-allieva che, stimolata dalle nuove conoscenze tecniche, ha invece accentuato il distanziamento, peraltro esistente già nel suo più recente lavoro, da qualsiasi descrizione e narrazione visiva.
Per Nicola Sene si tratta comunque di una scelta giustificata anche dal prestigioso Premio Ugo da Carpi per la xilografia, conseguito nel 2007 in occasione della XIII Biennale della Xilografia.
Armata di un segno largo ed espressivo, docile e fluente sull’arrendevole legno di filo, Sene manifesta per tale via figure di fantasia, non descrittive ma piuttosto dense di allusioni e illusioni.
Appaiono infatti misteriose ed indecifrabili provocando nel riguardante un certo disorientamento dovuto alla loro difficile e forse impossibile significazione compiuta e definitiva.
Si tratta di figure metaforiche nelle quali ciascuno può inattesamente riconoscersi e rispecchiarsi.
Come peraltro avviene sempre, con assoluta evidenza, in tutta la grande storia dell’arte.

Gabriella Capodiferro
Alla fine di un mio ampio e forse esaustivo testo del 2016, pubblicato in occasione della sua mostra a Venezia presso la Scoletta dei Tiraoro e Battioro a San Stae, avevo non a caso scritto che nel futuro dovremo ancora fare i conti con la sua già evidente “tendenza verso l’Oltre”, e scoprire così dove conduce infine la personale e straordinaria poesia immaginativa di Gabriella Capodiferro.
Pur dotata di una formazione perfino “accademica” – ha frequentato a suo tempo l’Accademia di Belle Arti a Venezia, con la guida di un autorevole Maestro come Bruno Saetti - la recente esperienza e conoscenza dei procedimenti sperimentali della grafica d’arte, ancora una volta a Venezia, all’interno di Atelier Aperto, ha evidentemente rivoluzionato i pur già consolidati modi formali ed espressivi di Gabriella Capodiferro. Conducendo i modi di apparizione della sua opera più recente, al di là dei limiti e dei confini fino a quel punto seguiti e perseguiti, in un personale percorso logico e coerente che, a ben vedere, era iniziato clamorosamente già a partire dal 2010.
Ma adesso, il solo fatto di trovarsi di fronte, per la prima volta, a matrici di cartone o di plexiglass, anziché di rame o di zinco, come era nella tradizione, ha messo in moto meccanismi riflessivi del tutto nuovi per l’artista abruzzese.
Stimolati, ed anzi accentuati dall’impiego in questi casi di materie e materiali inediti come paste fluide, stucchi, lacche che potevano disvelare, nell’operazione di stampa, inattesi e sorprendenti valori espressivi.
Ecco allora che le sue immagini hanno acquisito una nuova autonomia formale, caratterizzata adesso da vasti campi di colore e larghe striature segniche, pur rimanendo, come ho rimarcato in un’altra occasione, sempre in bilico tra astrazione e figurazione.
In una declinazione che tiene conto dei valori simbolici e metaforici che, un’opera tesa in definitiva a rappresentare soprattutto sé stessa, inevitabilmente contiene, esprime e manifesta.
L’intenzione risulta allora quella di dare finalmente voce ad una personale e forse segreta o mai completamente espressa poesia immaginativa.
Le recenti opere della Capodiferro configurano a questo punto veri e propri campi emozionali che la luce derivante da certi “strappi” che l’artista mette in atto, appare infine come l’esito di una preghiera laica, come peraltro è sempre avvenuto nella lunga vicenda storica, secolare dell’arte.
Enzo Di Martino

Imparare insegnando
“Non credo che sia una mia scoperta, ma che questa riflessione appartenga a tutti coloro che si trovano ad esercitare questo ruolo.
Lavorare con gli artisti è comunque un altro paio di maniche.
Il carattere degli artisti sono diversi e vari: pieni di manie, incertezze, esigenze assolute e paure. Ma, se vissute come delle sfide volte a trovare con loro un dialogo produttivo, allora è una esplosione! Il maestro si entusiasma per primo delle soluzioni e dei risultati, davanti, si apre una strada nuova, tutta da scoprire insieme.
Questo è successo una volta di più nell’incontrare Gabriella Capodiferro, lei si è abbandonata coraggiosamente all’incontro, e passando dalle lastre di zinco anche trattate in maniera ‘diversamente classica’, siamo arrivate alle matrici povere e nello specifico al cartone.
Gabriella si è impossessata di questa tecnica, totalmente! Con i risultati che oggi possiamo vedere, la strada si è aperta per lei e io ho finito il mio compito.
Per quanto mi riguarda, nell’arrivare a Mantova, in questa doppia personale che ci vede insieme, ho scelto delle opere ottenute con matrici di legno.
Ho voluto fare una scelta quasi antologica, perché il legno l’ho vissuto così, prima in maniera classica, bianco e nero, stampa alta (a rullo), ma essendo incisori-calcografi, gente che inchiostra il segno, ho trasportato questa conoscenza sul legno, unendo le mie esperienze di stampa ho accarezzato a mano queste superfici scoprendo e apprezzando ogni difetto, ogni nodo ogni vibrazione… ed è diventato il mio mondo”.
Nicola Sene

“Questa mostra “due artiste tra tradizione e sperimentazione” è per me eventoperché nasce dall’incontro con due persone speciali con le quali è nata una amicizia ricca di intese sia sul piano umano che artistico.
Intese che mi hanno notevolmente arricchita e che soprattutto mi hanno restituito tutta la mia energia creativa.
Tutto ha avuto inizio dopo la personale del 2016 a Venezia, presentata e curata da Enzo Di Martino presso la Scoletta dei Battioro e Tiraoro a San Stae.
Mostra che ha avuto un riscontro di critica e di pubblico più che soddisfacente, dandomi tantissimo, ma anche togliendomi molto a livello di energia creativa.
Ed ecco, Enzo Di Martino, critico attentissimo all’intimo sentire degli artisti, grazie alla sua lunga esperienza di “critico militante” che suggerisce: “perché non riprendi con la grafica?”.
Lui conosce una persona speciale che dirige lì, a Venezia, “l’Atelier Aperto” dove insegna agli artisti ad aprirsi ad esperienze nuove nel campo delle tecniche incisorie e della stampa.
Vado con lui e conosco Nicola Sene.
Artista straordinaria, maestra eccellente, che mi lascia piena libertà di sperimentare con matrici particolari, materiali e strumenti tra i più disparati.
Nicola Sene (Lili) è stata per me la maestra ideale, ha permesso la mia riapertura all’arte attraverso la grafica, che avevo lasciata indietro nel corso degli anni.
Lili mi ha trasferito il suo entusiasmo, mi ha donato generosamente la sua professionalità, permettendomi di reinventare la mia arte attraverso le varie tipologie dell’incisione.
Con la sensibilità dell’artista maestro ha saputo guidarmi verso risultati espressivi in piena armonia con la mia pittura ed assolutamente validi dal punto di vista dello stile”.
Gabriella Capodiferro


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