A Female Sight
Dal 27 Maggio 2014 al 12 Luglio 2014
Milano
Luogo: AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art
Indirizzo: via Massimiano 25
Orari: dal martedì al sabato 15-19
Curatori: Massimo Sgroi
Telefono per informazioni: +39 02 36798346 / 348 6003820
E-Mail info: info@ai-ca.com
Sito ufficiale: http://www.ai-ca.com
Quella che la galleria AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art inaugurerà martedì 27 maggio 2014 alle ore 19 nei suoi spazi espositivi di Milano, sarà una mostra tutta declinata al femminile. Quattro le protagoniste: Alice Olimpia Attanasio, Odette Scapin, Valentina Biasetti e Suzanne Moxhay, che attraverso linguaggi assolutamente diversi tra loro ma equivalenti nell’intensità, interpretano l’intimo rapporto tra il loro essere donna e il macrocosmo della natura, tra il loro essere artiste e la percezione mutevole dell’alterità. La mostra, curata da Massimo Sgroi, segue la logica espositiva del gallerista Andrea Ingenito che nello spazio milanese presenta quelli che ritiene essere i più interessanti giovani artisti del panorama internazionale.
Alice Olimpia Attanasio, giovane talento che si è imposta all’attenzione di pubblico e critica con diverse mostre personali, presenta un’originalissima commistione tra estetica e rigore dal sapore neoclassico, e audace inventiva tutta contemporanea: all’interno di ieratici volti di donna ritratti nel candore della ceramica bianca trovano rifugio favolistiche creature del mondo animale e germogliano e crescono fiori, bacche, funghi. In questo, non sempre felice, sposalizio tra l’essere umano e la natura, solo quest’ultima si tinge di colore, un colore intenso, vibrante, il colore della vita. Una tematica cara, questa, all’artista, che ripropone anche nelle tele del ciclo Panopticon: su sfondi adimensionali, bambine in posa, pallide, dagli sguardi persi nel vuoto, sono circondate da rampicanti rosso sangue.
Da dosare con cura, è il potente elisir d’amore in edizione limitata proposto da Odette Scapin, artista emergente con già all’attivo numerose mostre e selezioni.I suoi lavori a matita su carta ecologica ci rimandano indietro nel tempo, ad un immaginario vintage ed estremamente romantico: rose, ibiscus, colibrì, cerbiatti, scoiattoli, farfalle, fanno da coro a dolci puttini che rievocano ricordi d’amore fanciullesco e prezioso. Incredibile la resa dei suoi lavori a pastello, con volti di donna sognanti e occulti messaggi simbolici, come il teschio e il serpente, o la rondine il cui canto risveglia ed esorta ad intraprendere il cammino verso il sacro cuore.
Sicuramente tra le artiste più fantasiose ed apprezzate degli ultimi anni, Valentina Biasetti con il ciclo Testamento formidabile ci invita ad intraprendere un viaggio verso luoghi misteriosi e sconosciuti, un viaggio nei meandri del nostro inconscio, un viaggio, per l’appunto, formidabile. Su vecchie lenzuola, che lavora con una tecnica che lei stessa definisce “necessaria”, un angelo caduto, un giullare e un vagabondo, varcano la metaforica soglia di passaggio verso un altro mondo, rappresentata da un hula hoop, per essere investiti da un arcobaleno di colori: i loro grossi piedi grigi, fardello di una vita terrena, abbandonano questa dimensione per rifugiarsi nella spensieratezza dell’infanzia, nella leggiadria onirica, nell’essere altro da sé.
Suzanne Moxhay, unica artista straniera, reduce dai grandi successi del suo battesimo italiano con la mostra Under Nature a Napoli prima, e all’Asia Contemporary Art Show ad Hong Kong dopo (entrambi gli eventi dovuti all’intuizione del gallerista Andrea Ingenito), rappresenta di certo un’eccezione nel campo della fotografia contemporanea. Il suo lavoro consiste nel realizzare dei veri e propri set all’interno del suo studio sovrapponendo vecchie foto, brochure turistiche, locandine di vecchi film di fantascienza e romanzi horror, per poi fotografarli e manipolarli in digitale creando scenari dalla forte resa pittorica e che ingannano l’occhio umano. Il risultato è un’ambientazione post-apocalittica che rimanda certamente all’immaginario cinematografico degli ultimi anni, in cui la natura ha preso il sopravvento, riappropriandosi dei suoi spazi e insinuandosi tra ciò che resta di un’umanità solo accennata.
Alice Olimpia Attanasio, giovane talento che si è imposta all’attenzione di pubblico e critica con diverse mostre personali, presenta un’originalissima commistione tra estetica e rigore dal sapore neoclassico, e audace inventiva tutta contemporanea: all’interno di ieratici volti di donna ritratti nel candore della ceramica bianca trovano rifugio favolistiche creature del mondo animale e germogliano e crescono fiori, bacche, funghi. In questo, non sempre felice, sposalizio tra l’essere umano e la natura, solo quest’ultima si tinge di colore, un colore intenso, vibrante, il colore della vita. Una tematica cara, questa, all’artista, che ripropone anche nelle tele del ciclo Panopticon: su sfondi adimensionali, bambine in posa, pallide, dagli sguardi persi nel vuoto, sono circondate da rampicanti rosso sangue.
Da dosare con cura, è il potente elisir d’amore in edizione limitata proposto da Odette Scapin, artista emergente con già all’attivo numerose mostre e selezioni.I suoi lavori a matita su carta ecologica ci rimandano indietro nel tempo, ad un immaginario vintage ed estremamente romantico: rose, ibiscus, colibrì, cerbiatti, scoiattoli, farfalle, fanno da coro a dolci puttini che rievocano ricordi d’amore fanciullesco e prezioso. Incredibile la resa dei suoi lavori a pastello, con volti di donna sognanti e occulti messaggi simbolici, come il teschio e il serpente, o la rondine il cui canto risveglia ed esorta ad intraprendere il cammino verso il sacro cuore.
Sicuramente tra le artiste più fantasiose ed apprezzate degli ultimi anni, Valentina Biasetti con il ciclo Testamento formidabile ci invita ad intraprendere un viaggio verso luoghi misteriosi e sconosciuti, un viaggio nei meandri del nostro inconscio, un viaggio, per l’appunto, formidabile. Su vecchie lenzuola, che lavora con una tecnica che lei stessa definisce “necessaria”, un angelo caduto, un giullare e un vagabondo, varcano la metaforica soglia di passaggio verso un altro mondo, rappresentata da un hula hoop, per essere investiti da un arcobaleno di colori: i loro grossi piedi grigi, fardello di una vita terrena, abbandonano questa dimensione per rifugiarsi nella spensieratezza dell’infanzia, nella leggiadria onirica, nell’essere altro da sé.
Suzanne Moxhay, unica artista straniera, reduce dai grandi successi del suo battesimo italiano con la mostra Under Nature a Napoli prima, e all’Asia Contemporary Art Show ad Hong Kong dopo (entrambi gli eventi dovuti all’intuizione del gallerista Andrea Ingenito), rappresenta di certo un’eccezione nel campo della fotografia contemporanea. Il suo lavoro consiste nel realizzare dei veri e propri set all’interno del suo studio sovrapponendo vecchie foto, brochure turistiche, locandine di vecchi film di fantascienza e romanzi horror, per poi fotografarli e manipolarli in digitale creando scenari dalla forte resa pittorica e che ingannano l’occhio umano. Il risultato è un’ambientazione post-apocalittica che rimanda certamente all’immaginario cinematografico degli ultimi anni, in cui la natura ha preso il sopravvento, riappropriandosi dei suoi spazi e insinuandosi tra ciò che resta di un’umanità solo accennata.
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