Arcangelo. Fare corpo, fare luogo
Dal 19 Febbraio 2015 al 28 Marzo 2015
Milano
Luogo: Officine Saffi
Indirizzo: via Aurelio Saffi 7
Orari: da lunedì a venerdì 10-18,30; sabato 11-18; domenica su appuntamento
Curatori: Flaminio Gualdoni
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 36685696
E-Mail info: info@officinesaffi.com
Sito ufficiale: http://www.officinesaffi.com/
Dal 19 febbraio al 28 marzo 2015, le Officine Saffi di Milano ospitano la personale di Arcangelo (Avellino, 1956), uno dei più accreditati autori italiani contemporanei.
Curata da Laura Borghi, la mostra presenta venti opere in ceramica inedite dell’artista campano, appositamente create da Officine Saffi Lab, in una stimolante convergenza tra lo spazio creativo e quello espositivo.
Titola Le Case degli Irpini la serie di nuovi lavori prodotti da Arcangelo nella factory milanese, naturale evoluzione di un processo di riflessione sulla materia e sul concetto di tradizione che l’artista persegue fin dagli Anni Ottanta. Arcangelo fa proprie culture vicine e lontane, nel tempo e nello spazio, appropriandosi dell’immaginario della casa come feticcio, scrigno simbolico dove si raccolgono affetti e intimità.
I referenti di questi lavori sono le arcaiche culture dell’Italia preromana, così come era stato per la serie dei Sanniti; ma anche le più antiche e misteriose popolazioni dell’Africa, come accaduto per il progetto sui Dogon. È così allora che Le Case degli Irpini diventano case ideali e comuni, fuori dal tempo e dallo spazio, nel riferimento ad una terra che è al tempo stesso materia da plasmare e immagine materna, quasi uterina.
Autore che spazia indifferentemente dall’arte pittorica a quella plastica, Arcangelo incontra la scultura negli anni ottanta, frequentando i corsi di Ernesto Rossetti all’Accademia di Belle Arti di Roma e diplomandosi con Emilio Greco. Nella capitale frequenta l’ambiente accademico e i maestri della scultura italiana, sente vicine a sé figure come lo scultore napoletano Augusto Perez e contemporaneamente le correnti delle nuove generazioni in pittura.
Proprio in quegli anni nascono opere come ‘Coltivazione di granturco’ o gli ‘Altari’ che dimostrano la sua inclinazione a concepire l’identità specifica del luogo e l’aura sacrale delle forme appena manipolate. La stessa aura sacrale che si leggeva anche negli anni novanta nelle Montagne sante e nei Miracoli, in un percorso che si è esteso fino agli inizi del XXI secolo con le Anfore e gli Orti.
In questo suo itinerario, non vanno dimenticati gli allestimenti di mostre come “Sarcofago, anfore, tappeti persiani” alla Galleria Lorenzelli nel 2000, e “Da terra mia” da Marcorossi Artecontemporanea nel 2013, per il rapporto tra forme plastiche e superfici pittoriche.
“Nella serie di pezzi recenti - scrive Flaminio Gualdoni - è davvero un fare corpo, quello di Arcangelo, e insieme un fare luogo. È materia colore, aspra e fisicamente assertiva, che s’impregna e s’incrosta di sovrapposizioni di colore portato, come per amplificazione sensibile e sottile contraddizione. Trent’anni fa i suoi lavori s’intitolavano Terra mia. Ora, quell’idea antropologica e biografica di terra è tutta implicata in questa materia, e nel senso potente che emana dai corpi che ne scaturiscono”.
Arcangelo nasce ad Avellino nel 1956. Nel 1976 s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diploma nel 1980. Nel 1981 si trasferisce a Milano. Nei primi anni Ottanta nasce il ciclo “Terra mia”. Nel 1984 partecipa alla collettiva “Perspective”, in occasione di Art Basel, Basilea. Seguono le personali alla Galleria Tanit di Monaco e alla Galleria Buchmann di Basilea. Nel 1985 inizia le sculture intitolate “Montagne Sante”. Nel 1986 prende parte alla “XI Quadriennale di Roma”. Verso la fine degli anni Ottanta nascono gli “Altari” e tra 1989 e 1990, il ciclo dei “Pianeti”. Nel 1990, dopo un viaggio in Africa, crea le opere del ciclo “Dogon” esposte al Kunstverein di Bonn nel 1991. Nel 1996, alla Galleria Di Meo di Parigi, presenta “Le Navi”, sculture in cera e, nell’estate, la serie dei “Misteri”. Lo stesso anno Arcangelo inizia il piccolo ciclo di opere “Verso Oriente” e successivamente, al Caffè Florian di Venezia, espone le sue “Anfore” di terracotta. Nel 1999 riceve il primo Premio Suzzara di pittura. Nell’estate del 2001 prendono forma i lavori “Feticci” e “Sanniti”, realizza gli “Orti” in ceramica, espone le opere “Trofei di caccia” presso la Galleria Tanit di Monaco. Nel 2003 viene pubblicata la monografia “Arcangelo”. Progetta un ciclo di “Monotipi”, esposti in Italia e in Germania. Nel 2005 dà alle stampe un prezioso volume di incisioni corredato da 14 poesie di Alda Merini. Nel 2005 nascono le opere “Le mie case” e nel 2006 il ciclo “I Vedenti”; successivamente pubblica il secondo volume della “Arcangelo-Monografia - opere dal 1983/2007”. Nell’estate del 2007 realizza il ciclo “Kenia-Masai” e nell’ ottobre del 2009, le carte e le opere su tela dedicate ai “Segou”.
Curata da Laura Borghi, la mostra presenta venti opere in ceramica inedite dell’artista campano, appositamente create da Officine Saffi Lab, in una stimolante convergenza tra lo spazio creativo e quello espositivo.
Titola Le Case degli Irpini la serie di nuovi lavori prodotti da Arcangelo nella factory milanese, naturale evoluzione di un processo di riflessione sulla materia e sul concetto di tradizione che l’artista persegue fin dagli Anni Ottanta. Arcangelo fa proprie culture vicine e lontane, nel tempo e nello spazio, appropriandosi dell’immaginario della casa come feticcio, scrigno simbolico dove si raccolgono affetti e intimità.
I referenti di questi lavori sono le arcaiche culture dell’Italia preromana, così come era stato per la serie dei Sanniti; ma anche le più antiche e misteriose popolazioni dell’Africa, come accaduto per il progetto sui Dogon. È così allora che Le Case degli Irpini diventano case ideali e comuni, fuori dal tempo e dallo spazio, nel riferimento ad una terra che è al tempo stesso materia da plasmare e immagine materna, quasi uterina.
Autore che spazia indifferentemente dall’arte pittorica a quella plastica, Arcangelo incontra la scultura negli anni ottanta, frequentando i corsi di Ernesto Rossetti all’Accademia di Belle Arti di Roma e diplomandosi con Emilio Greco. Nella capitale frequenta l’ambiente accademico e i maestri della scultura italiana, sente vicine a sé figure come lo scultore napoletano Augusto Perez e contemporaneamente le correnti delle nuove generazioni in pittura.
Proprio in quegli anni nascono opere come ‘Coltivazione di granturco’ o gli ‘Altari’ che dimostrano la sua inclinazione a concepire l’identità specifica del luogo e l’aura sacrale delle forme appena manipolate. La stessa aura sacrale che si leggeva anche negli anni novanta nelle Montagne sante e nei Miracoli, in un percorso che si è esteso fino agli inizi del XXI secolo con le Anfore e gli Orti.
In questo suo itinerario, non vanno dimenticati gli allestimenti di mostre come “Sarcofago, anfore, tappeti persiani” alla Galleria Lorenzelli nel 2000, e “Da terra mia” da Marcorossi Artecontemporanea nel 2013, per il rapporto tra forme plastiche e superfici pittoriche.
“Nella serie di pezzi recenti - scrive Flaminio Gualdoni - è davvero un fare corpo, quello di Arcangelo, e insieme un fare luogo. È materia colore, aspra e fisicamente assertiva, che s’impregna e s’incrosta di sovrapposizioni di colore portato, come per amplificazione sensibile e sottile contraddizione. Trent’anni fa i suoi lavori s’intitolavano Terra mia. Ora, quell’idea antropologica e biografica di terra è tutta implicata in questa materia, e nel senso potente che emana dai corpi che ne scaturiscono”.
Arcangelo nasce ad Avellino nel 1956. Nel 1976 s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diploma nel 1980. Nel 1981 si trasferisce a Milano. Nei primi anni Ottanta nasce il ciclo “Terra mia”. Nel 1984 partecipa alla collettiva “Perspective”, in occasione di Art Basel, Basilea. Seguono le personali alla Galleria Tanit di Monaco e alla Galleria Buchmann di Basilea. Nel 1985 inizia le sculture intitolate “Montagne Sante”. Nel 1986 prende parte alla “XI Quadriennale di Roma”. Verso la fine degli anni Ottanta nascono gli “Altari” e tra 1989 e 1990, il ciclo dei “Pianeti”. Nel 1990, dopo un viaggio in Africa, crea le opere del ciclo “Dogon” esposte al Kunstverein di Bonn nel 1991. Nel 1996, alla Galleria Di Meo di Parigi, presenta “Le Navi”, sculture in cera e, nell’estate, la serie dei “Misteri”. Lo stesso anno Arcangelo inizia il piccolo ciclo di opere “Verso Oriente” e successivamente, al Caffè Florian di Venezia, espone le sue “Anfore” di terracotta. Nel 1999 riceve il primo Premio Suzzara di pittura. Nell’estate del 2001 prendono forma i lavori “Feticci” e “Sanniti”, realizza gli “Orti” in ceramica, espone le opere “Trofei di caccia” presso la Galleria Tanit di Monaco. Nel 2003 viene pubblicata la monografia “Arcangelo”. Progetta un ciclo di “Monotipi”, esposti in Italia e in Germania. Nel 2005 dà alle stampe un prezioso volume di incisioni corredato da 14 poesie di Alda Merini. Nel 2005 nascono le opere “Le mie case” e nel 2006 il ciclo “I Vedenti”; successivamente pubblica il secondo volume della “Arcangelo-Monografia - opere dal 1983/2007”. Nell’estate del 2007 realizza il ciclo “Kenia-Masai” e nell’ ottobre del 2009, le carte e le opere su tela dedicate ai “Segou”.
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