Chi ghe pi Nisün!

Agnese Spolverini, La Festa dei corpi feriti, 2022, KORA - Centro del Contemporaneo. Installation view I Ph. Alice Caracciolo

 

Dal 04 Aprile 2023 al 23 Luglio 2023

Milano

Luogo: Fondazione Elpis

Indirizzo: Via A. Lamarmora 26

Orari: da giovedì a domenica 12-19. Aperture straordinarie: martedì 4, mercoledì 5, mercoledì 12 aprile. Chiuso sabato 8 e domenica 9 aprile

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 8974 5372

E-Mail info: info@fondazioneelpis.org

Sito ufficiale: http://www.fondazioneelpis.org


Fondazione Elpis presenta da martedì 4 aprile a domenica 23 luglio 2023 nei nuovi spazi di Milano, in via A. Lamarmora 26, la mostra Chi ghe pi Nisün! (Qui non c’è più Nessuno!) con opere di Bekhbaatar EnkhturMartina Melilli, Matteo Pizzolante e Agnese Spolverini. Il progetto espositivo è realizzato in collaborazione con Ramdom, associazione culturale attiva sul territorio pugliese dal 2011.
 
Attraverso una serie di installazioni appositamente realizzate per la Fondazione, Chi ghe pi Nisün! raccoglie le ricerche e le sperimentazioni di quattro artisti tra loro differenti per provenienza, formazione e pratica: Bekhbaatar Enkhtur (1994, Ulaanbaatar, Mongolia), Martina Melilli (1987, Piove di Sacco), Matteo Pizzolante (1989, Tricase) e Agnese Spolverini (1994, Viterbo).
Accomunati dall’aver partecipato nel corso del 2022 al programma di residenze A Sud di Marte - promosso da Ramdom in collaborazione con Fondazione Elpis presso gli spazi di KORA-Centro del Contemporaneo a Castrignano de’ Greci (Lecce) – gli artisti portano a Milano una rilettura di questa esperienza di ricerca e produzione, ampliando ed estendendo la riflessione sul concetto di ‘Meridione’ e sulle sue implicazioni geografiche, storiche e socio-antropologiche, rimettendo in gioco il rapporto dicotomico tra città e provincia e i modelli produttivi e di consumo che queste storicamente rappresentano.
 
Il titolo della mostra Chi ghe pi Nisün! prende le mosse da un’esclamazione pronunciata in dialetto milanese dal proprietario di una bottega storica di via Orti durante una conversazione sui cambiamenti e le trasformazioni del quartiere. Una frase che si potrebbe ascoltare nel cuore di Milano così come in un paese del sud Italia – con motivazioni differenti e per certi versi opposte – e che sottolinea un parallelismo tra i cambiamenti in corso nelle aree rurali e quelli del tessuto urbano, mettendo in luce il carattere globale che tali mutamenti assumono al giorno d’oggi.
A Sud di Marte - titolo della residenza da cui trae origine la mostra - evoca la visione di una meta remota e dalla localizzazione incerta, un Sud luogo di scoperta, di sperimentazione di una nuova metodologia e di un diverso approccio alla pratica artistica che parte da una riflessione più ampia sul territorio. Chi ghe pi Nisün! nasce dall’esperienza vissuta dagli artisti a Castrignano de’ Greci ed evolve attraverso il confronto con un contesto radicalmente diverso, quello di un quartiere in piena trasformazione all’interno di un grande centro urbano come Milano.
 
Dopo aver esplorato il panorama artistico contemporaneo dell’Asia meridionale con HAZE. Contemporary Art From South Asia - mostra inaugurale della sede di Milano - con Chi ghe pi Nisün! Fondazione Elpis presenta un progetto inedito che coinvolge quattro artiste e artisti emergenti attivi in ItaliaQuesto per dare continuità alla missione e alla linea di ricerca alla base della progettualità della Fondazione: sostenere, promuovere e valorizzare il lavoro di giovani artisti creando nuove opportunità di crescita e visibilità.
 
Chi ghe pi Nisün! è anche l’occasione per proseguire l’indagine sull’evolversi dei linguaggi espressivi fuori dai circuiti tradizionali dell’arte e sullo sviluppo di scene alternative nate intorno a piccoli centri e associazioni culturali. Una linea di ricerca che Fondazione Elpis porta avanti dal 2020 in particolare con il progetto Una Boccata d’Arte, diffuso in tutta Italia.

Le installazioni
 
Bekhbaatar Enkhtur sviluppa una riflessione sul concetto di territorio a partire dal suo paese d’origine, la Mongolia, attingendo ai temi del viaggio e della scoperta. Nel corso della residenza a Castrignano de’ Greci si ispira ai primi viaggiatori occidentali che si spingevano fino al lontanissimo “Oriente”, ai confini di ciò che allora era considerato come ignoto, e ne raccontavano le meraviglie e le tradizioni. Enkhtur guarda in particolare alla figura di un missionario fiammingo, nonché esploratore, William de Rubruck che negli anni ’50 del tredicesimo secolo si era spinto fino al palazzo del Khan, a Karakorum. Qui, secondo il racconto di de Rubruck, i viaggiatori venivano accolti in un giardino dove al centro sorgeva una grande fontana in argento decorata con leoni e serpenti da cui scorrevano vino, latte, liquore di riso e una bevanda a base di miele.
Partendo da questa narrazione, Enkthur sviluppa ulteriormente l’immaginario della fontana realizzando per Chi ghe pi Nisün! l’opera Fountain (2023), un’installazione site-specific che accoglie i visitatori invitandoli a perdersi fra le sue forme sinuose e a servirsi del vino che sgorga dai suoi zampilli. L’opera collega due ambienti espositivi: al primo piano è collocato un trombone rimaneggiato dall’artista per fungere da imbuto per la fontana, collegato a un tubo che corre lungo le scale e culmina, al piano terra, in una testa di serpente modellata in cera d’api, posizionata sopra a una scultura a forma di leone, anch’essa in cera d’api.
 
Martina Melilli si dedica all’esplorazione di storie e memorie personali e collettive, attingendo a tecniche e approcci del mondo dell’antropologia. Se in Puglia aveva indagato le declinazioni mistiche legate al concetto di controra  il momento della giornata più caldo, alle prime ore del pomeriggio, quando le attività umane sfumano nel torpore, il tempo rallenta e si carica di suggestioni, leggende, fantasmi e spiriti – per Chi ghe pi Nisün! Melilli conduce una ricerca sulla memoria dell’edificio che ospita Fondazione Elpis, una ex lavanderia di fine Ottocento che serviva il vicino istituto per anziani. Con l’installazione Ghostly Matters (2023), Melilli intende così far emergere la memoria storica e umana di questo luogo, interrogando gli abitanti del quartiere e scavando anche in “altre” dimensioni grazie all’intervento di una medium. Se come scrive Avery Gordon “dietro ogni spettro c’è una ferita da curare”, Melilli si chiede se questa ferita può valere anche per un luogo. L’opera che ne risulta è un’installazione distribuita nello spazio e formata da più elementi. Alle pareti si trovano delle citazioni scritte a vernice riprese dai testi fondatori della disciplina spiritista. L’artista ricava anche un angolo di consultazione di testi legati a questa disciplina, ed espone una composizione di fotografie realizzata durante la residenza.

Ricorre al tema della memoria, sviluppata però in chiave biografica, anche Matteo Pizzolante. Durante la residenza a Castrignano de’ Greci, l’artista – di origine pugliese – ha condotto un’indagine sulla vicenda di un albergo appartenuto a suo nonno, abbandonato da molti anni, attingendo a storie e racconti di famiglia. A partire dalle informazioni ricevute, l’artista ha potuto ricostruire l’albergo ‘Aurora’ grazie a un software di modellazione 3D, da cui ha ricavato una serie di immagini successivamente stampate in cianotipia.
Pretesto per un’analisi personale e allo stesso tempo collettiva, specchio delle dinamiche storico-sociali di un intero territorio, l’albergo è quindi centrale anche nell’installazione Aurora (2023) presentata per Chi ghe pi Nisün! Pizzolante ricostruisce negli spazi di Fondazione Elpis l’ambiente dell’albergo, integrando componenti strutturali del luogo, dettagli scultorei ed elementi prelevati da un albergo omonimo di Milano, rielaborati e inseriti all’interno del flusso narrativo dell’installazione. Una serie di cianotipie che raffigurano le ricostruzioni degli spazi dell’albergo è applicata alle finestre del primo piano della Fondazione e, al centro della sala, una porta in legno ritrae gli stessi spazi. Aurora si presenta come una progettazione della memoria, dove i software solitamente utilizzati per creare immagini che rimandano al futuro vengono utilizzati per ricostruire un passato di ricordi.
 
Con Agnese Spolverini l’osservazione delle geografie dell’abitare prende la forma concreta dei materiali che plasmano il paesaggio. Nell’opera di Spolverini il rapporto con il territorio diventa fisico. È la pietra a trasformarsi in corpo: da un lato la pietra leccese bianca, liscia e lucida, dall’altro il tufo poroso, scuro e vulcanico. La prima incontrata durante la residenza in Puglia e fino a quel momento a lei sconosciuta, il secondo tipico della terra natale dell’artista, la Tuscia. Due tipologie geologiche diverse eppure vicine. Entrambe, infatti, evocano l’idea di un abitare decentrato - quello legato ai loro territori - con tutte le implicazioni che questo porta con sé, come la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela del territorio e l’apertura al mondo esterno. Il lavoro di Spolverini non vuole fornire risposte ma cerca piuttosto di mettere in discussione visioni consolidate attraverso l’unione di esperienza personale e contributi di studiosi. L’artista crea Insediamento, un’installazione che si presenta come un cilindro sospeso al soffitto da cui viene calato un telo su cui Spolverini stampa l’immagine di un paesaggio della Tuscia. Il visitatore può entrare in questa struttura e ascoltare, attraverso un impianto sonoro diffuso, alcune composizioni poetiche realizzate dall’artista, ispirate a saggi e testi teorici che affrontano la questione del Meridione sotto diversi punti di vista.
 
Il racconto che emerge dalle opere presentate evoca uno spettro complesso e multiforme, una polifonia di sguardi e approcci molto diversi fra loro pur essendo nati nel medesimo contesto. La mostra Chi ghe pi Nisün! trova in questa diversità di pratiche una chiave di lettura che permette di costruire una narrazione che, partendo dai luoghi della residenza, giunge fino al centro di Milano per dare voce a nuove storie e nuove prospettive. 

Bekhbaatar Enkhtur (1994, Ulaanbaatar, Mongolia)
Bekhbaatar Enkhtur ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui vive. È stato artista in residenza a KORA-Centro del Contemporaneo, Castrignano De’ Greci (Lecce), Mambo, Bologna, a Manifattura Tabacchi, Firenze, alla Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago e a Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore. Ha esposto in gallerie, spazi non profit e istituzioni. Tra le mostre recenti, le personali: Imagining for  Real a cura di Enrico Camprini, galleria Matèria, Roma, 2023; Oasis, un progetto a cura di Ramdom realizzato in collaborazione con Fondazione Elpis, 2022; Fuocherello, fonderia de Carli, Volvera TO; Cambio della guardia, Localedue, Bologna, 2021; Tsam, Marktstudio, Bologna, 2021; Zuult (Una Boccata d’arte), Borgo Val Belluna, 2020. E le collettive: An Ocean Standing, galleria Lc queisser, Tiblisi, 2022; Il rituale del  serpente, Ex Convento di San Francesco, Bagnacavallo, 2021; Room 114 XY, Car Drde, Bologna, 2019; La pratica quotidiana, Oratorio di San Sebastiano, Forlì, 2019; Un  anno lungo un giorno, Centro Pecci, Prato, 2019; Tragitti divaganti, P420, Bologna, 2018. 
 
Martina Melilli (1987, Piove di Sacco, Padova)  
Martina Melilli è un'artista multidisciplinare, regista e organizzatrice culturale. Il suo lavoro è di natura processuale e orientato alla ricerca, ispirato da un approccio antropologico e documentaristico, spesso in dialogo con le pratiche archivistiche. Esplora questioni socio-politiche affrontando le nozioni di memoria, storia, immaginario individuale e collettivo e immaginazione come punti di partenza per un'indagine che mira a immaginare nuovi possibili e desiderabili futuri. Melilli ha conseguito un Master in Arti Visive presso l'Università IUAV di Venezia (I) e ha studiato cinema documentario e sperimentale presso la Luca School of Arts, Bruxelles (BE). A Bruxelles nel 2015 Melilli fa parte della piattaforma di studi post-accademici SIC Sound Image Culture. Nel 2017 è la vincitrice di Artevisione. Nel 2018 è parte di VISIO - European Identities: New Geographies in Artists Film and Video a cura di Leonardo Bigazzi. Il suo primo documentario creativo My home, in Libya ha la sua anteprima mondiale al festival di Locarno nel 2018. Il suo lavoro è stato ampiamente presentato nei principali festival cinematografici (LocarnoFF, RotterdamIFF, ChicagoFF, DokLeipzig, …) e istituzioni dell’arte contemporanea (Palazzo Strozzi Firenze, Museo del Novecento Milano, PAC Milano, …), e prodotto con il sostegno del Mibact, Borsa di sviluppo Solinas, ZDF/ARTE e RAI Cinema tra gli altri. Dal 2020 collabora con l’associazione Nuovo Cineforum Rovereto con cui cura il festival multidisciplinare “Osvaldo” e dal 2022 la rassegna “Altri Quadri. Artisti e immagini in movimento” per il Mart - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Nel 2022 è selezionata per Berlinale Talents. Martina Melilli conduce workshop, lezioni e talk presso numerose istituzioni italiane e internazionali. 
 
Matteo Pizzolante (1989, Tricase, Lecce)
Matteo Pizzolante si laurea in Ingegneria dell’Edilizia nel 2012, e successivamente si iscrive al Biennio di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con la guida di Vittorio Corsini. Completa gli studi in Germania presso l’Hochschule für Bildende Künste di Dresda con Wilhelm Mundt e Carsten Nicolai. Ha partecipato a diverse mostre in Italia ed è il vincitore del progetto Jaguart promosso da Artissima e Jaguar. Durante la diffusione di COVID-19 Pizzolante è stato coinvolto in diversi progetti digitali, tra cui 30 Artisti X 30 Giorni indetto dalla Fondazione Pini e Pensiero Vuoto realizzato dalla Galleria Renata Fabbri, Milano. Tra i progetti e le partecipazioni recenti: La linea che di divide dal domani presso FuturDome a cura di Atto Belloli Ardessi; GAM, Torino; Vistamarestudio, Milano; Jaguart Artissima, Milano; Brindisi Centrale mostra personale presso Le Case d'Arte, a cura di Pasquale Leccese; Artissima Experimental Academy VOL. III guidato dall’artista iraniana Setareh Shahbazi, Artissima, Torino; BienNolo, Milano; BOCs Art, Cosenza; Passion for the path of art, Galleria Cardi, Milano; È il corpo che decide, progetto di Marcello Maloberti promosso da Museo del Novecento di Milano e Fondazione Furla; Pizzolante è anche il vincitore del Premio Internazionale Vanni Autofocus10 e partecipa al progetto Q-Rated, Ricerche sensibili, promosso da La Quadriennale, Roma. 
 
Agnese Spolverini (1994, Viterbo)
Agnese Spolverini vive e lavora a Viterbo. Ha studiato Pittura e Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Urbino. La sua ricerca si formalizza in una pratica installativa che attraversa diversi linguaggi. Utilizza l’intimità come uno strumento per connettersi a tematiche sociali diffuse che vanno dal tema del lavoro alla questione ambientale, passando per la riflessione su come le tecnologie impattano sulle nostre emozioni e cognizioni. Nel 2021 prende parte a diverse esposizioni, tra cui Pillows like Pillars a cura di Stefano Volpato a Barriera; Badly Buried a Palazzo Re Rebaudengo a cura di J. Barget, N. Cuguoğlu, A. Sarmiento; Porta Portese, a cura di Gaia Bobò a SPAZIOMENSA. Partecipa a Prospettive, residenza a Calderara di Reno a cura di Adiacenze e a Una Boccata d’Arte, di Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua, in Abruzzo. Nel 2022 espone presso Una Vetrina, è da Kora per A Sud di Marte, residenza in collaborazione con Fondazione Elpis, dove presenta La festa dei corpi feriti, a cura di Ramdom, partecipa a Traffic festival e a Every Food is a Landscape a cura di Marco Trulli e promossa da Bjcem, presso il Polo del ‘900 a Torino. 

Inaugurazione: martedì 4 aprile 2023 h 12-19

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