Contemporary Ceramics
Dal 26 Novembre 2015 al 19 Gennaio 2016
Milano
Luogo: Officine Saffi
Indirizzo: via Saffi 7
Orari: dal lunedì al venerdì 10-18,30. Sabato 11-18. Domenica su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 36 68 56 96
E-Mail info: info@officinesaffi.com
Sito ufficiale: http://www.officinesaffi.com/
È l’unico spazio che, a Milano, condensa in sé l’attività di laboratorio per la produzione di ceramiche d’arte e luogo espositivo; l’unico in Italia che associa a questa duplice attività la pubblicazione di una testata di settore – La Ceramica in Italia e nel Mondo – riconosciuta come punto di riferimento per i cultori e gli appassionati della disciplina.
Le Officine Saffi (via Saffi, 7 – MM Cadorna) salutano il 2015 riannodando il filo della memoria: con Contemporary Ceramics, una mostra che chiama a raccolta 14 artisti italiani e internazionali passati, negli ultimi anni, per le sue sale; proponendo una sorta di greatest hits che offre una visione delle tendenze attuali della ceramica d’arte e anticipa le sue evoluzioni. In mostra i lavori di un maestro di fama mondiale come Robert Cooper (Sheffield, Inghilterra – 1949), ritenuto tra i massimi ceramisti in attività, straordinario interprete di una ricerca che sa fondere con originalità ed equilibrio la tradizione occidentale alle esotiche suggestioni dell’estremo oriente. Un concetto di meticciato culturale su cui si orientano anche le sensuali creazioni di Martha Pachón Rodriguez (Santa Fe de Bogotà, Colombia – 1971) e su cui lavora Arcangelo (Avellino, 1956), autore di uno splendido cortocircuito temporale: nelle sue creazioni echeggiano le iconografie e le mitologie delle antiche popolazioni del bacino Mediterraneo, nella riscrittura di una comune lingua visuale che avvicina passato e presente, accorciando le distanze tra le sponde del Mare Nostrum. Dalle radici comuni a quelle individuali: è lungo il filo di una sottile sintonia che si arriva così alle opere di Luca Lanzi (Torino, 1967), che ripensa all’iconografia del giocattolo quasi trattandola come materia archeologica. Sono su universi opposti, invece, Alfredo Gioventù (Sestri Levante, 1952) e Christina Schou Christensen(Bornholm, Danimarca – 1973): il primo si concentra sull’analisi dell’elemento naturale, alla ricerca di un effetto mimetico di grande poesia, là dove l’altra ragiona sulle potenzialità della materia, figlia della fascinazione nei confronti del paesaggio post-industriale e del sublime artificio della creazione. Un tragitto, quest’ultimo, che trova rispondenze concettuali in quello di Michael Cleff (Bochum, Germania – 1961), che pone l’architettura, ridotta da una dimensione monumentale ad una più intima, quale punto focale del proprio lavoro. Impressionante la perizia tecnica di Arnold Annen (Gstaad, 1952), capace di trattare un materiale delicatissimo come la porcellana di Limoges con piena e assoluta padronanza. I suoi lavori si specchiano, di contro, nell’irruenza gestuale di quelli di Claudi Casanovas (Barcellona, 1956), autore di creazioni dalla violenta carica espressiva. Più affini alla sfera del design i percorsi di Kati Tuominen-Niittyylä (Helsinki, Finlandia – 1947), Luca Tripaldi (Torino, 1969), Fausto Salvi (Brescia, 1965), Ann Van Hoey (Mechelen, Belgio – 1956), Simon Zsolt (Celdomolk, Ungheria – 1973), che propongono visioni tra loro diverse ma complementari, offrendo uno spaccato affascinante sull’articolata pluralità di voci all’interno del mondo della ceramica.
Le Officine Saffi (via Saffi, 7 – MM Cadorna) salutano il 2015 riannodando il filo della memoria: con Contemporary Ceramics, una mostra che chiama a raccolta 14 artisti italiani e internazionali passati, negli ultimi anni, per le sue sale; proponendo una sorta di greatest hits che offre una visione delle tendenze attuali della ceramica d’arte e anticipa le sue evoluzioni. In mostra i lavori di un maestro di fama mondiale come Robert Cooper (Sheffield, Inghilterra – 1949), ritenuto tra i massimi ceramisti in attività, straordinario interprete di una ricerca che sa fondere con originalità ed equilibrio la tradizione occidentale alle esotiche suggestioni dell’estremo oriente. Un concetto di meticciato culturale su cui si orientano anche le sensuali creazioni di Martha Pachón Rodriguez (Santa Fe de Bogotà, Colombia – 1971) e su cui lavora Arcangelo (Avellino, 1956), autore di uno splendido cortocircuito temporale: nelle sue creazioni echeggiano le iconografie e le mitologie delle antiche popolazioni del bacino Mediterraneo, nella riscrittura di una comune lingua visuale che avvicina passato e presente, accorciando le distanze tra le sponde del Mare Nostrum. Dalle radici comuni a quelle individuali: è lungo il filo di una sottile sintonia che si arriva così alle opere di Luca Lanzi (Torino, 1967), che ripensa all’iconografia del giocattolo quasi trattandola come materia archeologica. Sono su universi opposti, invece, Alfredo Gioventù (Sestri Levante, 1952) e Christina Schou Christensen(Bornholm, Danimarca – 1973): il primo si concentra sull’analisi dell’elemento naturale, alla ricerca di un effetto mimetico di grande poesia, là dove l’altra ragiona sulle potenzialità della materia, figlia della fascinazione nei confronti del paesaggio post-industriale e del sublime artificio della creazione. Un tragitto, quest’ultimo, che trova rispondenze concettuali in quello di Michael Cleff (Bochum, Germania – 1961), che pone l’architettura, ridotta da una dimensione monumentale ad una più intima, quale punto focale del proprio lavoro. Impressionante la perizia tecnica di Arnold Annen (Gstaad, 1952), capace di trattare un materiale delicatissimo come la porcellana di Limoges con piena e assoluta padronanza. I suoi lavori si specchiano, di contro, nell’irruenza gestuale di quelli di Claudi Casanovas (Barcellona, 1956), autore di creazioni dalla violenta carica espressiva. Più affini alla sfera del design i percorsi di Kati Tuominen-Niittyylä (Helsinki, Finlandia – 1947), Luca Tripaldi (Torino, 1969), Fausto Salvi (Brescia, 1965), Ann Van Hoey (Mechelen, Belgio – 1956), Simon Zsolt (Celdomolk, Ungheria – 1973), che propongono visioni tra loro diverse ma complementari, offrendo uno spaccato affascinante sull’articolata pluralità di voci all’interno del mondo della ceramica.
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