Dive into the ZEITGEIST
Dal 04 Marzo 2021 al 25 Marzo 2021
Milano
Luogo: AMY d Arte Spazio
Indirizzo: Via Lovanio 6
Orari: lun-ven 11-19
E-Mail info: info@amyd.it
Sito ufficiale: http://www.amyd.it
Anna d’Ambrosio
Siamo lieti di annunciare “Dive into the Zeitgeist”, la prima mostra del 2021 per un’arte in cerca di risposte: questa la tematica del nuovo progetto economART di AMY D Arte Spazio, che riapre i battenti dopo una latenza di oltre tre mesi. La galleria si qualifica come laboratorio culturale, luogo di stimolo alla conoscenza, alla riflessione e sperimentazione sull’arte.
Il progetto espositivo è pensato e sviluppato appositamente per mettere in relazione le opere di Alessio Barchitta con quelle di Jingge Dong partendo dalle differenze come valore aggiunto della propria cifra artistica. Una mostra che vogliamo in presenza, perché il valore emozionale nel contatto con l’opera non può essere sostituito con il web come supermarket dell’arte. Il lavoro di questi artisti testimonia come l’isolamento, talvolta anche prolungato, sia anche una preziosa opportunità creativa, partendo da una sobrietà dei contenuti e dalla capacità di investire nella progettazione anche esterna ai perimetri delle gallerie.
Ѐ la nascita di un nuovo paradigma, contro l’incongruità fra prezzo e valore, che si inserisce nel più ampio paradigma macroeconomico con le nuove povertà e con la modifica dei parametri economici e sociali che la pandemia di Covid 19 ha solo accelerato e rivelato perché, di fatto, già in atto.
Hans Haacke afferma: “le opere d’arte, che gli artisti lo vogliano o no, sono sempre manifestazioni ideologiche”.
Riflessione sulla deriva “sociologica” della creatività contemporanea, autocritica feroce sul ruolo dell’Arte e sul sistema che ne condiziona funzione e sogni snaturandola di fatto, con il risultato di produrre opere omogenizzate, uniformate nel gusto e stereotipate.
Le parole di Daesung Lee, artista sudcoreano di stanza a Parigi, eletto a interlocutore, rendono bene il concept del nuovo progetto espositivo della galleria di ricerca milanese.
“Cara Anna, mi sto lentamente riprendendo da Long - Covid. Rimane ancora nel mio corpo. Un giorno mi sento meglio e il giorno dopo non mi sento bene. Sono d’'accordo con te sul mettere in discussione il ruolo o la funzione dell’arte in questo momento. Ho già avuto dubbi sul ruolo e sulla funzione dell’arte. Come ho detto in un’intervista, questa arte politica viene persino utilizzata per coprire la realtà indipendentemente dall’intenzione dell’artista e del proprio lavoro. Ad esempio, Banksy, è uno degli artisti più politici con il suo messaggio. Ma pensiamo davvero che questo messaggio e il suo lavoro entrino nella nostra vita quotidiana? Perché abbiamo ancora lo stesso problema e perché è più problema di prima? Il punto sta in come consumiamo l’arte nella società. La consumiamo per coprire la problematica realtà (è come se partecipassi a un’Azione per il cambiamento climatico e credessi che qualcosa sia cambiato, anche se mantengo inalterato il mio stile di vita). Probabilmente, vedendo e parlando del lavoro di Banksy ti fanno credere che alcuni cambiamenti nella società sono in atto. Come hai detto tu con Zeitgeist. Non potremmo più sopravvivere senza cambiare l’attuale paradigma. Questa situazione deprimente è la conseguenza dell’ignoranza della vecchia e semplice saggezza “la torre di Babele”. Ora, iniziamo a cercare un nuovo pianeta coloniale fuori dalla terra e la gente adora una nuova tecnologia che crediamo possa risolvere tutti i problemi nel futuro. In assenza di un vero cambiamento, distruggeremo altri pianeti, come stiamo facendo con la terra. Questa è una questione di paradigma (come hai detto “zeitgeist”) non di tecnologia. Ovunque andremo, distruggeremo tutto. Alla fine, distruggeremo noi stessi. Onestamente sono molto scettico sul nostro futuro, perché questa pandemia di Corona – come il vaso di Pandora – ha innescato tutti i problemi (economia e questione migranti) esplosi in Europa. Sfortunatamente, assomiglia alla situazione che si creò prima della seconda guerra mondiale. Forse è già iniziato dalla Brexit. Sappiamo che questa situazione è deprimente e ci frustra, ma sappiamo anche che la nostra vita va avanti. Prenditi cura di te “[…]
Alessio Barchitta
In esposizione “Il mio suono è la tua gloria” 2020 - due elementi: terracotta, ingobbio nero, cristallina, diffusore sonoro // due elementi: terracotta, ingobbio nero, crema per calzature nera, diffusore sonoro. “I Can’t See Beyond These Fucking Clouds” - stampa su TNT 102,5x72,5 cm, tratti dalla mostra personale dell’artista in un bunker antiaereo a Brescia nel 2020 a cura di Daniele Astrologo Abadal. “Shit happens” 2020 - resina, guano, velluto 13,5x17x9 cm - la copia di un frammento appartenuto ad una delle prime chiese costruite nel paese natio dell’artista.
Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo di Gotto IT 1991). 2010 - 2014 Accademia di Belle Arti di Brera, diploma accademico di primo livello in Pittura. 2015 - 2017 Accademia di Belle Arti di Brera, diploma accademico di secondo livello in Arti Visive indirizzo Pittura. La sua ricerca presta particolare attenzione alla scultura ma non esclude alcun media. Vincitore di vari Premi tra cui “Nocivelli XI ediz. (Bs) 2019, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Attualmente è impegnato per il “Premio San Fedele” e un solo show presso Spazio Serra (MI).
[…] La ricerca dell’artista mira sempre a palesare la vera natura delle cose per contrappasso, attraverso manufatti esteticamente riconoscibili, gradevoli ai sensi, attraverso ambienti immersivi, di cui si esce con un vuoto, con una domanda . Silvia Maiuri
Mi piace riconsiderare il passato, subisco il fascino del frammento, l’impossibilità di decifrarne a
pieno i codici e dal reale ricostruire ipotesi. Ecco allora la mia passione di dedicare interi pomeriggi
nei torrenti vicino casa, vere e proprie discariche e cielo aperto che nella loro disgrazia mi
elettrizzano assai e non mi lasciano mai tornare a mani vuote. Riguardando il bottino affiorano
molte questioni attuali, come intenderebbe Duchamp: questi frammenti sono già stati imbevuti di
vetriolo, perdendo ogni callistica ed estetica; sono corpi ipotizzati, non assoluti, il possibile non è
confutato. La proprietà dei frammenti è che sono perlopiù “immobili”, sono punti fissi, illudono la
storia, scompaiono per periodi più o meno lunghi per ripresentarsi dopo aver perso tutto. Ci
parlano di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia, è un tempo puro, che si
sottrae al nostro mondo d’immagini e di infiniti simulacri. Sono rifugiati in un contesto che non gli
appartiene più, portano però con sé storie d’altri luoghi, parlano lingue sconosciute, sono ponti. […]
Alessio Barchitta
Jingge Dong
In esposizione quattro grandi opere: “White night #2”, 2017, oil on canvas, 190x210 cm,“La mutazione”, 2019, 150x200 cm mixed media on canvas, “Civilitation fusion”, 2019, mixed media on canvas, 160x200 cm, “Antares #1” 2020, mixed media on canvas, 200x300 cm.
Jingge Dong (Pechino, 1989) consegue nel 2011 il Bachelor of Art dell’Università Normale di Shanghai, nel 2015 il Fine Art Master della Scuola di Laurea dell’Accademia d’Arte Nazionale Cinese, fra il 2017 e il 2019 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Jingge Dong è presente in collezioni pubbliche e private, ha ricevuto significativi riconoscimenti da istituzioni in Cina. Attualmente è in residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia.
[…] La pratica artistica di Dong è basata sullo sviluppo di serie di opere, fino a ora aperte, in cui frequentemente sono impiegate le medesime sorgenti visive, quali ad esempio fotogrammi ripresi da film, ritagli di opere antiche, foto prese da internet o realizzate dallo stesso autore (la maggior parte delle quali elaborate fino a non essere più riconoscibili). La serie è una modalità espressiva complessa, perché permette all’artista di affrontare un argomento senza esaurirlo, esplorandone intimamente i limiti. […] Ma la serie è anche lo strumento dell’ordine e della reiterazione, del presentarsi ciclicamente della medesima condizione, pur con qualche minima differenza. Psicoanaliticamente implica una pulsione persistente e la necessità di investigare, dal punto di vista visivo e intellettuale, fino a quando lo stimolo è intrigante ed eccitante. Fino a quando, sulla riva del fiume, una nuova dea bellissima e seducente si presenterà agli occhi dell’artista. Incantandolo. [...]
Daniele Capra
[...] Negli ultimi anni in Italia ho modificato alcuni fondamentali nel mio modo di pensare e stile pittorico. Questa esperienza ha creato un “confronto” come un grande contrasto, ed è proprio questo “confronto” che ha influenzato anche il mio modo di pensare e di creare: concreto e astratto, oriente e occidente, passivo e attivo, oggettivo e soggettivo... Penso, che questo cambiamento sia molto importante, proprio come per il colore rosso quando è accanto al verde. Jingge Dong
Siamo lieti di annunciare “Dive into the Zeitgeist”, la prima mostra del 2021 per un’arte in cerca di risposte: questa la tematica del nuovo progetto economART di AMY D Arte Spazio, che riapre i battenti dopo una latenza di oltre tre mesi. La galleria si qualifica come laboratorio culturale, luogo di stimolo alla conoscenza, alla riflessione e sperimentazione sull’arte.
Il progetto espositivo è pensato e sviluppato appositamente per mettere in relazione le opere di Alessio Barchitta con quelle di Jingge Dong partendo dalle differenze come valore aggiunto della propria cifra artistica. Una mostra che vogliamo in presenza, perché il valore emozionale nel contatto con l’opera non può essere sostituito con il web come supermarket dell’arte. Il lavoro di questi artisti testimonia come l’isolamento, talvolta anche prolungato, sia anche una preziosa opportunità creativa, partendo da una sobrietà dei contenuti e dalla capacità di investire nella progettazione anche esterna ai perimetri delle gallerie.
Ѐ la nascita di un nuovo paradigma, contro l’incongruità fra prezzo e valore, che si inserisce nel più ampio paradigma macroeconomico con le nuove povertà e con la modifica dei parametri economici e sociali che la pandemia di Covid 19 ha solo accelerato e rivelato perché, di fatto, già in atto.
Hans Haacke afferma: “le opere d’arte, che gli artisti lo vogliano o no, sono sempre manifestazioni ideologiche”.
Riflessione sulla deriva “sociologica” della creatività contemporanea, autocritica feroce sul ruolo dell’Arte e sul sistema che ne condiziona funzione e sogni snaturandola di fatto, con il risultato di produrre opere omogenizzate, uniformate nel gusto e stereotipate.
Le parole di Daesung Lee, artista sudcoreano di stanza a Parigi, eletto a interlocutore, rendono bene il concept del nuovo progetto espositivo della galleria di ricerca milanese.
“Cara Anna, mi sto lentamente riprendendo da Long - Covid. Rimane ancora nel mio corpo. Un giorno mi sento meglio e il giorno dopo non mi sento bene. Sono d’'accordo con te sul mettere in discussione il ruolo o la funzione dell’arte in questo momento. Ho già avuto dubbi sul ruolo e sulla funzione dell’arte. Come ho detto in un’intervista, questa arte politica viene persino utilizzata per coprire la realtà indipendentemente dall’intenzione dell’artista e del proprio lavoro. Ad esempio, Banksy, è uno degli artisti più politici con il suo messaggio. Ma pensiamo davvero che questo messaggio e il suo lavoro entrino nella nostra vita quotidiana? Perché abbiamo ancora lo stesso problema e perché è più problema di prima? Il punto sta in come consumiamo l’arte nella società. La consumiamo per coprire la problematica realtà (è come se partecipassi a un’Azione per il cambiamento climatico e credessi che qualcosa sia cambiato, anche se mantengo inalterato il mio stile di vita). Probabilmente, vedendo e parlando del lavoro di Banksy ti fanno credere che alcuni cambiamenti nella società sono in atto. Come hai detto tu con Zeitgeist. Non potremmo più sopravvivere senza cambiare l’attuale paradigma. Questa situazione deprimente è la conseguenza dell’ignoranza della vecchia e semplice saggezza “la torre di Babele”. Ora, iniziamo a cercare un nuovo pianeta coloniale fuori dalla terra e la gente adora una nuova tecnologia che crediamo possa risolvere tutti i problemi nel futuro. In assenza di un vero cambiamento, distruggeremo altri pianeti, come stiamo facendo con la terra. Questa è una questione di paradigma (come hai detto “zeitgeist”) non di tecnologia. Ovunque andremo, distruggeremo tutto. Alla fine, distruggeremo noi stessi. Onestamente sono molto scettico sul nostro futuro, perché questa pandemia di Corona – come il vaso di Pandora – ha innescato tutti i problemi (economia e questione migranti) esplosi in Europa. Sfortunatamente, assomiglia alla situazione che si creò prima della seconda guerra mondiale. Forse è già iniziato dalla Brexit. Sappiamo che questa situazione è deprimente e ci frustra, ma sappiamo anche che la nostra vita va avanti. Prenditi cura di te “[…]
Alessio Barchitta
In esposizione “Il mio suono è la tua gloria” 2020 - due elementi: terracotta, ingobbio nero, cristallina, diffusore sonoro // due elementi: terracotta, ingobbio nero, crema per calzature nera, diffusore sonoro. “I Can’t See Beyond These Fucking Clouds” - stampa su TNT 102,5x72,5 cm, tratti dalla mostra personale dell’artista in un bunker antiaereo a Brescia nel 2020 a cura di Daniele Astrologo Abadal. “Shit happens” 2020 - resina, guano, velluto 13,5x17x9 cm - la copia di un frammento appartenuto ad una delle prime chiese costruite nel paese natio dell’artista.
Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo di Gotto IT 1991). 2010 - 2014 Accademia di Belle Arti di Brera, diploma accademico di primo livello in Pittura. 2015 - 2017 Accademia di Belle Arti di Brera, diploma accademico di secondo livello in Arti Visive indirizzo Pittura. La sua ricerca presta particolare attenzione alla scultura ma non esclude alcun media. Vincitore di vari Premi tra cui “Nocivelli XI ediz. (Bs) 2019, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Attualmente è impegnato per il “Premio San Fedele” e un solo show presso Spazio Serra (MI).
[…] La ricerca dell’artista mira sempre a palesare la vera natura delle cose per contrappasso, attraverso manufatti esteticamente riconoscibili, gradevoli ai sensi, attraverso ambienti immersivi, di cui si esce con un vuoto, con una domanda . Silvia Maiuri
Mi piace riconsiderare il passato, subisco il fascino del frammento, l’impossibilità di decifrarne a
pieno i codici e dal reale ricostruire ipotesi. Ecco allora la mia passione di dedicare interi pomeriggi
nei torrenti vicino casa, vere e proprie discariche e cielo aperto che nella loro disgrazia mi
elettrizzano assai e non mi lasciano mai tornare a mani vuote. Riguardando il bottino affiorano
molte questioni attuali, come intenderebbe Duchamp: questi frammenti sono già stati imbevuti di
vetriolo, perdendo ogni callistica ed estetica; sono corpi ipotizzati, non assoluti, il possibile non è
confutato. La proprietà dei frammenti è che sono perlopiù “immobili”, sono punti fissi, illudono la
storia, scompaiono per periodi più o meno lunghi per ripresentarsi dopo aver perso tutto. Ci
parlano di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia, è un tempo puro, che si
sottrae al nostro mondo d’immagini e di infiniti simulacri. Sono rifugiati in un contesto che non gli
appartiene più, portano però con sé storie d’altri luoghi, parlano lingue sconosciute, sono ponti. […]
Alessio Barchitta
Jingge Dong
In esposizione quattro grandi opere: “White night #2”, 2017, oil on canvas, 190x210 cm,“La mutazione”, 2019, 150x200 cm mixed media on canvas, “Civilitation fusion”, 2019, mixed media on canvas, 160x200 cm, “Antares #1” 2020, mixed media on canvas, 200x300 cm.
Jingge Dong (Pechino, 1989) consegue nel 2011 il Bachelor of Art dell’Università Normale di Shanghai, nel 2015 il Fine Art Master della Scuola di Laurea dell’Accademia d’Arte Nazionale Cinese, fra il 2017 e il 2019 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Jingge Dong è presente in collezioni pubbliche e private, ha ricevuto significativi riconoscimenti da istituzioni in Cina. Attualmente è in residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia.
[…] La pratica artistica di Dong è basata sullo sviluppo di serie di opere, fino a ora aperte, in cui frequentemente sono impiegate le medesime sorgenti visive, quali ad esempio fotogrammi ripresi da film, ritagli di opere antiche, foto prese da internet o realizzate dallo stesso autore (la maggior parte delle quali elaborate fino a non essere più riconoscibili). La serie è una modalità espressiva complessa, perché permette all’artista di affrontare un argomento senza esaurirlo, esplorandone intimamente i limiti. […] Ma la serie è anche lo strumento dell’ordine e della reiterazione, del presentarsi ciclicamente della medesima condizione, pur con qualche minima differenza. Psicoanaliticamente implica una pulsione persistente e la necessità di investigare, dal punto di vista visivo e intellettuale, fino a quando lo stimolo è intrigante ed eccitante. Fino a quando, sulla riva del fiume, una nuova dea bellissima e seducente si presenterà agli occhi dell’artista. Incantandolo. [...]
Daniele Capra
[...] Negli ultimi anni in Italia ho modificato alcuni fondamentali nel mio modo di pensare e stile pittorico. Questa esperienza ha creato un “confronto” come un grande contrasto, ed è proprio questo “confronto” che ha influenzato anche il mio modo di pensare e di creare: concreto e astratto, oriente e occidente, passivo e attivo, oggettivo e soggettivo... Penso, che questo cambiamento sia molto importante, proprio come per il colore rosso quando è accanto al verde. Jingge Dong
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