Ettore Tito tra realtà e seduzione
Dal 16 Marzo 2018 al 26 Maggio 2018
Milano
Luogo: Gallerie Enrico
Indirizzo: via Senato 45
Orari: da lunedì a sabato 10-13 15-19
Curatori: Elisabetta Staudacher
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 87235752
E-Mail info: enricogallerie@iol.it
Dal 16 marzo al 26 maggio 2018, le Gallerie Enrico di Milano ospitano una mostra che celebra Ettore Tito (1859-1941).
A novant’anni dalla sua ultima personale milanese, allestita nel 1928 nelle sale della Galleria Pesaro, l’esposizione, dal titolo Ettore Tito tra realtà e seduzione, curata da Elisabetta Staudacher, presenta 20 opere del pittore veneziano, tra cui alcuni capolavori provenienti da collezioni straniere.
La rassegna permetterà di ripercorrere l’intensa attività di Ettore Tito, artista di respiro internazionale, i cui lavori sono ospitati dai più prestigiosi musei d’Italia e internazionali, a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento, con dipinti ispirati alla vita veneziana, particolarmente apprezzati dal mercato inglese, fino agli anni trenta del XX secolo, con soggetti simbolisti e intimisti, caratterizzati da una pennellata fresca.
In occasione di questa esposizione verrà presentato l’Archivio Ettore Tito nato da un’iniziativa di Angelo Enrico e di Francesco Luigi Maspes e impegnato nell’archiviazione delle sue opere pittoriche ai fini della realizzazione del Catalogo ragionato.
Tra i dipinti compiuti negli anni ottanta, si segnala la presenza di La fa la modela, ispirato al celebre dipinto con cui l’artista si affermò all’esposizione di Belle Arti di Milano nel 1884. Del 1892 è Raggi di sole, con le figure femminili ritratte all’ombra di un pergolato, presentato con successo nell’anno di esecuzione a Monaco di Baviera. Del 1893 è il Lago di Alleghe, quadro proveniente dalla storica collezione milanese di Paolo Ingegnoli, esposto alla seconda Triennale di Brera del 1894 e all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
In mostra, inoltre, saranno presentate alcune significative riscoperte tra cui Il convegno, tela di dimensioni importanti, presentata alla Biennale di Venezia nel 1936, venduta in quella circostanza e rimasta fino ad oggi lontano dalle scene espositive.
Con questa iniziativa, prosegue l’attività di valorizzazione della pittura italiana dell’Ottocento, proposta delle Gallerie Enrico di Milano, con approfondimenti su figure emblematiche quali Antonio Mancini, Luigi Nono, Telemaco Signorini, Pompeo Mariani e altri.
Ettore Tito
Nato a Castellammare di Stabia il 17 dicembre 1859, morto a Venezia il 26 giugno 1941. Nel 1867 si recò a Venezia dove frequentò l’Accademia di Belle Arti diplomandosi nel 1876. Il suo peregrinare per le calli remote tra i ceti più umili, portò alla realizzazione dei primi dipinti degli anni Ottanta fortemente apprezzati dal mercato inglese. Frequentatore del Circolo Artistico assieme a Giacomo Favretto, Luigi Serena e Alessandro Milesi, fu legato da forte amicizia con il pittore olandese Cecil van Haanen a Venezia dal 1873. Dal 1895 fu titolare della cattedra di disegno di figura dell’accademia veneziana dove diresse con successo anche la scuola libera del nudo, frequentata da allievi quali Amedeo Modigliani e Umberto Boccioni. Presente alle mostre annuali dell’accademia di Milano fino a fine secolo, il suo nome è fortemente legato alle biennali veneziane, oltre che a importanti esposizioni tenute a Parigi, Berlino, Monaco di Baviera, Buenos Aires, San Francisco.
Al dipinto Pescheria vecchia a Venezia, presentato alla Esposizione Nazionale di Venezia del 1887, seguì una seconda versione acquistata nel 1893 dal Governo per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, città nella quale, nel 1911, diede alla pittura religiosa un’opera notevole vincendo uno dei grandi premi per la pala d’altare con La deposizione della Croce, acquistata in seguito dal Museo di Buenos Aires. A Bruxelles, nel 1915, il suo quadro La gomena (conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), ottenne il gran premio assegnato all’Italia. Nel 1919 ordinò alla Galleria Pesaro di Milano una mostra personale di grande successo. Pittore fortemente apprezzato, ebbe sempre il favore del pubblico e della critica per la sua arte comprensibile, immediata e piacevole. «Salubre e serena, l’arte sua ignora la bruttezza» (Ugo Ojetti).
La grande abilità tecnica, la felice disinvoltura, il raro virtuosismo degli scorci e degli effetti di luce, la vivacità del colore e la scelta dei soggetti sempre all’aria aperta, hanno dato all’opera di Ettore Tito un inconfondibile prestigio. Le sue grandi composizioni allegoriche sono state eseguite su pareti affrescate e in queste si nota una spiccata ispirazione tiepolesca. Ed anche nelle altre opere è palese l’influenza della pittura del settecento veneziano.
Con l’affresco sulla volta della Chiesa degli Scalzi a Venezia, opera di vasta mole portata a termine nel 1933, egli sanò una dolorosa ferita di guerra inflitta all’arte e alla pietà religiosa dei veneziani, che il 24 ottobre 1915 avevano perduto la mirabile finestra aperta nel cielo dal pennello di Giovan Battista Tiepolo.
Ettore Tito ebbe il più grande riconoscimento ufficiale con la nomina ad Accademico d’Italia nel 1929, al costituirsi dell’Istituto, tra le prime nomine proposte al Re dal Capo del Governo per la classe delle Arti.
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