Giuseppe Pellizza da Volpedo e il Quarto Stato. Dieci anni di ricerca appassionata
Dal 15 Novembre 2013 al 09 Marzo 2014
Milano
Luogo: Museo del Novecento
Indirizzo: via Marconi 1
Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30
Curatori: Aurora Scotti
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 02 88453314/ 02 43353522
E-Mail info: c.museo900@comune.milano.it
Sito ufficiale: http://www.museodelnovecento.org
Dal 15 novembre 2013 al 7 marzo 2014 il Museo del Novecento ospita la mostra Giuseppe Pellizza da Volpedo e il Quarto Stato. Dieci anni di ricerca appassionata, a cura di Aurora Scotti. L’esposizione intende mettere a fuoco la complessità dei valori e dei significati di un quadro-simbolo del XX secolo come Il Quarto Stato che, dopo una lunga permanenza alla Galleria d’arte moderna di Milano, è oggi esposto al Museo del Novecento ad aprirne il percorso museale. Il dipinto è il frutto di un costante impegno culturale e sociale e di un progressivo raffinamento della tecnica pittorica compiuti da Pellizza nel corso di un decennio, tra la fine del XIX e l’alba del nuovo secolo.
La mostra presenta circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti nello spazio mostre al piano terra del museo. Nell’atrio del Museo inoltre è esposta la radiografia a grandezza naturale del Quarto Stato, scelta che vuole essere punto di partenza per riflettere su una possibile ricollocazione dello stesso. Così come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica sottoscrizione - il Museo chiederà ai cittadini e ai visitatori di esprimere il loro parere in merito ad un eventuale spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando così l'atrio in sala museale.
La lunga e studiata vicenda creativa di quest'opera, fondamentale per l'arte italiana ed europea, conduce a una lettura in profondità dei suoi significati e della sua portata storica, sociale, culturale. Pellizza, proprio a partire dalla sua formazione in storia e filosofia, si era convinto della necessità di confrontarsi con le problematiche sociali e politiche dell’Italia unita, in particolare quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in disegni e bozzetti ad olio realizzati dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva trattare temi di assoluta contemporaneità.
I primi bozzetti dello studio che avrebbe portato alla realizzazione del Quarto Stato furono sviluppati nel 1892 in una tela dal titolo Ambasciatori della fame, risolta a colori luminosi a larghe pennellate. Pellizza sceglie il luogo e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile, con la pieve extramuraria sulla destra ed altre costruzioni a ridosso del Torraglio.
Nella calda luce solare di un tardo mattino primaverile - la data è il 25 aprile – sull’imbocco di Via del Torraglio, Pellizza fece avanzare un gruppo di lavoratori guidati da due portavoce dal piglio deciso in primo piano, visti un po’dall’alto, e affiancati da un ragazzo più giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro di più grandi dimensioni, cercando di mettere meglio a fuoco soprattutto il gruppo centrale dei personaggi. Decise inoltre di abbandonare la tecnica a larghe pennellate per adottare una tecnica divisionista a piccoli punti e linee di colori divisi disposti puri sulla tela, per raggiungere effetti di maggior luminosità ma anche di espressività, ed avere più forza nella costruzione complessiva.
Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza eliminò il punto di vista dall’alto per una presa diretta frontale dei suoi protagonisti: numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due capi affiancati ora da una donna con un bimbo in braccio. Lo stesso anno, l’artista sviluppò il soggetto su una tela di più grandi dimensioni, a cui poi diede il titolo di Fiumana, allusivo all’ingrossarsi della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio idealmente rivolto a tutti i lavoratori e sull’adesione di massa ad esso. La volontà di dare un significato “ideale” e simbolico al quadro si vede nella cura dell’impianto delle figure della schiera retrostante che si allungano, ricordando raffinatezze della pittura quattrocentesca, a sottolineare non solo la forza e la dignità dei lavoratori, ma anche la loro bellezza.
Completata l’opera nel 1896, il pittore volle fotografarla proprio sulla piazza dove era stata eseguita. La fotografia è preziosa perché documenta le scelte dell’artista, soprattutto in riferimento alla disposizione delle figure in secondo piano prima che Pellizza, accorgendosi di un errore di luce nel rapporto fra il terreno della piazza e la cromia delle vesti della schiera avanzante, incominciasse a ridipingere tutta la tela.
Nel 1898 Pellizza decise però di affrontare il tema su una nuova tela ancora più grande, ricominciando ad eseguire disegni per tutte le figure e facendo nel 1899 un nuovo bozzetto dalle cromie calde e intense a cui diede per titolo Il cammino dei lavoratori. Ancora una volta alla rielaborazione pittorica il pittore accompagnò letture sempre più attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un novo cambio d’impostazione generale, sostituendo alla massa indistinta di lavoratori una sequenza di uomini e qualche donna disposti su più file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavorò incessantemente dal 1898 al 1901, quando scelse di intitolarla Il Quarto stato. La radiografia del dipinto in scala 1:1 – eseguita nell’ambito di complesse analisi a cui il dipinto è stato sottoposto – evidenzia come l’impianto del paesaggio di fondo e di buona parte delle figure fossero ancora simili a quelli di Fiumana, ma che verso il 1900 il pittore mutò progressivamente, mascherando l’architettura sul fondo e riducendo il numero delle figure che con piglio sicuro avanzano verso il primo piano in una calda luce solare. La tela è divenuta dunque il simbolo della fiducia che il cammino di lavoratori avrebbe portato ad un futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del secolo XX.
La mostra è accompagnata da un libro di approfondimento sul Quarto Stato edito da Electa.
La mostra presenta circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti nello spazio mostre al piano terra del museo. Nell’atrio del Museo inoltre è esposta la radiografia a grandezza naturale del Quarto Stato, scelta che vuole essere punto di partenza per riflettere su una possibile ricollocazione dello stesso. Così come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica sottoscrizione - il Museo chiederà ai cittadini e ai visitatori di esprimere il loro parere in merito ad un eventuale spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando così l'atrio in sala museale.
La lunga e studiata vicenda creativa di quest'opera, fondamentale per l'arte italiana ed europea, conduce a una lettura in profondità dei suoi significati e della sua portata storica, sociale, culturale. Pellizza, proprio a partire dalla sua formazione in storia e filosofia, si era convinto della necessità di confrontarsi con le problematiche sociali e politiche dell’Italia unita, in particolare quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in disegni e bozzetti ad olio realizzati dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva trattare temi di assoluta contemporaneità.
I primi bozzetti dello studio che avrebbe portato alla realizzazione del Quarto Stato furono sviluppati nel 1892 in una tela dal titolo Ambasciatori della fame, risolta a colori luminosi a larghe pennellate. Pellizza sceglie il luogo e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile, con la pieve extramuraria sulla destra ed altre costruzioni a ridosso del Torraglio.
Nella calda luce solare di un tardo mattino primaverile - la data è il 25 aprile – sull’imbocco di Via del Torraglio, Pellizza fece avanzare un gruppo di lavoratori guidati da due portavoce dal piglio deciso in primo piano, visti un po’dall’alto, e affiancati da un ragazzo più giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro di più grandi dimensioni, cercando di mettere meglio a fuoco soprattutto il gruppo centrale dei personaggi. Decise inoltre di abbandonare la tecnica a larghe pennellate per adottare una tecnica divisionista a piccoli punti e linee di colori divisi disposti puri sulla tela, per raggiungere effetti di maggior luminosità ma anche di espressività, ed avere più forza nella costruzione complessiva.
Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza eliminò il punto di vista dall’alto per una presa diretta frontale dei suoi protagonisti: numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due capi affiancati ora da una donna con un bimbo in braccio. Lo stesso anno, l’artista sviluppò il soggetto su una tela di più grandi dimensioni, a cui poi diede il titolo di Fiumana, allusivo all’ingrossarsi della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio idealmente rivolto a tutti i lavoratori e sull’adesione di massa ad esso. La volontà di dare un significato “ideale” e simbolico al quadro si vede nella cura dell’impianto delle figure della schiera retrostante che si allungano, ricordando raffinatezze della pittura quattrocentesca, a sottolineare non solo la forza e la dignità dei lavoratori, ma anche la loro bellezza.
Completata l’opera nel 1896, il pittore volle fotografarla proprio sulla piazza dove era stata eseguita. La fotografia è preziosa perché documenta le scelte dell’artista, soprattutto in riferimento alla disposizione delle figure in secondo piano prima che Pellizza, accorgendosi di un errore di luce nel rapporto fra il terreno della piazza e la cromia delle vesti della schiera avanzante, incominciasse a ridipingere tutta la tela.
Nel 1898 Pellizza decise però di affrontare il tema su una nuova tela ancora più grande, ricominciando ad eseguire disegni per tutte le figure e facendo nel 1899 un nuovo bozzetto dalle cromie calde e intense a cui diede per titolo Il cammino dei lavoratori. Ancora una volta alla rielaborazione pittorica il pittore accompagnò letture sempre più attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un novo cambio d’impostazione generale, sostituendo alla massa indistinta di lavoratori una sequenza di uomini e qualche donna disposti su più file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavorò incessantemente dal 1898 al 1901, quando scelse di intitolarla Il Quarto stato. La radiografia del dipinto in scala 1:1 – eseguita nell’ambito di complesse analisi a cui il dipinto è stato sottoposto – evidenzia come l’impianto del paesaggio di fondo e di buona parte delle figure fossero ancora simili a quelli di Fiumana, ma che verso il 1900 il pittore mutò progressivamente, mascherando l’architettura sul fondo e riducendo il numero delle figure che con piglio sicuro avanzano verso il primo piano in una calda luce solare. La tela è divenuta dunque il simbolo della fiducia che il cammino di lavoratori avrebbe portato ad un futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del secolo XX.
La mostra è accompagnata da un libro di approfondimento sul Quarto Stato edito da Electa.
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