Hito Steyerl. The Island

Hito Steyerl, Image CC 4.0. Image courtesy of the artist, Andrew Kreps Gallery, New York and Esther Schipper, Berlin/Paris/Seou

 

Dal 4 December 2025 al 30 October 2026

Milano

Luogo: Osservatorio Fondazione Prada

Indirizzo: Galleria Vittorio Emanuele II

Telefono per informazioni: +39 02 56 66 26 34

Sito ufficiale: http://fondazioneprada.org


Fondazione Prada presenta la mostra “The Island” dell’artista, studiosa e docente universitaria Hito Steyerl, dal 4 dicembre 2025 al 31 agosto 2026 negli spazi di Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

Osservatorio è lo spazio di Fondazione Prada dedicato alla sperimentazione dei linguaggi visivi e alla ricerca sui possibili punti di contatto tra la tecnologia e le varie espressioni culturali. È una piattaforma di libero pensiero aperta alla riflessione sui differenti linguaggi artistici e dei media e sul loro impatto in un contesto politico e sociale in continua evoluzione.

Con il progetto site specific “The Island”, Hito Steyerl intreccia molteplici narrazioni accomunate dal motivo ricorrente dell’inondazione, evocando temi urgenti come le attuali derive autoritarie alimentate dall’uso dell’intelligenza artificiale, la crisi climatica e le pressioni politiche esercitate sulla comunità scientifica. La mostra presenterà un nuovo film di Steyerl, realizzato appositamente per il progetto, che confluirà in un’installazione video e darà origine a una serie di sculture, strutture e videointerviste. Attraverso questi lavori, tempo e spazio sono riorganizzati prendendo in prestito la logica della fisica quantistica e della fantascienza per esplorarne le dimensioni estetiche e visuali.

La pratica di Hito Steyerl (1966, Monaco di Baviera, Germania) unisce la produzione artistica con l’analisi teorica per indagare complesse questioni sociopolitiche e culturali, come il potere dei media, l’ambivalenza della tecnologia e della scienza e la circolazione globale delle immagini. Sviluppate a partire da ricerche e interviste, le opere di Steyerl si collocano nell’intersezione tra documentario e cinema sperimentale, spesso estendendo queste forme in una dimensione spaziale o digitale.

L’idea all’origine di “The Island” nasce da un aneddoto raccontato all’artista alcuni anni fa dal critico letterario e accademico Darko Suvin (1930, Zagabria, Croazia), autore dell’opera fondamentale Le metamorfosi della fantascienza pubblicata nel 1979. Durante l’esplosione di una bomba a Zagabria nel 1941, Suvin ha reagito all’evento terrificante immaginandosi all’interno della serie cinematografica di fantascienza Flash Gordon alla conquista di Marte (1938), nella quale l’eroe del fumetto americano salva il destino della Terra. Come spiega Steyerl: “Suvin si rese conto che in qualsiasi situazione è possibile trovare altri mondi, che è poi il fondamento della fantascienza: creare mondi paralleli anche nelle circostanze più avverse. Sono rimasta profondamente affascinata da quella capacità d’invenzione che ha permesso alla fantascienza di nascere a partire da un evento estremamente critico. In seguito, ho capito che si poteva sviluppare questo concetto in modo visivo attraverso la tecnologia quantistica, perché si occupa di cambiamenti di stato improvvisi della materia, ma anche della coesistenza in uno stesso momento di stati diversi.”

In “The Island” il visitatore assiste a continui passaggi tra multiple e alternative dimensioni spaziali e temporali. In questo contesto la fantascienza si configura come una narrazione fattuale di finzioni che può estraniarci dalla nostra consueta percezione della realtà e diventare uno strumento che combina mondi opposti o contraddittori, mescolando finzione e dati scientifici.

“The Island” si sviluppa attraverso quattro narrazioni interconnesse – “Lucciole”, “The Artificial Island”, “The Birth of Science Fiction” e “Flash!” – ed è scandita dai salti dimensionali tipici della fantascienza e della fisica quantistica: dai microorganismi di animali e piante alle galassie, dal Neolitico al futuro, dalla mostra allo spazio filmico, dalla narrativa letteraria e poetica alla cultura popolare, dall’estetica kitsch dei fumetti ai contenuti di bassa qualità generati dall’IA.

“Lucciole” introduce la presenza visiva e simbolica del plankton bioluminescente come rilevatore dei moti ondosi. Al centro di questo capitolo c’è la molecola organica della luciferina, studiata dallo scienziato giapponese Osamu Shimomura (1928-2018), premiato nel 2008 con il Nobel per la chimica insieme a Martin Chalfie e Roger Tsien per la scoperta e lo sviluppo della Proteina fluorescente verde (GFP, Green Fluorescent Protein). Negli anni Sessanta, Shimomura ha isolato la GFP dalle meduse e ha scoperto che la proteina si illuminava di verde sotto la luce ultravioletta. La GFP, in grado di emettere una luce scintillante, è diventata un marcatore fondamentale nella scienza e nella medicina per studiare i processi biologici all’interno delle cellule.

“The Artificial Island” ripercorre la recente scoperta in Dalmazia di un’isola artificiale sommersa che risale al Neolitico. Nel 2021 l’archeologo Mate Parica dell’Università di Zara, in Croazia, ha scoperto che il sito al largo di Curzola, risalente a 7000 anni fa e oggi situato tra i 4 e i 5 metri sotto il livello del Mare Adriatico, in origine era collegato all’isola da un’antica strada, prima che il cambiamento climatico causasse un notevole aumento del livello dell’acqua.

La mostra presenta al primo piano dell’Osservatorio una scultura ettagonale che ingloba una situazione fittizia di scavi dove sono stati ritrovati una lampada, una spada e il libro Le metamorfosi della fantascienza di Darko Suvin. L’opera anticipa i principali filoni narrativi del progetto. L’ettagono è un riferimento diretto alla forma dell’isola sommersa. Una grande installazione sferica, che mostra le immagini in 3D del sito archeologico, è parzialmente incastonata nella base ettagonale come se emergesse dal livello del mare.

“The Birth of Science Fiction” indaga l’eredità intellettuale del libro Le metamorfosi della fantascienza di Darko Suvin, opera di riferimento per la critica letteraria e teorica della fantascienza. Suvin ha definito il genere “la letteratura dello straniamento cognitivo”, espressione che per decenni è stata al centro di un dibattito critico, oltrepassando la letteratura per affrontare la fantascienza da una prospettiva politica e filosofica.

“Flash” rievoca le fantasie e le intuizioni dell’infanzia di Suvin, appassionato lettore dei fumetti di Flash Gordon. Durante l’esplosione di una bomba a Zagabria nella Seconda guerra mondiale, si immaginò di essere trasportato su Marte come l’eroe della serie cinematografica che aveva visto qualche anno prima sul grande schermo. La paradossale coesistenza di due realtà così distanti tra loro, una drammaticamente reale e l’altra immaginata o utopica, sperimentata in un momento così significativo della sua vita, è la base dei meccanismi narrativi della fantascienza.

Un’installazione composta da quattro schermi a LED e una seduta esagonale proietta immagini di paesaggi sommersi e videointerviste realizzate durante la lavorazione del film con il fisico quantistico Tommaso Calarco, l’archeologo Mate Parica, la storica del linguaggio Sachi Shimomura, figlia del chimico premio Nobel, e l’autore Darko Suvin.

Il secondo piano dell’Osservatorio ospita un ambiente che ricorda il cinema nel quale Suvin ha visto Flash Gordon alla conquista di Marte negli anni Quaranta. Le classiche poltrone rosse sono collocate su una piattaforma che richiama la forma dell’isola artificiale. Sul grande schermo è proiettato il film di Hito Steyerl che ha dato vita all’intero progetto espositivo e che intreccia i diversi temi attraverso il canto corale tradizionale (Klapa) del coro locale Klapa Ivo Lozica. Concludono il percorso espositivo tre sculture realizzate con pezzi di legno ritrovati in mare e semisfere che proiettano scansioni in 3D di manufatti del Neolitico animati da effetti quantistici.

“The Island” suggerisce un tempo che va oltre la comprensione umana, dal Neolitico alla Seconda guerra mondiale, con salti spazio-temporali verso le storie biografiche di Shimomura e Suvin. Con il film e il progetto espositivo, Hito Steyerl attiva intenzionalmente uno scontro produttivo tra due diverse nozioni: il junk time, il “tempo spazzatura”, legato alla tecnologia e al capitalismo che altera il corso del tempo con continui salti e loop che provocano sospensione e stanchezza, e i tempi profondi – il tempo non umano, quello neolitico e quello subacqueo – che scorrono al di fuori dello spettro artificiale generato dalle civiltà umane.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione illustrata della serie dei Quaderni, edita da Fondazione Prada, che include tre conversazioni di Hito Steyerl con il curatore Niccolò Gravina, il fisico Tommaso Calarco e la storica Sachi Shimomura, figlia di Osamu Shimomura.

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