L’Europa durante la pioggia. Pietro Geranzani

Pietro Geranzani, L'Europa durante la pioggia II, Farfalla, 2017, olio su tela, cm. 170x170

 

Dal 06 Marzo 2018 al 28 Aprile 2018

Milano

Luogo: Area35 Art Gallery

Indirizzo: via Vigevano 35

Orari: da martedì a venerdì 15.30 - 19.30; mattina e sabato su appuntamento

E-Mail info: info@area35artgallery.com

Sito ufficiale: http://www.area35artgallery.com



Di forte impatto visivo ed emotivo, le opere storiche e inedite di Pietro Geranzani sono esposte nella mostra “L’Europa durante la pioggia” presso la galleria Area35 di Milano.
La personale dell’artista, che si esprime con una pittura di matrice figurativa e carica di simboli, pone l’accento sulla coscienza storica del presente e del passato, con una particolare attenzione rivolta alla contemporaneità,segnata da inquietudini e incertezze.
 
I lavori, realizzati per l’esposizione milanese, prendono ispirazione dal titolo dell’opera di Max Ernst “L’Europa dopo la pioggia II” (1942), che esprime una situazione di annientamento e di paura immaginata nell’ipotetico perdurare del secondo conflitto mondiale, attraverso una landa desolata coperta di rovine, un paesaggio fantascientifico dove figure metamorfiche si fondono a elementi naturalistici.

Nel ciclo L’Europa durante la pioggia Geranzani non fa riferimento allo scenario di Ernst ma ne evoca il luogo, l’Europa, e l’elemento pioggia, il suo abbattersi inesorabile sull’umanità così come gli accadimenti legati ai conflitti internazionali cui si è attualmente sottoposti. Rappresentativa, a questo proposito, è l’opera L’Europa durante la pioggia. Io faccio la pioggia, che ritrae un uomo incappucciato che osserva da un piccolo foro e destinato a spegnersi a breve, dal momento che sta per premere i pulsanti del suo giubbotto esplosivo. La pioggia cade sul suo corpo, inaspettatamente circondato da una natura rinascimentale che ricorda i paesaggi di Giorgione, una pittura dunque fortemente legata alla tradizione, che si contrappone all’attualità dell’avvenimento narrato.

L’artista si esprime in maniera diretta, con immagini crude, emblematiche di una paura diffusa, attraverso i simboli del terrorismo, caratterizzati da una feroce e irrazionale violenza, come si osserva nei personaggi dipinti sulle tele in cui uomini sono colti nell’intento di farsi esplodere o mostrano gli ordigni che indossano sotto gli abiti. La minaccia, il pericolo e l’incubo vissuti, in ambito europeo e a livello mondiale, sono rivelati senza esorcizzare il male profondo che dilaga fra le persone. Così con una gestualità quasi serena, in L'Europa durante la pioggia III, una donna con le mani sul capo e coperta in volto mostra sotto le vesti le apparecchiature mortali e in L'Europa durante la pioggia II. Farfalla unuomo di cui non si vede il volto apre la camicia, come fossero ali di farfalla, svelando il proprio corpo caricato di esplosivo. L’immagine, densa di tensione e angoscia, si connota simbolicamente attingendo dall’humus culturale della memoria europea, che lega l’insetto al significato di trasformazione e di rinascita. La farfalla, oltre a questa valenza tratta dal mito greco di Psiche, è anche il simbolo dell’anima, di eterno benessere e, in epoca medievale, di figure angeliche e l’artista la raffigura anche in altri lavori come Atta-llah martire e rivoluzionario, ispirato alla figura di Mohammed Atta, mussulmano annoverato fra i terroristi responsabili delle stragi dell’11 settembre 2001. In quest’opera esposta, realizzata nel 2002, diverse farfalle volteggiano sul capo e fra le mani del soggetto che è ritratto in deflagrazione. Anche nel nucleo di lavori intitolati Ciò che è in basso che rappresenta la caducità del mondo, da frammenti di arti umani inferiori crescono fiori, a simboleggiare una possibile rinascita e nuova fertilità dell’anima.

Un simbolismo che si ritrova ne L’esplosione dell’uovo cosmico il cui titolo fa riferimento all’uovo dell’iconografia tradizionale, immagine di perfezione e creazione di vita, resa nell’opera attraverso una fioritura rosa che si espande sul fondo cupo della grande tela (cm 300x200).

Questi elementi allegorici di cambiamento e di evoluzione lasciano intravedere una vena ottimistica come si evince dalle parole stesse dell’artista che afferma: “Io cerco, attraverso la densità della materia, quella vibrante vitalità che si contrappone alla desolazione della terra bruciata, di ritrovare un anelito di umanità persino nel milite che si immola con gesto devotamente eroico a una causa superiore. Racconto il conflitto fra la sua umanità e la sciagurata scempiaggine dell’efferato gesto”.

La pittura di Geranzani, densa di luci che contrastano i toni scuri e cupi, non nasconde richiami ai grandi maestri del passato, quali Bosch, Rembrandt, Géricault, Goya, Munch, Bacon e riferimenti al romanticismo, al simbolismo, all’espressionismo tedesco, al surrealismo cui l’artista rende consapevolmente omaggio. L’opera Met - in ebraico morte, termine allusivo al leggendario golem privato della vita - è ricca di citazioni ad artisti, testi letterari, film e miti. Rifacendosi all’iconografia di San Cristoforo, ritrae un uomo gigante che cerca di traghettare un bambino sulle spalle - incarnazione di Cristo - ma invano, in quanto personificazione del peso del mondo e di conseguenza impossibile da sostenere; Geranzani vede in questo personaggio incapace di adempiere al suo ruolo, delle analogie con la figura dell’artista.

Accanto alle opere di grande formato, sono esposti un nucleo di olii di medie e piccole dimensioni oltre a carte realizzate a tecnica mista e disegni preparatori a matita.

In mostra è consultabile il libro monografico di Pietro Geranzani edito da Area35.
 
Pietro Geranzani nasce a Londra il 3 dicembre 1964, da madre tedesca e padre italiano. Dopo aver trascorso gli anni dell’infanzia in Germania e in Svizzera si trasferisce con la famiglia a Genova, dove conclude la sua formazione all’Accademia Ligustica di Belle Arti sotto la direzione di Gianfranco Bruno. Partecipa a diverse personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, affiancando l’attività artistica a quella di filmmaker.
Nel 1996 espone all’Hotel de Ville di Strasburgo, nel 1998 a Berlino nella Sankt Matthäuskirche e a Brescia presso la Galleria AAB; nel 2000 vince il Premio Duchessa di Galliera e in seguito è accolto nella collettiva al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova. È tra gli artisti della mostra Il Male - Esercizi di Pittura Crudele ospitata nel 2005 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Torino e nel 2008, presso il Municipio di Zurigo, prende parte a Menschenbilder im Stadthaus Zürich. Del 2009 è la personale Ombre Ammonitrici presso il Palazzo Ducale di Genova, in occasione della Giornata della Memoria, mentre il 2010 vede la sua partecipazione alla collettiva Terzo Rinascimento al Palazzo Ducale di Urbino. Nel 2011 è invitato alla 54. Esposizione Internazionale d’Artedella Biennale di Venezia, Padiglione Italia presso l’Arsenale a al Palazzo della Meridiana a Genova; sempre a Venezia tiene la personale The Elephant Men alla galleria Workshop Arte Contemporanea. Nel 2015 espone presso Area35 la personale In flore furoris e nel 2017 presso la Chiesa consacrata di San Raffaele a Milano. Numerose le mostre personali, collettive e itineranti in Francia, Stati Uniti, Finlandia e Cina. Attualmente vive a lavora a Milano. www.pietrogeranzani.it
 
Project Room - mostra di Camille Pozzo di Borgo
Nello stesso periodo, dal 7 marzo al 28 aprile, Area35 presenta nella Project Room la mostra “L’île du Docteur Moreau”, una selezione di opere della giovane artista emergente Camille Pozzo di Borgo (Ajaccio, 1992). Appassionata di natura e anatomia, propone delle incisioni realizzate a punta secca su plexiglass e impresse su carta con diversi passaggi di colore.
I soggetti rappresentati sono animali o dettagli degli stessi, raffigurati in scene di combattimento o in movimento; la loro sovrapposizione nella stampa definitiva delle opere crea degli effetti fantastici, creature chimeriche inserite in una dimensione onirica.
 
Inaugurazione martedì 6 marzo ore 18.30 - 21.30

Nell'ambito della mostra giovedì 5 aprile dalle ore 19 verranno proiettati tre cortometraggi di Pietro Geranzani, realizzati fra il 2016 e il 2018 durante dei viaggi in Namibia, India e Cina. Le musiche di Margherito e degli Smoke Circus, tra pop e ambient, si alterneranno alle riproduzioni video.
Ambientato in Namibia fra le tribù Himba e San (Boscimani) Nell'eclisse di sole il verde è condannato a cenere, realizzato nel 2017, è un omaggio alla letteratura. Il film esplora condizioni universali dell'esistenza attraverso l'uso di sottotitoli tratti da poesie di Thomas Eliot, Cees Nooteboom, Nelly Sachs e Novalis, che danno voce al racconto degli uomini e delle donne di sperduti villaggi del cuore dell'Africa e fanno affiorare bisogni, timori, stati d'animo che non sembrano cambiare a seconda della latitudine e della cultura d'appartenenza.
Don't Touch the God, del 2016, è stato girato a Varanasi in India ed è diviso in due parti. La prima racconta il risveglio sul fiume, dove la massa dei fedeli compie le abluzioni mattutine e la preghiera, accompagnato dalla composizione "Amen", per solo coro, di Henryk Gorecki; nella seconda sono mostrate le cremazioni al Manikarnika Ghat, il luogo più sacro dell'India per le cerimonie funebri. Geranzani ha avuto il privilegio di effettuare delle riprese all'interno dell'area e queste, in contrapposizione con quelle della vita al suo risveglio, chiudono metaforicamente il cerchio dell'esistenza. Questa sequenza è arricchita da vecchie registrazioni per la BBC, nelle quali gli intervistati parlano del loro rapporto con Dio, mettendo in risalto come ogni forma di credo e di preghiera sia accompagnata da rituali simili.
Infine Dove si infrange la luce grigia/Un fotografo giapponese/La pratica lenta e silenziosa della pittura, del 2016/2018, traccia il resoconto di una visita nella città di Hangzhou, in Cina. L'artista ha effettuato le riprese in una giornata di pioggia nella periferia urbana, dove la vita scorre lenta a dispetto del progresso edilizio che rapidamente trasforma le abitudini della popolazione. È il racconto suggestivo di gesti reiterati e quotidiani, accompagnati da una colonna sonora composta ed eseguita da Geranzani stesso.
La proiezione dei video sarà intermezzata da brani musicali dal vivo, pensati per l'occasione dal cantautore Margherito (Vincenzo Calandrino), accompagnato alla batteria da Gaetano Polignano e dagli Smoke Circus con Dalai, voce suadente e graffiante, e Tom Hazy alla chitarra. 
Contemporaneamente è possibile ammirare i lavori storici e inediti di Pietro Geranzani, caratterizzati da un forte impatto visivo ed emotivo, esposti fino al 28 aprile.

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